L’accordo sull’Iran in 10 risposte
Una spiegazione chiara e sintetica per chi ieri era distratto e volesse capire oggi perché due paesi nemici festeggiano
Martedì 14 luglio l’Iran e i paesi del cosiddetto “5+1”, cioè i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con potere di veto (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Russia e Cina) più la Germania, hanno raggiunto a Vienna uno storico accordo sul nucleare iraniano. L’accordo – di cui si stava discutendo da circa due anni – è stato considerato una vittoria per tutte le parti coinvolte ma è stato molto osteggiato dalle opposizioni interne di Stati Uniti e Iran, e da diversi paesi alleati all’Occidente. Al di là dei tecnicismi contenuti nel testo firmato a Vienna, l’accordo ha una grande importanza politica e potrebbe avere conseguenze notevoli in tutto il Medio Oriente. Queste che seguono sono 10 domande e 10 facili risposte per capire qualcosa di più sull’accordo, senza dovere imparare a memoria il numero e il tipo di centrifughe che potrà continuare ad avere l’Iran d’ora in avanti.
1. Cosa prevede l’accordo?
L’eliminazione progressiva delle sanzioni internazionali imposte all’Iran negli ultimi anni in cambio di una limitazione del programma nucleare iraniano (qui il testo completo dell’accordo). In termini pratici, la capacità iraniana di sviluppare un’arma nucleare è stata molto ridotta per almeno i prossimi 10-15 anni. In compenso l’Iran potrà ricominciare a commerciare il petrolio e altri beni e potrà usufruire dei molti fondi che gli erano stati bloccati con l’imposizione delle sanzioni.
2. Di che sanzioni si sta parlando?
Le sanzioni imposte all’Iran sono diverse e riguardano sia gli scambi di gas e petrolio e le transazioni finanziarie, sia l’acquisto di armi (qui una sintesi di tutte le sanzioni all’Iran). Si tratta di sanzioni imposte – in momenti diversi – da Stati Uniti, Nazioni Unite e Unione Europea. Le sanzioni economiche e finanziarie saranno eliminate in tempi molto brevi, mentre l’embargo sulle armi sarà attivo ancora per 5 anni e le sanzioni per lo sviluppo di missili per 8 anni.
3. Come si fa a controllare che l’Iran non imbrogli?
Nella conferenza stampa tenuta dopo l’annuncio del raggiungimento dell’accordo, il presidente americano Barack Obama ha detto: «L’accordo non è basato sulla fiducia, ma su meccanismi di verifica». A Vienna i paesi coinvolti hanno trovato un compromesso sui controlli periodici che gli ispettori dell’ONU faranno in alcuni siti nucleari iraniani. L’Iran – che aveva rivendicato il diritto a non aprire le sue installazioni militari ai controlli internazionali – potrà opporsi in alcuni casi alle richieste di ispezione.
4. Cosa succede se l’Iran vìola l’accordo?
Le sanzioni dell’ONU verranno automaticamente ripristinate per almeno 10 anni, con la possibilità di estendere la loro efficacia per altri 5 anni. Anche Stati Uniti ed Europa avrebbero la facoltà di ripristinare le loro sanzioni a tempo indeterminato. Si tratta di un meccanismo sanzionatorio che sembra piuttosto efficace, visto che l’imposizione delle sanzioni internazionali è stata individuata da molti come il motivo principale che ha spinto l’Iran a trovare un accordo. Di fatto, comunque, nel peggiore dei casi si tornerebbe alla situazione di partenza, cioè quella attuale.
5. Cosa dicono gli oppositori all’accordo?
Chi si oppone all’accordo sostiene che i termini stabiliti a Vienna non siano sufficienti per fermare lo sviluppo di un’arma nucleare iraniana. Le obiezioni non riguardano solo una presunta debolezza dei meccanismi di controllo ai siti nucleari iraniani. In molti sono preoccupati che l’Iran possa usare i circa 100 miliardi di asset che verranno scongelati una volta implementato l’accordo per finanziare gruppi estremisti o terroristi e governi considerati nemici dall’Occidente: tra gli altri, Hezbollah in Libano e il regime di Bashar al Assad in Siria. Il risultato sarebbe un Medio Oriente ancora più instabile.
6. Cosa dicono i sostenitori dell’accordo?
L’accordo, dice chi l’ha sostenuto, permetterà di migliorare l’intera situazione politica in Medio Oriente. Negli ultimi 35 anni l’Iran è stato uno dei fattori più destabilizzanti dell’intera regione: ristabilire relazioni economiche e politiche con l’Occidente potrebbe anche spingere il governo iraniano a collaborare con gli Stati Uniti e l’Europa su alcune questioni oggi molto complicate, come la guerra contro lo Stato Islamico in Iraq e in Siria. L’accordo potrebbe anche rafforzare il potere della fazione politica più moderata in Iran, guidata dal primo ministro Hassan Rouhani, e indebolire il fronte più intransigente e conservatore.
7. L’accordo può essere bloccato al Congresso americano?
Negli Stati Uniti gli oppositori all’accordo sono soprattutto i Repubblicani, che controllano sia la Camera che il Senato. Una volta che tutti i documenti saranno arrivati al Congresso, i legislatori avranno 60 giorni per approvare l’accordo, rifiutarlo, oppure decidere di non fare niente. Obama ha già detto che userà il suo potere di veto nel caso in cui il Congresso bocciasse l’accordo: a quel punto il Congresso potrebbe superare il veto di Obama solo con una maggioranza dei due terzi, uno scenario che sembra molto improbabile.
8. Perché era difficile fare un accordo?
Primo: Iran e Stati Uniti sono nemici dal 1979, quando in Iran c’è stata la Rivoluzione khomeinista che ha trasformato il paese in una teocrazia islamica. Secondo: i principali alleati degli Stati Uniti in Medio Oriente sono Israele e Arabia Saudita, ovvero i due più grandi nemici dell’Iran. Terzo: negli ultimi tre anni l’Iran si è trovato nello schieramento opposto all’Occidente in due guerre combattute in Medio Oriente: nella guerra in Siria – dove il gruppo libanese sciita Hezbollah, alleato dell’Iran, combatte a fianco del regime di Bashar al Assad – e nella guerra in Yemen – dove l’Iran sostiene i ribelli houthi che combattono contro una coalizione di stati guidati dall’Arabia Saudita.
9. Come è stato preso l’accordo in Iran?
Molto bene. A Teheran e in altre città iraniane si è festeggiato per l’accordo raggiunto e il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif – che era a capo della delegazione iraniana a Vienna – è stato accolto come un eroe al suo ritorno in patria. La televisione iraniana ha trasmesso il discorso di Obama dopo l’accordo, un fatto molto raro, e diversi giornali iraniani oggi hanno parlato dell’inizio di una “nuova era”. Come ha scritto il Wall Street Journal, Zarif ha avuto mandato di concludere l’accordo dalla Guida Suprema Ali Khamenei, la massima autorità politica e religiosa dell’Iran.
U.S. President Barack Obama live on Iran state TV right now pic.twitter.com/MFnaSkARsr
— Thomas Erdbrink (@ThomasErdbrink) July 14, 2015
Iran FM Zarif & #IranTalksVienna negotiating team go straight 2 Imam Reza Shrine (Mashhad) after #IranDeal not Tehran pic.twitter.com/dnNiybuBw1
— Hanif Zarrabi-K. (@hanifzk) July 15, 2015
10. Chi ha vinto e chi ha perso?
Come ha sintetizzato il Washington Post, con il raggiungimento dell’accordo hanno vinto Barack Obama e il segretario di stato John Kerry, che hanno investito molto nei colloqui. Hanno vinto anche i Democratici americani che hanno appoggiato Obama, e poi hanno vinto l’Iran e i suoi alleati, Russia compresa. Infine ha vinto la diplomazia europea guidata da Federica Mogherini, che ha svolto un importante ruolo di mediatrice tra le parti. Hanno perso l’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), il potente gruppo di pressione americano noto per il forte sostegno a Israele, e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha definito l’accordo “uno sbaglio di proporzione storiche”. Hanno perso anche i Repubblicani americani, che negli ultimi anni hanno fatto di tutto per osteggiare l’accordo.