Plutone da vicino, le nuove foto
Sono le prime trasmesse dalla sonda spaziale New Horizons della NASA: si vedono montagne alte 3.500 metri
A un giorno di distanza dal suo volo ravvicinato su Plutone, la sonda spaziale New Horizons della NASA ha inviato sulla Terra una prima serie di dati e nuove fotografie della superficie del pianeta nano, a 4,8 miliardi di chilometri di distanza da noi. Le nuove immagini mostrano nel dettaglio la superficie di Plutone per la prima volta nella storia: le osservazioni del pianeta nano erano state realizzate finora con telescopi o con altre sonde, molto distanti, rispetto ai 12.500 chilometri del passaggio ravvicinato di New Horizons. In un certo senso le fotografie scattate ieri sono paragonabili a quelle satellitari che siamo abituati a vedere online da tempo, e nelle quali sono riconoscibili le strade e i parchi cittadini, per esempio.
Le prime immagini di una regione di Plutone hanno rivelato la presenza di montagne, alte fino a 3.500 metri, che si formarono probabilmente 100 milioni di anni fa, in un’epoca relativamente recente rispetto ai 4,56 miliardi di anni di età stimata del nostro sistema solare. Dalle prime osservazioni, i ricercatori della NASA non escludono che le montagne siano ancora nel loro processo di formazione. La datazione dei rilievi montuosi è stata effettuata sulla base di come appaiono: non sono interrotti da crateri, cosa che suggerisce un’età più giovane rispetto ad altre aree di Plutone.
Plutone orbita intorno al Sole nella Fascia di Kuiper, la porzione di Spazio in cui si trovano diversi corpi celesti ghiacciati all’esterno dell’orbita di Nettuno: studiandoli, si dovrebbero capire meglio i meccanismi che portarono alla formazione del piccolo angolo di Via Lattea – la nostra galassia – in cui si trova la Terra in compagnia degli altri pianeti. Sorvolato Plutone, New Horizons continuerà il suo viaggio nella Fascia di Kuiper, e i ricercatori confidano di scoprire nuove cose sulle sue caratteristiche grazie alle osservazioni che compirà la sonda.
Plutone fu scoperto meno di un secolo fa, nel 1930, grazie alle osservazioni dell’astronomo statunitense Clyde William Tombaugh, che considerò il corpo celeste come il nono pianeta del nostro sistema solare. Nei decenni successivi, grazie allo sviluppo di telescopi più potenti, quello che a Tombaugh era apparso come un piccolo puntino luminoso dimostrò di avere caratteristiche insolite, con una superficie frastagliata, con qualche cratere e una colorazione del terreno molto diversa tra i poli e l’equatore. Dopo anni di diatribe e discussioni, nell’estate del 2006 l’Unione astronomica internazionale (UAI) riclassificò Plutone da pianeta a “pianeta nano”, perché non soddisfa alcuni criteri stabiliti per la classificazione dei pianeti. La decisione fu molto contestata e se ne discute ancora oggi: molti astronomi continuano a ritenere che Plutone debba essere considerato un pianeta a tutti gli effetti.