Il terremoto di Seattle sarà davvero così grave?
Sì, spiega Slate dopo un discusso articolo del New Yorker: ma potrebbe anche accadere fra 600 anni, e non essere associato a uno tsunami
di Eric Holthaus – Slate
Nell’ultimo numero del New Yorker la giornalista Kathryn Schulz ci ha spaventati a morte descrivendo quello che accadrà nel momento in cui si verificherà un tremendo terremoto nel nordovest degli Stati Uniti, seguito con tutta probabilità da uno tsunami. Secondo diversi pareri scientifici raccolti da Schulz, da qui al 2600 si verificherà infatti un terremoto simile a quello che interessò il Giappone nel 2011 – quindi con una magnitudo altissima, 9 – con la sola differenza che le città americane non sono nemmeno lontanamente preparate come lo erano quelle giapponesi.
Il magazine di Seattle Stranger ha riassunto così il lungo articolone del New Yorker: il terremoto sarà devastante, lo tsunami sarà ancora peggio e gli stati interessati non sono pronti ad affrontare l’evento. Bene: ma quanto è accurato lo scenario apocalittico descritto dal New Yorker? È possibile che Schulz abbia esagerato alcune previsioni? Alcune risposte le si possono trovare su Reddit: dopo l’uscita dell’articolo del New Yorker, alcuni esperti di terremoti hanno risposto alle domande degli utenti del social network in un’apposita sezione del sito.
Uno dei temi principali che è emerso dalla discussione è che sì, un terremoto come quello descritto da Schulz può capitare in ogni momento: ma il racconto dei minuti successivi è suggestivo, specialmente la parte riguardo lo tsunami che colpirebbe le città di Seattle e Portland.
Diversi esperti hanno ripetutamente sottolineato su Reddit che la possibilità che Seattle possa essere interessata da un mega-terremoto e da un successivo tsnunami è «insignificante», in parte perché Seattle è protetta dalla Penisola Olimpica, che è situata fra l’Oceano aperto e la città. È inoltre improbabile che uno tsnumami risalga per circa 160 chilometri il fiume Columbia per colpire con forza la città di Portland, situata nell’entroterra dell’Oregon.
In effetti, però, gli abitanti delle città costiere saranno direttamente esposti allo tsunami. E da quelle parti il terremoto sarà così forte da sradicare case e persone da terra. A Seattle, il terremoto sarà così intenso da far crollare almeno un grattacielo – ma non lo Space Needle. A Portland la situazione potrebbe essere ancora peggiore. E non c’è nessun dubbio che un terremoto del genere accadrà davvero, un giorno. Ma quando?
USGS "ShakeMap" simulation of an M9.0 #Cascadia #earthquake: http://t.co/ArXvpxEgjz pic.twitter.com/d4hc0ybGcU
— USGS in Washington (@USGS_WA) July 14, 2015
Il sismologo John Vidale, rispondendo su Reddit, ha detto che nei prossimi 50 anni esiste circa il 15 per cento di possibilità che si verifichi l’ipotesi peggiore (e quindi un terremoto di magnitudo 9,2 e un enorme tsunami). Storicamente, ciascun terremoto di questa intensità si è verificato in media ogni 300 anni nella zona, con intervalli minimi di 200 anni e massimo di 900 anni. In teoria, quindi, il prossimo mega-terremoto potrebbe anche verificarsi nel 2600 e passa. Non c’è davvero modo di saperlo.
https://twitter.com/USGS_WA/status/620709452208062464/photo/1
Nell’articolo di Schulz, inoltre, non è stata esplorata la possibilità che il terremoto possa causare alcune simultanee eruzioni vulcaniche. Vidale ha commentato questa ipotesi spiegando: «circa il 10 per cento dei terremoti più intensi ha causato una eruzione vulcanica: ma la maggior parte delle eruzioni sono di entità ridotta, e dunque il rischio di danni collegati ai vulcani è inferiore rispetto a quello del terremoto stesso».
La domanda più votata dagli utenti di Reddit è stata però quella sugli eventuali preparativi da compiere in vista del terremoto. Schulz ha spiegato estesamente quanto sono avanzate le contromisure dei giapponesi, che riescono ad anticipare l’arrivo di un terremoto di circa 90 secondi grazie alla ricezione delle onde longitudinali. Un sistema del genere però, ha detto Vidale, è già in fase di sperimentazione anche negli Stati Uniti.
Sebbene logicamente in seguito al terremoto la regione soffrirà dei danni economici e molte persone decideranno di lasciarla – come accaduto anche a New Orleans dopo l’uragano Katrina – non ci sono motivazioni sufficienti per trasferirsi ora o per evitare di accettare offerte di lavoro in città sulla costa nordovest. La città di Seattle ha già pronto un piano di emergenza per far pronte a una situazione post terremoto, e sta considerando l’ipotesi di introdurre degli incentivi per modernizzare gli edifici della zona.
Negli ultimi anni, inoltre, sono usciti almeno tre libri di successo sul futuro terremoto del nordovest: la reazione sovreccitata di molte persone all’articolo del New Yorker, però, mostra che un sacco di gente è ancora all’oscuro della questione. Questo fa parte del problema: senza pressioni da parte dei cittadini, i governi saranno meno portati a finanziare incentivi per ristrutturare edifici e organizzare efficaci misure di sicurezza.
©Slate 2015