Cosa è successo a Usain Bolt?
Negli ultimi due anni ha corso pochissimo e mai ai suoi livelli: tra un mese ci sono i Mondiali di atletica e lui non parte da favorito
Riccardo Rimondi ha raccontato sull’Ultimo Uomo le ultime complicate stagioni di Usain Bolt, 28enne atleta giamaicano considerato fra i migliori corridori della storia e attuale detentore del record del mondo sui 100 e 200 metri piani. Bolt ha fatto entrambi i record nel 2009 durante i Mondiali di atletica di Berlino, a 22 anni, stupendo per la grande facilità con cui riuscì a realizzarli. Sei anni dopo, in quello che dovrebbe essere l’apice della sua carriera agonistica, Bolt è molto lontano dai livelli di Berlino: nel 2015 ha corso una sola volta i 100 metri e ha fatto un tempo altissimo per i suoi standard: 10 secondi e 12 centesimi. Per capirci, 11 centesimi in più del record italiano dei 100 metri, realizzato da Pietro Mennea nel 1979. Inoltre ha rinunciato a diverse gare per infortunio.
Nemmeno il 2014 era stata una grande annata per Bolt, che ha vinto la medaglia d’oro nei 100 e nei 200 metri sia alle Olimpiadi del 2008 che in quelle del 2012. Il suo tempo migliore era stato di 9 secondi e 98 centesimi (sui 200 metri è andato un po’ meglio). In tutto questo il 22 agosto inizieranno a Pechino i Mondiali di atletica leggera, il torneo di gran lunga più importante della stagione, e l’anno prossimo ci saranno di nuovo le Olimpiadi. I migliori atleti della stagione sono stati fin qui due statunitensi piuttosto controversi – Tyson Gay e Justin Gatlin – e un discontinuo atleta giamaicano, Asafa Powell. Tutti e tre in carriera hanno avuto sospensioni e squalifiche per doping.
La stagione dell’atletica è entrata nel vivo: mancano 40 giorni ai Mondiali di Pechino, con nove prove di Diamond League già disputate. Tra sorprese e infortuni, conferme e delusioni, i nomi noti sono usciti allo scoperto. Le rivalità si delineano e si inizia a intuire dove riporre le speranze per un nuovo record del mondo, ma un nodo non si è ancora sciolto: che fine ha fatto Usain Bolt? Che ne è del più forte velocista del mondo, in grado di strapazzare primati e avversari fino a diventare praticamente invincibile?
Finora, il fenomeno giamaicano ha corso i 100 metri solo una volta nel 2015 e il suo tempo, 10’’12, è lontanissimo dai suoi standard. Basta pensare che al momento, nelle liste mondiali stagionali, è al sessantesimo posto. Va meglio nei 200 metri, dove la vittoria nel meeting di Ostrava in 20’’13 gli ha permesso di inserirsi in quindicesima posizione. Ma per uno abituato a scendere sotto i venti secondi da oltre dieci anni non può bastare. E un bruttissimo segnale è arrivato dalla settima tappa della Diamond League, disputatasi a New York il 13 giugno scorso. Su quella stessa pista, sette anni fa, aveva ottenuto il suo primo primato mondiale: 9’’72 nei 100 metri; stavolta invece ha corso nel mezzo giro e il risultato è stato mediocre: il 20’’29 finale gli è stato appena sufficiente per vincere, chiudendo per un soffio davanti a un ventenne di nome Zharnel Hughes, che molti considerano suo possibile erede (il fatto che abbiano lo stesso allenatore, Glen Mills, alimenta la suggestione).
Insomma, Bolt è tornato dagli Stati Uniti con una delle gare peggiori degli ultimi anni, corsa nello stesso stadio dove aveva cominciato a imporsi al mondo, mentre alle sue calcagna finiva uno che molti considerano in grado di prendere il suo posto in un futuro che non è chiaro quanto sia lontano.
Mentre il “Fulmine” arranca, alle sue spalle la competizione è feroce, soprattutto nei 100 metri. Finora, sono scesi sotto i 10 secondi addirittura 24 atleti: non era mai successo nella storia. Ma quelli che annusano la possibilità di vincere l’oro sono molti meno, mentre i rivali di Bolt sono sempre gli stessi tre. Erano gli sprinter più forti al mondo prima che arrivasse il giamaicano e, dopo anni nell’ombra, stanno nuovamente affilando le armi: nelle ultime sette stagioni hanno lottato per le posizioni di rincalzo, oggi sanno di avere un’occasione irripetibile prima che la loro giostra si fermi.