Smettete di fumare, dice l’Economist
Le sigarette provocano la morte di milioni di persone ogni anno ma – al contrario di altre gravi malattie – sappiamo cosa fare per evitarlo: bisogna decidersi a farlo
In una serie di articoli del suo ultimo numero, il settimanale britannico Economist ha preso una posizione molto netta contro il fumo e anche contro le principali campagne anti-fumo, considerate troppo blande o inefficaci. Secondo l’Economist i fumatori «danneggiano l’aria che anche altre persone devono respirare e fanno del male alla propria famiglia perché muoiono prima degli altri». Inoltre, vista la dipendenza causata dalle sigarette, «la tesi secondo cui fumare è un piacere che si sceglie liberamente è piuttosto fragile». Ancora più duramente, l’Economist non si spiega perché nonostante siano note da alcuni anni misure per prevenire e disincentivare i danni alla salute causati dal fumo – al contrario delle cure per il cancro o l’Alzheimer, ancora ignote – queste non vengano applicate al meglio. L’Economist, insomma, suggerisce di trattare il fumo al pari di altre gravi e diffuse malattie: un approccio inusuale, dato che spesso nell’immaginario collettivo viene associato a “vizi” dalle conseguenze solo parzialmente negative.
Secondo l’Economist la cosa preoccupante è che il tasso di fumatori si è stabilizzato – dopo anni di declino – in molti paesi occidentali come Francia, Germania, Belgio e Portogallo. Nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandi da tempo di tassare a più del 75 per cento la vendita dei pacchetti di sigarette, solo 33 paesi nel mondo hanno introdotto misure del genere (probabilmente anche a causa dell’impopolarità di leggi di questo tipo). In un report dell’OMS diffuso il 7 luglio, una sola nazione ha implementato tutte le misure raccomandate per scoraggiare la diffusione del fumo: la Turchia, dove otto anni dopo l’approvazione delle nuove norme sul fumo il tasso di fumatori maschi è sceso dal 52 per cento (un dato altissimo) al 41. E anche in altri paesi dove le campagne contro il fumo sono molto diffuse – per esempio il Regno Unito – migliaia di persone muoiono ogni anno per gli effetti del fumo: nel 2013, per esempio, 58.300 persone sono morte nel Regno Unito per cause attribuibili al fumo, cioè più del 20 per cento dei morti totali di quell’anno. Secondo i dati dell’ISTAT, in Italia dal 2013 sono morte dalle 70mila alle 83mila persone all’anno per motivi riconducibili al fumo. L’OMS calcola che quasi 6 milioni di persone muoiono ogni anno per motivi legati al fumo.
E quindi che si fa?
Secondo l’Economist, da anni sappiamo che il fumo si scoraggia «alzando le tasse, vietando di fumare al chiuso, facendo campagne sui rischi per la salute e aiutando i fumatori a smettere». Fra queste misure, la più importante è proprio l’aumento delle tasse.
I governi devono dedicare molta attenzione nello studio misure del genere: tasse troppo alte possono incoraggiare i contrabbandieri, mentre tasse troppo basse non hanno alcun effetto deterrente. […] Tassare le sigarette rimane però la soluzione più efficace per ridurre il numero di fumatori: è stato stimato che un aumento del prezzo del 10 per cento taglia il consumo del 4 o del 5 per cento. L’effetto è da due a tre volte più efficace sui fumatori giovani, che dispongono di meno soldi. […] Anche i fumatori più poveri sono quelli che smettono prima di fumare a causa dell’aumento dei prezzi.
Anche altre misure secondarie, negli anni, si sono rivelate molto efficaci. È il caso per esempio del divieto di fumare nei luoghi pubblici: in otto nazioni in Europa e in Sud America in cui hanno introdotto norme del genere, i ricoveri ospedalieri per malori cardiaci sono scesi in media del 17 per cento entro un anno dall’approvazione della legge. Anche introdurre avvertimenti e immagini forti sui pacchetti di sigarette può essere utile: in Australia già dal 2012 i pacchetti di sigarette vengono venduti con immagini sgradevoli stampate sopra, mentre in altri paesi i pacchetti vengono venduti senza marchio.
Alcuni pacchetti di sigarette venduti in Australia. (Cameron Spencer/Getty Images)
La campagna del governo statunitense Tips From Former Smokers (“Consigli da ex fumatori”), ha fatto smettere di fumare circa 100mila persone per un costo di circa 480 dollari a persona. Secondo l’Economist è stato un «buon investimento»:
Uno studio danese ha infatti dimostrato che i benefici economici di una persona che smette di fumare a 35 anni sono valutabili attorno ai 25mila euro per gli uomini e 34mila euro per le donne, due terzi dei quali derivano da un aumento della produttività.