Hanno giurato i nuovi ministri della Grecia
Dopo l'annunciato rimpasto di governo avvenuto ieri sera: tra qualche giorno inizieranno i negoziati sul nuovo prestito alla Grecia
Sabato 18 luglio hanno giurato i nuovi ministri del governo guidato dal primo ministro Alexis Tsipras, dopo che il giorno precedente era avvenuto un rimpasto di governo che aveva interessato nove incarichi tra ministri e viceministri. La sostituzione di alcuni ministri era già stata prevista dopo che giovedì 16 luglio più di 30 deputati di Syriza – il partito di Tsipras – avevano votato contro il piano di riforme richieste dall’Unione Europea come condizione per un nuovo prestito. Dopo il giuramento dei nuovi ministri, il governo Tsipras ha inoltre aggiunto che lunedì le banche greche riapriranno come previsto (anche se sarà ancora in vigore un limite massimo sui prelievi di 420 euro a settimana).
La notizia del rimpasto di governo era arrivata alla fine di un’altra giornata molto intensa per la Grecia, date anche le notizie dell’approvazione di un nuovo prestito ponte al governo greco e del nuovo programma di aiuti da parte del parlamento tedesco, che di fatto darà inizio alle nuove trattative.
Il rimpasto
Il ministro più importante sostituito da Tsipras è Panagiotis Lafazanis, ex ministro dell’Energia e capo di un partito di sinistra radicale interno a Syriza, che è una specie di piattaforma di tanti partiti. Nei giorni scorsi Lafazanis è stato fra i membri più importanti del governo ad avere attaccato il nuovo piano di aiuti. Lafazanis sarà sostituito da Panos Skourletis, uno dei politici più vicini a Tsipras e attuale ministro del Lavoro. Lasceranno il proprio incarico anche il viceministro al Lavoro Dimitris Stratoulis e il viceministro alla Difesa Costas Isichos: i due sono stati fra i 32 membri di Syrizia che hanno votato contro al piano di aiuti in Parlamento. Secondo il quotidiano greco Ekathimerini, comunque, il rimpasto potrebbe non essere sufficiente a garantire a Tsipras un governo solido per i prossimi anni: nuove elezioni potrebbero tenersi «anche solo fra qualche settimana».
Il resto
Nel pomeriggio di ieri il Consiglio Europeo – un’assemblea che riunisce tutti i capi di stato o di governo dell’Unione Europea – ha approvato un nuovo prestito “ponte” (cioè di emergenza) di 7 miliardi alla Grecia, per evitare che non abbia più denaro per il suo sistema bancario e per ripagare i debiti precedenti, soprattutto con il Fondo Monetario Internazionale. Nelle stesse ore il parlamento tedesco ha approvato l’accordo trovato nei giorni scorsi fra Unione Europea e Grecia riguardo una nuova tranche di prestiti. La Germania era l’ultimo dei paesi che doveva approvare l’accordo preliminare secondo quanto previsto quando è interessato il Meccanismo europeo di stabilità, il fondo che i paesi dell’eurozona hanno attivato nel 2011 per prestare denaro ai paesi dell’area euro in difficoltà dopo la crisi economica iniziata nel 2008.
Ora potranno iniziare le trattative per la nuova tranche di aiuti vera e propria, la cui somma potrebbe raggiungere i 50 miliardi di euro. Secondo Jeroen Dijsselbloem, il capo dell’Eurogruppo, i negoziati dureranno circa un mese, e già da ora si preannunciano complicati: ancora nei giorni scorsi il ministro dell’Economia tedesco Wolfgang Schäuble ha parlato della possibilità di un’uscita temporanea della Grecia dall’euro come possibile risoluzione del problema. Nelle scorse settimane, inoltre, alcuni piccoli paesi dell’Unione Europea si erano detti contrari a dare nuovi soldi alla Grecia. In tutto questo l’ex ministro dell’Economia greco Yanis Varoufakis ha detto in un’intervista a BBC che «il nuovo programma di aiuti fallirà, a prescindere da chi se ne occuperà», e che anzi «è già fallito in partenza».