L’epidemia di Mers in Corea del Sud è finita
Dal 4 luglio non ci sono nuovi casi della malattia, il primo ministro ha detto che i cittadini "possono essere liberi da ogni preoccupazione"
La Corea del Sud ha dichiarato la fine dell’epidemia di MERS, una malattia che negli ultimi mesi ha causato la morte di 36 persone e ha danneggiato notevolmente l’economia del paese. Tra la fine di maggio e i primi di giugno il governo sudcoreano aveva cominciato a prendere misure per contrastare il crescente numero di contagi di MERS, che in poche settimane erano stati 35: il più alto numero mai riscontrato fuori dal Medio Oriente, dove la malattia è stata diagnosticata per la prima volta nel 2012. Nel corso del mese di giugno, poi, il numero dei contagi era cresciuto ancora portando anche diverse critiche al governo che, secondo molti, aveva agito tardivamente per fermare l’epidemia. Dal 4 luglio non sono stati riscontrati nuovi casi di MERS e l’epidemia è stata dichiarata conclusa:
Dopo aver valutato diverse circostanze – ha detto il primo ministro sudcoreano Hwang Kyo-ahn – il personale medico e il governo ritengono che le persone possano essere libere da ogni preoccupazione.
La MERS – acronimo che indica la “Middle East Respiratory Syndrome” (in italiano: sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus) – è un’infezione causata da un coronavirus: i primi sintomi assomigliano a quelli dell’influenza ma al progredire della malattia si riscontrano problemi piuttosto seri al sistema respiratorio.
Per contrastare l’epidemia, il governo aveva imposto la chiusura di centinaia di scuole e messo in quarantena nelle loro case circa 17.000 persone, questo però, unito a una diffusa paura del contagio nella popolazione e a un calo del turismo di quasi il 50 per cento tra giugno e luglio, ha causato gravi danni per l’economia: il governo ha dovuto preparare un piano di aiuti economici da 15 miliardi di euro per contrastare gli effetti della crisi causata dall’epidemia di MERS.