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  • Venerdì 24 luglio 2015

La Turchia ha bombardato l’ISIS in Siria

Ha arrestato decine di sostenitori dello Stato Islamico e concesso l'uso di due sue basi aeree agli Stati Uniti, per la prima volta dall'inizio della guerra

Carri armati turchi al confine con la Siria vicino a Elbeyi, in Turchia. (AP Photo/Emrah Gurel)
Carri armati turchi al confine con la Siria vicino a Elbeyi, in Turchia. (AP Photo/Emrah Gurel)

Venerdì mattina la Turchia ha bombardato per la prima volta obiettivi dello Stato Islamico (o ISIS) in Siria. Il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu ha detto che alcuni aerei da guerra sono partiti dalla base di Diyarbakir, nel sud-est della Turchia poco distante dal confine con la Siria, e hanno colpito tre obiettivi dell’ISIS senza però mai entrare nello spazio aereo siriano. Gli attacchi sono stati compiuti poche ore dopo l’annuncio del governo turco di concedere l’uso agli statunitensi di due basi della sua aviazione militare per bombardare l’ISIS. Si tratta di un cambiamento molto significativo della posizione turca verso la guerra contro l’ISIS: finora la Turchia aveva mantenuto un ruolo molto marginale e secondario, considerato da molti suoi alleati della NATO insufficiente.

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Nella mattina di venerdì, inoltre, 5mila agenti della polizia turca hanno fatto una grande operazione antiterrorismo a Istanbul: il giornale turco Hurriyet dice che sono stati arrestati 250 sostenitori dell’ISIS e membri dell’ala giovanile del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che da anni è stato dichiarato fuorilegge. L’operazione è stata decisa dopo le violenze degli ultimi giorni: il 20 luglio almeno 32 persone sono state uccise in un attacco suicida rivendicato dall’ISIS in un centro culturale della città turca di Suruc, al confine con la Siria. L’attentato era stato compiuto durante una riunione di un’associazione di volontari che aveva intenzione di contribuire alla ricostruzione della città siriana di Kobane, abitata prevalentemente da curdi.

Pochi giorni dopo alcuni miliziani curdi avevano ucciso due poliziotti turchi nella città di Celanpinar, accusandoli di avere collaborato con l’ISIS. Ieri c’è stata anche la prima sparatoria al confine, tra miliziani dell’ISIS e guardie turche, nella quale è stato ucciso un funzionario turco. Un membro del dipartimento della Difesa statunitense ha detto che gli attacchi dell’ISIS contro obiettivi turchi hanno avuto un ruolo importante nella decisione del governo turco di unirsi ai combattimenti nella guerra contro lo Stato Islamico.

L’accordo per concedere l’uso delle due basi aeree turche agli Stati Uniti, hanno detto al New York Times alcuni funzionari dell’amministrazione statunitense, aumenterà l’efficacia degli attacchi aerei compiuti contro l’ISIS in Siria. Gli aerei da guerra partiranno da posizioni più vicine al territorio siriano e potranno quindi fare più attacchi e più missioni di sorveglianza al confine. Il controllo dei 500 chilometri di confine che la Turchia condivide con la Siria è diventato uno dei temi più importanti nella guerra contro l’ISIS: da lì nell’ultimo anno sono passati migliaia di cosiddetti foreign fighters – i combattenti stranieri diretti in Siria per unirsi ai gruppi di ribelli o all’ISIS – senza che le autorità turche facessero molto per fermarli. Un funzionario dell’amministrazione americana di cui non è stato diffuso il nome ha detto al New York Times che l’accordo per l’uso delle due basi aeree turche è un “game changer”, ovvero una decisione così rilevante che potrebbe cambiare il corso della guerra contro l’ISIS.

La decisione della Turchia di non partecipare attivamente nella guerra contro l’ISIS era stata condizionata da due complessità legate alla guerra che si combatte in Siria da oltre quattro anni. Primo, il governo turco ha sempre visto come suo principale nemico il regime siriano di Bashar al Assad, che l’ISIS combatte da oltre due anni: combattere l’ISIS significa aiutare indirettamente l’esercito di Assad. Secondo, nella guerra siriana i gruppi che si sono mostrati più efficaci nella guerra contro l’ISIS sono stati i curdi siriani e iracheni, sostenuti anche dai curdi turchi, che per moltissimi anni hanno combattuto contro il governo turco per ottenere l’indipendenza, o almeno più autonomia. Indebolire l’ISIS, hanno scritto molti esperti, potrebbe aiutare i curdi a diventare più forti e quindi meno controllabili dal governo della Turchia.