La Corte di giustizia UE ha multato l’Italia sui rifiuti in Campania

L'Italia dovrà pagare 20 milioni di euro per non avere rimediato alle mancanze evidenziate già nel 2010 nella gestione dei rifiuti

(ANSA/CESARE ABBATE)
(ANSA/CESARE ABBATE)

La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha condannato il governo italiano a pagare una multa di 20 milioni di euro per la mancata risoluzione di alcuni problemi riguardo la gestione dei rifiuti in Campania fra il 2010 e il 2012. L’Italia dovrà inoltre pagare 120mila euro al giorno per ogni giorno in cui non prenderà provvedimenti per risolvere il problema dei rifiuti.

La Corte di giustizia ha multato il governo per non avere rimediato a delle mancanze evidenziate già nel 2010 con una simile sentenza da parte della Corte di giustizia, decisa a sua volta in seguito alla violazione di una direttiva della Commissione Europea sui rifiuti approvata nel 2006. Già nella sentenza del 4 marzo 2010, infatti, si leggeva che l’Italia non aveva preso «tutte le misure necessarie per assicurare che [in Campania] i rifiuti siano raccolti e gestiti senza mettere a rischio la salute delle persone e l’ambiente circostante». Dato che l’Italia si era dimostrata inadempiente anche dopo la sentenza del 2010, il 10 dicembre 2013 la Commissione Europea ha chiesto che l’Italia venisse multata. L’Italia ha ancora oggi 98 procedure d’infrazione aperte con la Commissione Europea, ma di solito sono molto poche quelle che arrivano a una multa pecuniaria: ciascun paese ha a disposizione diversi anni – nonché una sentenza “preliminare”, che non prevede multe – per mettersi in regola con le direttive della Commissione, nel caso di infrazioni.

Il problema della raccolta e della gestione dei rifiuti in Campania va avanti da molti anni. La Corte di giustizia si è concentrata in particolare sulla cosiddetta “emergenza rifiuti” del 2007, e sulla successiva gestione del problema da parte del governo. Nel 2010 la Corte aveva condannato l’Italia per l’assenza di una rete efficace per la gestione dei rifiuti, invitandola ad aprire nuovi siti di gestione e spiegando che «ciascuna regione è obbligata, secondo il principio di vicinanza, a garantire la gestione e la rimozione dei rifiuti il più vicino possibile a dove sono stati prodotti». Oggi la Corte di giustizia ha scritto nella sua sentenza:

Nell’ambito del controllo dell’esecuzione della sentenza della Corte, la Commissione è giunta alla conclusione che l’Italia non ha garantito un’attuazione corretta della prima sentenza. La Commissione riferisce che tra il 2010 e il 2011 sono stati segnalati più volte problemi di raccolta dei rifiuti in Campania, che si sono conclusi con l’accumulo per diversi giorni di tonnellate di rifiuti nelle strade di Napoli e di altre città della Campania. Inoltre, in detta regione si è accumulata una grande quantità di rifiuti storici (sei milioni di tonnellate di «ecoballe»), che deve ancora essere smaltita, il che richiederà verosimilmente un periodo di circa quindici anni. Inoltre, la Commissione stima che, alla scadenza del termine impartito per l’esecuzione della sentenza (15 gennaio 2012), le capacità mancanti di trattamento dei rifiuti per categoria di impianti ammontavano a 1 829 000 tonnellate per le discariche, a 1 190 000 tonnellate per gli impianti di termovalorizzazione e a 382 500 tonnellate per gli impianti di trattamento dei rifiuti organici. Allo stesso modo, persistevano carenze strutturali in termini di impianti di smaltimento dei rifiuti, indispensabili nella regione Campania.

Dopo la sentenza il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha detto a Repubblica che «è arrivato il momento che la Campania decida, che attui un piano che ha presentato qualche anno fa già all’attenzione dell’Unione europea. Quel piano va concretizzato». Galletti ha aggiunto che a gennaio del 2015 il governo Renzi ha deciso che le sanzioni che interessano regioni precise vengano pagate dalle regioni stesse, di conseguenza spetterà alla Campania pagare la multa.