La Russia, Internet e noi
Non è vero che il maggiore accesso alle informazioni online ci ha fatto credere tutti nelle stesse cose, dice il Wall Street Journal, che cita l'esempio dell'abbattimento del volo MH17
Il giornalista Alan Cullison ha scritto sul Wall Street Journal un articolo riguardo alla presentazione molto diversa che viene fatta di una stessa notizia in Occidente e in Russia: i media russi – controllati per lo più dal governo di Mosca – raccontano una realtà molto differente rispetto a quella presentata dalla maggior parte dei media occidentali, e spesso ne danno un’interpretazione opposta. Cullison sostiene che il libero accesso alle informazioni attraverso la diffusione di Internet abbia alimentato negli ultimi anni l’illusione che tutti, a un certo punto e in qualsiasi parte del mondo, avremmo creduto nelle stesse cose. Come dimostra il caso della Russia e dell’Occidente, così non è stato.
Cullison fa l’esempio dell’abbattimento del volo MH17 di Malaysia Airlines avvenuto il 17 luglio 2014 in Ucraina orientale. Da quando il volo è precipitato diversi giornalisti, blogger ma anche governi e servizi segreti di diversi paesi hanno indagato su quello che è successo. All’inizio le ipotesi più accreditate erano due: il governo ucraino sosteneva che l’aereo fosse stato abbattuto con un missile dai ribelli filo-russi, ipotesi ripresa rapidamente dai principali siti di news internazionali con molta incredulità e sorpresa. Il governo russo e i ribelli sostenevano che il volo MH17 fosse stato abbattuto dall’aviazione ucraina con la complicità dei servizi segreti occidentali, ipotesi poi però smontata in varie occasioni. Nei mesi successivi cominciarono a emergere nuove e diverse prove ma sempre a sostegno della prima ipotesi, che non hanno però mai trovato alcuno spazio sui media russi e in generale nell’opinione pubblica della Russia.
Cullison ha scritto: «Poche ore dopo l’incidente del 17 luglio 2014, la televisione di Stato russo ha iniziato a vomitare un guazzabuglio di spiegazioni per la tragedia e tutte additavano l’Ucraina e assolvevano da ogni colpa la Russia e i ribelli filo-russi in Ucraina». Le varie teorie di cui si parlava includevano un aereo da combattimento ucraino, un missile ucraino e anche un tentativo – fallito – di uccidere il presidente russo Vladimir Putin, il cui aereo presidenziale era passato nella zona qualche ora prima.
Cullison riporta le recenti dichiarazioni di Sergei Markov, un commentatore politico russo vicino al governo di Mosca: «Tutti credono che l’Ucraina sia responsabile». Secondo Markov gli Stati Uniti avrebbero aiutato a pianificare l’abbattimento del volo: ecco perché, sostiene lui, non c’erano cittadini statunitensi a bordo. «Negli Stati Uniti conoscono la verità, ma non potranno mai raccontarla». Secondo Cullison il fatto che i russi e gli occidentali vedano in questa stessa storia due realtà così diverse mostra che, dopo la fine della Guerra fredda, gli Stati Uniti hanno commesso un grave errore politico nei confronti della Russia: «Dopo la crescita di Internet e la caduta del Muro di Berlino 25 anni fa, l’Occidente ha dato per scontato che i russi e gli occidentali sarebbero arrivati naturalmente a credere nelle stesse cose». Sam Greene, direttore dell’Istituto russo al King’s College di Londra, la pensa allo stesso modo: il libero accesso alle informazioni, così come il capitalismo, «avrebbe dovuto portare il mondo verso credenze comuni e comuni modi di vita. Adesso stiamo scoprendo che non è del tutto vero».
La Russia non ha applicato una censura su Internet tanto diffusa quanto quella applicata per esempio in Cina. I russi hanno un accesso illimitato alle informazioni che provengono dal mondo, anche se spesso non sono nella loro lingua madre. Putin è riuscito però a far prevalere nell’opinione pubblica la versione dei media di stato. Secondo Cullison, questo «la dice lunga su quanto poco la Russia sia cambiata dalla fine della Guerra Fredda e di come persistano alcune strategie della propaganda sovietica primitive ma efficaci». Boris Nemtsov, uno dei principali oppositori del presidente russo Vladimir Putin che è stato ucciso il 26 febbraio scorso a Mosca, poco prima di morire aveva detto che i miti anti-americani e il risentimento nei confronti degli Stati Uniti erano così diffusi che probabilmente sarebbero sopravvissuti anche dopo la fine del mandato di Putin: «Putin ha mangiato il cervello di tutta una generazione di russi».
Negli Stati Uniti e in Europa, diversi funzionari stanno discutendo delle possibili strategie anti-propaganda in Russia, ma non sembra così semplice trovare una soluzione. Putin “controlla” tutti i principali media del paese, televisioni e giornali, alcuni siti sono stati bloccati e molti altri sono invece direttamente finanziati dal governo. L’anno scorso diversi siti di news di Mosca che si oppongono a Putin hanno rivelato come il governo paghi i cosiddetti troll per commentare i loro articoli e far passare un messaggio chiaro: non tanto che il Cremlino abbia ragione, quanto che la verità sia difficile da stabilire.
La televisione resta comunque lo strumento di propaganda più utilizzato. L’anno scorso i sondaggi mostravano che meno del 5 per cento dei russi pensava che la Russia o i ribelli avessero abbattuto il volo di Malaysia Airlines in Ucraina orientale. La stragrande maggioranza accusava l’esercito ucraino. A poche ore dall’abbattimento del volo MH17, il principale canale televisivo russo avanzava la teoria di un fallito attentato nei confronti di Putin che quel giorno stava tornando da un vertice politico in Sud America ed era volato vicino a Varsavia circa 45 minuti prima dell’incidente. Allo stesso tempo lo stesso canale presentava un’altra teoria: e cioè che l’aereo di linea fosse stato abbattuto per sbaglio dall’equipaggio ucraino poco esperto di un aereo militare, come accadde nel 2001, quando un aereo passeggeri russo, il Tupolev, esplose a causa di un missile ucraino sul Mar Nero uccidendo tutti i 78 passeggeri a bordo. La televisione di stato ha quindi recuperato e mandato in onda i vecchi filmati di quell’incidente, mostrando un leader ucraino che in un primo tempo aveva negato la responsabilità del suo paese.
Il giorno dopo l’abbattimento, la televisione di stato russa ha trasmesso un filmato in cui un funzionario del dipartimento della Difesa ipotizzava che un Sukhoi Su-25, un aereo da attacco ucraino, avrebbe potuto essere il responsabile dell’incidente. Il governo dell’Ucraina negò specificando che il Su-25 era stato progettato per distruggere dei carri-armato: era stato costruito con una cabina di guida non pressurizzata e non poteva dunque volare abbastanza in alto per raggiungere l’aereo di linea malese. Il giorno dopo, i gestori russi di Wikipedia avevano detto che c’erano stati diversi tentativi per modificare l’articolo sul Su-25 e cercare di inserire il fatto che l’aereo potesse volare ad altitudini più elevate. Attualmente, conclude Cullison, il principale dibattito in Russia sul volo MH17 riguarda il fatto se sia stato un missile ucraino ad abbatterlo o un jet da combattimento, ma sempre ucraino.