La maratona in meno di due ore
Si può fare? Secondo gli esperti è probabile, ma i fattori in gioco sono tanti ed è difficile dire quando accadrà
Il primo record del mondo nella maratona è stato registrato nel 1908 a Londra, dopo la famosa squalifica dell’italiano Dorando Pietri, che era stato sorretto nelle vicinanze del traguardo: l’americano Johnny Hayes corse in 2 ore, 55 minuti e 18,4 secondi. Nel 1980 il record era diventato 2 ore, 9 minuti e 1 secondo. Nel 1999 era 2 ore 5 minuti e 42 secondi. Nel settembre del 2014 a Berlino il kenyano Dennis Kimetto è sceso per la prima volta nella storia sotto le 2 ore e 3 minuti e il suo record non è ancora stato battuto. Nel frattempo, però, il limite delle due ore è diventato l’argomento di cui si discute di più tra gli appassionati e gli esperti di corsa: succederà? Quando succederà? In molti pensano che il limite delle due ore sia ormai meramente psicologico, e che basterà un primo atleta che lo superi affinché altri ci riescano, ma ci sono invece buone ragioni per ritenere che le cose siano più complicate di così.
Cosa vuol dire una maratona in meno di due ore?
Una maratona è un percorso lungo poco più di 42 chilometri. Percorrerli in due ore può sembrare un traguardo raggiungibile solo per chi non ha mai corso davvero: si tratta invece una cosa straordinaria. Per farsi un’idea basta pensare che per andare da Milano a Pavia in auto – circa 42 chilometri di strada – se non c’è traffico ci vogliono 50 minuti: pensate di coprire quel tragitto di corsa e di farlo in 2 ore. Significa correre in media a 20,8 chilometri media, una cosa che la maggior parte di noi farebbe fatica a fare anche solo per qualche centinaio di metri. Questo video mostra bene cosa vuol dire in concreto:
Il passato e il futuro
Per scendere sotto le due ore bisogna impiegare 177 secondi in meno rispetto al record del mondo. Per un atleta che in ogni gara si spinge al limite delle sue possibilità, è un sacco di tempo. Incrementare anche di pochissimo la propria velocità media, per un corridore professionista, può essere la differenza tra farcela fino in fondo o dover mollare prima.
Gli ultimi record del mondo, tuttavia, sono stati stabiliti guadagnando in media più di 20 secondi rispetto al record precedente. «Se i prossimi 12 anni seguiranno il trend degli ultimi 12 anni», spiega Justin Wolfers sul New York Times, «il record del mondo verrà superato almeno mezza dozzina di volte, abbastanza per superare la barriere delle due ore». Se i progressi nei record continueranno di questo passo, dunque, in ci vorranno più o meno 10 anni perché un atleta riesca a completare la maratona in meno di due ore. Ma è tutt’altro che scontato il fatto che possiamo usare i dati del passato per capire quanto saranno veloci i corridori nel futuro. Se fosse così, a un certo punto nel futuro qualcuno ci metterà un’ora soltanto: ma invece si arriverà probabilmente prima a un limite umano oltre al quale sarà impossibile spingersi, perché i progressi non possono essere infiniti. Usare i record passati per predire il futuro della maratona, inoltre è un modello che presenta anche altri problemi.
Come ha spiegato Kyle Wagner su Deadspin, gli ultimi incredibili 10 anni dell’atletica non sono accaduti in un “vuoto” e senza interferenze esterne. Ci sono ragioni molto congiunturali che hanno fatto migliorare i record così velocemente dopo un periodo di relativa stagnazione. Una, spiega Wagner, è la grande popolarità della corsa sui 10.000 metri negli anni Novanta, e la più recente riconversione alla maratona di molti atleti specializzati nei 10.000 metri.
Dopo qualche anno in cui i record di velocità sui 10.000 metri venivano battuti di continuo, vista la grande partecipazione e popolarità della disciplina, molti atleti erano passati con successo alle gare più lunghe, come la maratona, contribuendo a produrre i miglioramenti di risultati che mostra il grafico sopra. Se la correlazione tra i miglioramenti nei 10.000 metri e quelli nella maratona è valida – come sostengono molti esperti – non possiamo essere troppo ottimisti: il record di velocità sui 10.000 metri – dopo essere sceso molto per diversi anni consecutivi – è infatti lo stesso dal 2005 (26 minuti e 17 secondi) ed è ancora lontano da quello che bisognerebbe fare in proporzione per correre la maratona in due ore (25 minuti e 35 secondi).
Bisogna considerare inoltre che il numero di cose che possono essere migliorate e rese perfette affinché un certo atleta possa completare la gara perfetta e chiudere la sua gara in meno di due ore, sono sempre meno: migliora la medicina sportiva, migliorano le tecniche di allenamento e migliora la conoscenza dello sport, per fare solo qualche esempio, ma oltre a questo devono anche presentarsi particolari condizioni favorevoli come l’assenza di vento contrario o di un inciampo durante la gara. Perché un atleta possa chiudere la gara in meno di due ore, in pratica, occorre che una serie di coincidenze si verifichino tutte allo stesso momento.
Stephen Kiprotich, maratoneta ugandese vincitore della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra, aveva spiegato al Guardian che «un record sotto le 2 ore e 2 minuti arriverà probabilmente abbastanza presto, sicuramente prima delle Olimpiadi di Rio nel 2016, poi ci vorrà un po’ più di tempo. La maratona prima o poi sarà corsa in meno di due ore, ma è impossibile capire quando».
Cosa serve per la gara perfetta
Su Runnerworld, Alex Hutchinson ha messo in ordine alcuni di questi fattori necessari per la gara perfetta: temperatura, tracciato, lavoro di squadra e il premio per il vincitore.
– Gli ultimi sei record del mondo sono stati fatti alla maratona di Berlino, che si corre ogni anno a settembre. Non è un caso: il clima fresco e asciutto aiuta i corridori a disperdere meglio il calore e quindi ad affaticarsi meno e correre più velocemente. La differenza tra Berlino e le altre maratone sta nel margine dei secondi, ma è quello che serve per una gara perfetta: secondo Hutchinson con l’aumentare della velocità media di corsa e il maggior calore generato dai corridori sarà necessario cominciare a correre in mesi con temperature ancora più basse, come novembre o marzo.
– In media i corridori che gareggiano a Berlino finiscono la maratona con un tempo di 81 secondi inferiore alla loro media, mentre alla maratona di New York finiscono con 83 secondi di ritardo rispetto al loro tempo medio. La ragione sta anche nel tipo di tracciato: quello di New York è articolato e con diversi saliscendi, quello di Berlino ha invece diversi lunghi rettilinei e un dislivello minimo tra arrivo e partenza. Hutchinson suggerisce di tentare la gara perfetta durante la maratona di Debno, in Polonia, dove normalmente i corridori finiscono con 79 secondi di vantaggio rispetto al loro tempo medio e dove si corre ad aprile, quando le temperature sono ottimali: «Chissà cosa potrebbe succedere se i grandi corridori si presentassero alla maratone di Debno».
– Correre dietro a qualcuno per diminuire il proprio attrito con l’aria è una tattica ormai molto usata anche nella maratona, dove sempre di meno si vedono gare testa a testa e dove sempre più spesso i corridori più veloci passano gran parte della gara dietro a un passista per risparmiare energie. Secondo i dati raccolti da Hutchinson si possono risparmiare circa 100 secondi nel corso di una maratona se si sfrutta la “scia” di un altro corridore, ma c’è un problema. I passisti di solito arrivano fino a 3/4 della gara prima di finire le energie e lasciare gli atleti di punta da soli: se i corridori che puntano al record cominciassero a correre insieme anche negli ultimi 10 chilometri di gara sarebbe più facile scendere sotto le due ore.
– Negli ultimi 10 anni i premi in denaro per le maratone sono aumentati molto e questo ha prodotto un miglioramento delle prestazioni degli atleti. Da quando il premio per il vincitore della maratona di Dubai è stato fissato a un milione di dollari (con bonus di un altro milione per il record del mondo), la corsa è diventata subito una delle più veloci del mondo. I premi però possono anche produrre gare in cui si corre molto tatticamente e solo per arrivare primi, non quindi per andare più veloci. Per la gara perfetta servirebbe un premio consistente da dividere tra tutti quelli che arrivano in meno di due ore, suggerisce Hutchinson.
D’altra parte, nota Justin Wolfers sul New York Times, si può essere più ottimisti riguardo al futuro della maratona pensando al fatto che sia uno sport ancora relativamente giovane: «ci sono ancora miliardi di persone che non lo hanno mai provato, perciò sembra improbabile che si siano già raggiunti i limiti della resistenza umana». Infine, come spiega Alex Hutchinson, predire il futuro basandosi sui dati raccolti nel passato rende impossibile tenere in considerazione possibili innovazioni di cui per ora non abbiamo ancora idea: come gli effetti di un’esposizione prenatale alle grandi altitudini o l’invenzione di una tuta speciale, simile a quella introdotta qualche anno fa nel nuoto, che permetta di diminuire l’attrito dell’aria e correre più veloce.