Le novità sul caso Crocetta
La Cassazione ha aperto un fascicolo sulla presunta intercettazione che coinvolge il presidente della regione Sicilia, che conferma non si dimetterà
Il procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo, ha chiesto al procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, di preparare una relazione sulla presunta intercettazione pubblicata sull’Espresso e che riguarda il presidente della Sicilia, Rosario Crocetta, e il suo medico Matteo Tutitno, nella quale Tutino avrebbe detto che Lucia Borsellino doveva essere “fatta fuori, come il padre”. La vicenda dell’intercettazione, che l’Espresso dice di avere trascritto e che non risulta invece alle procure coinvolte, continua dallo scorso 16 luglio, quando il sito della rivista ha pubblicato un’anticipazione di un articolo in esclusiva su Crocetta. La relazione servirà per capire se Ciccolo possa avere un qualche tipo di competenza nel valutare la vicenda, e valutare se sanzionare i magistrati coinvolti.
Quando era stata diffusa la notizia dell’intercettazione dall’Espresso, il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi aveva detto che la frase su Borsellino non risultava agli atti della procura. L’Espresso aveva risposto mantenendo il punto e sostenendo che la conversazione esiste, che avvenne nel 2013 e che sarebbe contenuta in un fascicolo secretato. Il giorno seguente L’Espresso aveva aggiunto che «la telefonata non è trascritta negli atti depositati, ma omette che sia fra gli atti non depositati di un’inchiesta collegata». Lo Voi aveva smentito nuovamente ribadendo che «l’intercettazione tra il dottor Tutino e il presidente Crocetta, di cui riferisce la stampa, non è agli atti di alcun procedimento di questo ufficio e neanche quelle registrate dal NAS».
Negli ultimi giorni alle smentite di Lo Voi si sono aggiunte le dichiarazioni di altre procure siciliane, che sostengono di non avere l’intercettazione di cui parla l’Espresso. La procura di Messina ha comunicato che non c’è traccia della telefonata nei suoi uffici, mentre quella di Catania ha dato “risposta negativa” circa la presenza della documentazione che riguarderebbe Crocetta e Tutino. In precedenza anche Sergio Lari, procuratore di Caltanissetta, aveva detto che presso i suoi uffici erano stati condotti altri controlli che avevano dato esito negativo. Nei giorni successivi sia un commento del direttore del Post che poi un articolo del sito Fanpage avevano scritto che a far convivere le due versioni – della Procura e dell’Espresso – potrebbe essere l’ipotesi di un’iniziativa autonoma e illegittima di chi ha compiuto l’intercettazione, senza autorizzazione dei magistrati.
Nella giornata di ieri, martedì 21 luglio, l’avvocato di Crocetta, Vincenzo Lo Re, ha tenuto una conferenza stampa a Palermo annunciando che saranno chiesti a l’Espresso «dieci milioni di euro di danni per la pubblicazione dell’articolo sull’intercettazione, poi ripetutamente smentita dalla procura di Palermo». L’Espresso ha risposto dicendo che «la causa annunciata dai legali di Crocetta può diventare l’occasione processuale per comprovare la piena correttezza del comportamento dell’Espresso e per fare definitiva chiarezza su quanto avvenuto».
Rosario Crocetta intanto continua a dire che non si dimetterà, nonostante le critiche degli ultimi giorni arrivate anche da alcuni esponenti del Partito Democratico, che fa parte della sua maggioranza nel parlamento siciliano. Intervistato da Radio24, Crocetta ha detto: «Non mi dimetto perché ho un dovere di fronte agli italiani: voglio capire se questa è una democrazia compiuta o no. Voglio capire se si dà più fiducia alle parole di un tribunale e dei magistrati o agli eversori che vogliono far crollare la democrazia. Io al governo chiedo di istituire una commissione d’inchiesta su questa vicenda della presunta telefonata». Oggi il Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura valuterà se avviare una pratica sul caso della presunta intercettazione.