La Grecia ha approvato il secondo lotto di riforme
Una grande maggioranza parlamentare ha votato a favore delle condizioni imposte per ricevere un nuovo prestito, seguendo la richiesta di Alexis Tsipras
Nella notte tra mercoledì 22 e giovedì 23 luglio, il Parlamento della Grecia ha approvato un secondo pacchetto di riforme proposte dal governo e necessarie per ottenere il nuovo prestito internazionale, concordato nelle settimane scorse con i leader dei paesi che adottano l’euro (eurozona). L’approvazione delle nuove leggi era stata data come una condizione minima e necessaria proprio dai creditori internazionali (Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) in vista dell’apertura delle nuove trattative per concedere alla Grecia un terzo prestito, che potrebbe raggiungere gli 86 miliardi di euro. Le riforme riguardano il settore bancario e quello giudiziario, mentre quelle più incisive su pensioni e aumento delle tasse saranno ancora discusse nelle prossime settimane. Nei pressi della sede del Parlamento, in piazza Syntagma ad Atene, ci sono state proteste e manifestazioni, con alcuni scontri tra manifestanti e polizia.
Il Parlamento ha approvato il nuovo lotto di riforme con 230 voti a favore e 63 contrari, cinque deputati si sono astenuti. Tra i contrari ci sono anche 31 parlamentari di Syriza, il partito del primo ministro Alexis Tsipras, che è comunque riuscito a fare passare le nuove leggi senza rimettere in discussione il proprio governo, che aveva già subito un rimpasto dopo il voto della scorsa settimana sulle altre riforme. Il partito di Tsipras si è diviso in seguito alla decisione del governo di cedere a buona parte delle richieste dei creditori internazionali, rinunciando alla linea più intransigente portata avanti negli ultimi mesi e terminata con un referendum popolare che era stato vinto dai NO sull’opportunità o meno di accettare quanto richiesto da eurozona, BCE e FMI.
Alexis Tsipras ha tenuto un breve discorso prima del voto finale, dicendo di non essere contento delle nuove misure chieste dai creditori: “Abbiamo scelto un difficile compromesso per evitare i progetti più eccessivi da parte delle fazioni più estremiste in Europa”, ha detto riferendosi alla possibilità che la Grecia potesse uscire dall’euro come ipotizzato da alcuni leader europei. Accettando il nuovo accordo, la Grecia resta nell’eurozona e riceverà un nuovo prestito tramite il Meccanismo europeo di stabilità (MES), creato negli anni scorsi dai governi dell’eurozona per avere a disposizione fondi di emergenza per aiutare i paesi in difficoltà a causa della crisi economica iniziata nel 2008.
Tra le riforme approvate dal Parlamento greco nella notte ci sono: una revisione profonda del codice civile per rendere più rapidi i processi, l’adozione di una direttiva europea sulla riforma delle banche rimandata da tempo, un sistema di garanzia che nel caso del fallimento di una banca scarichi gli oneri su azioni e creditori e non sulla collettività.
Mercoledì la BCE ha aumentato la liquidità d’emergenza (ELA) concessa alle banche greche di altri 900 milioni di euro che si aggiungono a quelli sbloccati la scorsa settimana. In questo modo il tetto dell’ELA ha raggiunto 90,8 miliardi di euro. Lunedì 20 luglio le banche – che erano state chiuse lo scorso 29 giugno a causa di una grave crisi di liquidità – hanno riaperto, ma sono tuttora in vigore restrizioni e controlli sui capitali: i prelievi di contanti sono limitati a 420 euro a settimana invece che a 60 euro al giorno e questo per evitare lunghe file quotidiane a sportelli e bancomat; sono state previste eccezioni per chi deve pagare cure mediche o versare rette scolastiche all’estero, ma non non possono essere incassati gli assegni, né si può trasferire denaro all’estero. Il mercato azionario sarà ancora chiuso e per ora non ci sono notizie sulla data della sua prossima riapertura.
All’inizio della settimana la Grecia aveva ricevuto un prestito “ponte” (cioè di emergenza) di 7,16 miliardi. Lunedì 20 luglio scadeva un importante pagamento: la Grecia doveva infatti restituire alla BCE una rata relativa a un precedente prestito che ammontava a 3,5 miliardi di euro più 700 milioni di interessi. Il 30 giugno e poi una seconda volta il 14 luglio la Grecia era andata in default nei confronti del Fondo Monetario Internazionale: cioè era insolvente, perché aveva mancato due pagamenti prefissati per restituire le rate di un precedente prestito ricevuto. I pagamenti mancati al FMI ammontavano a circa 2 miliardi di euro. I soldi del prestito ponte sono stati quindi utilizzati in parte per ripagare i precedenti prestiti nei confronti di FMI e BCE.