L’aereo che si schiantò contro l’Empire State Building, 70 anni fa
Il 28 luglio del 1945 a New York c'era moltissima nebbia e un aereo militare andò a sbattere sul più famoso grattacielo del mondo
Il 28 luglio del 1945, 70 anni fa, l’Empire State Building, uno dei più famosi grattacieli di New York e del mondo, venne colpito per errore da un aereo dell’aeronautica militare degli Stati Uniti tra il settantottesimo e il settantanovesimo piano. Nell’incidente morirono il pilota dell’aereo e altre tredici persone.
L’Empire State Building è uno dei simboli di New York: fino alla costruzione delle Torri Gemelle è stato anche il palazzo più alto della città. Fu costruito nel 1931 in stile Art Deco, è alto 381 metri – contando anche l’antenna arriva a 443 – ha 102 piani e si trova nel cuore di Manhattan, tra la Fitfh Avenue e la 34esima strada. Il 28 luglio del 1945 era un sabato mattina, nell’edificio c’era meno personale del solito e c’era molta nebbia. Un Mitchell B-25 della US Air Force pilotato dal colonnello William Franklin Smith Jr, un veterano della seconda guerra mondiale e un pilota esperto, stava volando dal Massachusetts a Newark, nel New Jersey, per una missione di routine che avrebbe dovuto trasportare del personale da una base all’altra. Quando il colonnello Smith si avvicinò all’area metropolitana, dalla torre di controllo del Municipal Airport di Queens (oggi conosciuto come La Guardia) arrivò un invito ad atterrare lì piuttosto che sorvolare i grattacieli di Manhattan per arrivare dall’altra parte («In questo preciso momento non riusciamo neanche a vedere la cima dell’ Empire State Building», disse il controllore). Smith chiese invece di sorvolare a vista la città.
Probabilmente la nebbia spinse Smith a volare a un’altezza molto inferiore al minimo previsto su Manhattan e l’aereo intorno alle 9.40 colpì il grattacielo tra il settantottesimo e il settantanovesimo piano sul lato nord, causando uno squarcio di circa 6 metri. Dopo l’impatto le ali dell’aereo si strapparono, un motore venne catapultato oltre l’Empire State Building, andando a colpire il tetto di un edificio vicino; il secondo motore e parte del carrello di atterraggio precipitarono attraverso un vano ascensore. Quando l’aereo colpì l’edificio i serbatoi esplosero e causarono un incendio. Smith morì nello schianto, insieme ad altri due membri dell’equipaggio e a undici dipendenti, la maggior parte dei quali lavorava per il National Catholic Welfare Council, il consiglio creato dai vescovi nordamericani per gestire le attività assistenziali in tempo di guerra. Più di venti persone rimasero ferite.
Frank Adams, giornalista del New York Times, descrisse così la scena dell’incidente: «L’aereo si è schiantato con un impatto terrificante lungo la parete nord dell’edificio sulla trentaquattresima strada; con le ali spazzate via e le fiamme arancioni brillante che si alzavano fino all’ottantaseiesimo piano del grattacielo, 1050 piedi sopra la Quinta Avenue, mentre i serbatoi di benzina esplodevano. Per un momento chi guardava da sotto ha visto la torre completamente illuminata; poi l’Empire State Building è scomparso di nuovo alla vista, nascosto dalla nebbia e dal fumo denso dell’aereo che bruciava». Quel giorno le persone per la strada pensarono a un attacco dei giapponesi, gli unici rimasti a combattere nel Pacifico gli Stati Uniti alla fine della Seconda guerra mondiale.
La struttura dell’Empire State Building limitò la diffusione dell’incendio, che venne spento dopo circa un’ora, e nonostante lo squarcio di sei metri le normali attività lavorative ripresero già il lunedì successivo. Dopo tre mesi il danno fu completamente riparato con un costo di circa 1 milione di dollari dell’epoca. Ancora oggi il luogo dell’impatto e l’incidente del 1945 sono ricordati con una pietra mancante sulla facciata.