Ma la guerra in Ucraina?
L'accordo di pace non regge, ma non se ne parla più perché sono cambiate le priorità di Europa e Stati Uniti e perché non c'è uno straccio di alternativa
Nelle ultime settimane in Ucraina si sono intensificati i combattimenti tra i ribelli separatisti filo-russi, che controllano alcuni territori nell’est del paese, e i soldati dell’esercito ucraino. L’aumento delle violenze è stato osservato in diverse zone del fronte tra i due schieramenti, ma la situazione sembra piuttosto critica soprattutto nel sud, vicino a Mariupol. L’Unione Europea nel frattempo ha rinnovato le sanzioni alla Russia, accusata di sostenere militarmente i ribelli, ma ha deciso di non adottare misure più drastiche. Da diversi mesi è chiaro un po’ a tutti che l’accordo di pace firmato lo scorso febbraio a Minsk, in Bielorussia, non sta più in piedi. Ma nessuno sembra avere soluzioni alternative ed efficaci per terminare la guerra in Ucraina.
Le nuove immagini aeree di un campo militare russo
Il 30 giugno il Daily Beast ha ripubblicato un video diffuso da “Dnipro-1”, uno dei molti reggimenti filo-governativi di volontari che combattono contro i ribelli filo-russi nell’Ucraina orientale. Il video – girato da un drone vicino a Sontsevo, nella regione di Donetsk – dice di mostrare nuove prove del coinvolgimento della Russia nella guerra in Ucraina. Le immagini sono state riprese in due momenti diversi, prima a maggio e poi a giugno, e mostrano un aumento piuttosto significativo delle attività di un campo militare russo vicino al fronte di battaglia (nel giro di due settimane sono comparsi carri armati, nuovi equipaggiamenti per le comunicazioni e sono state costruite nuove strade).
Quest’area si trova sulla strada che da Donetsk, città sotto il controllo dei ribelli filo-russi, porta fino a Mariupol. All’inizio del mese, inoltre, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha rilevato grandi quantità di armi e soldati a Komsomolskoye e Razdolnoye, che si trovano rispettivamente a 15 e 10 chilometri dalla base militare individuata dalle riprese di Dnipro-1. Come ha detto più volte Alexander Zakharchenko, il capo della Repubblica Popolare di Donetsk, i ribelli non controllano alcuna città che ha le caratteristiche di Mariupol. Una sua conquista potrebbe sia interrompere le linee di rifornimento dell’esercito ucraino nella zona, sia rafforzare l’economia dei territori controllati dai ribelli. Secondo alcuni analisti, l’allargamento del campo militare russo vicino a Mariupol potrebbe voler dire che la Russia sta preparando, insieme ai ribelli, un’azione militare per cercare di prendere il controllo della città.
Map. Situation in eastern #Ukraine, July 7, 00:00 EET pic.twitter.com/IdqUl5661K
— NSDC of Ukraine (@NSDC_ua) July 7, 2015
I problemi economici e militari dell’Ucraina
L’economia ucraina intanto è in una situazione piuttosto grave, ed è diventata ancora più critica dopo la decisione della Russia di sospendere le forniture di gas impedendo quindi al governo ucraino di accumulare riserve per il prossimo inverno. Anders Ablund, esperto di economia ucraina dell’Atlantic Council, ha detto che l’Ucraina ha bisogno di 10 miliardi di dollari nei prossimi due anni per riuscire a sopravvivere. Il Washington Post descrive così quello che sta succedendo:
Il governo ha imposto drastiche misure di austerità, tra cui tagli netti ai sussidi per il gas e una grande riduzione delle pensioni. A differenza della Grecia, l’Ucraina ha adottato ogni doloroso cambiamento richiesto dal Fondo Monetario Internazionale, nonostante stia combattendo una guerra. L’Unione Europea, che ha messo a disposizione circa 200 miliardi di euro per salvare la Grecia, ha offerto all’Ucraina poco meno di 5 miliardi di euro. Gli Stati Uniti, che hanno dato circa 18 miliardi di euro per salvare il Messico dal default e 16 miliardi di euro per la ricostruzione dell’Iraq, hanno messo a disposizione 2,7 miliardi di euro di prestiti per l’Ucraina.
Anche dal punto di vista militare la situazione non è buona. L’esercito ucraino si sta dimostrando non attrezzato e non preparato per affrontare un nemico di questo tipo e in alcune città tra cui Mariupol le linee di difesa sono formate per lo più da battaglioni di volontari musulmani e di estrema destra. Il New York Times ha dedicato martedì un articolo ai volontari ceceni che sono arrivati nell’Ucraina orientale per combattere contro i russi. Un comandante ceceno che non ha voluto rivelare la sua vera identità ha detto al New York Times: «Ci piace combattere contro i russi. Noi combattiamo sempre contro i russi». Quest’uomo è a capo di uno dei tre battaglioni islamici di volontari che si sono posizionati nelle zone più “calde” dei combattimenti. Ha raccontato che «la guerra per noi non è mai finita. Non siamo mai scappati da una guerra contro i russi, e mai lo faremo». Per diminuire l’influenza di questi battaglioni non controllabili dal governo di Kiev, gli Stati Uniti stanno portando avanti un programma di addestramento per la guardia nazionale ucraina. Per il momento, comunque, le misure prese dagli alleati dell’Ucraina non si sono dimostrate sufficienti.
Perché nessuno fa niente
Rispetto allo scorso autunno sono cambiate le priorità di quegli stati che più si erano interessati a una risoluzione della crisi in Ucraina. Nelle ultime settimane in Europa i due temi più discussi e affrontati sono diventati l’immigrazione e la crisi greca: durante i loro frequenti vertici internazionali, i capi di stato e di governo dei principali paesi dell’Unione Europea hanno parlato soprattutto della ridistribuzione dei migranti che entrano illegalmente in Europa e delle possibili soluzioni al problema del debito della Grecia. Gli Stati Uniti, che erano stati i primi ad adottare delle sanzioni contro la Russia, sono impegnati nell’ultimo round di colloqui sul nucleare iraniano, quello che potrebbe risultare decisivo per il raggiungimento di uno storico accordo su cui ha puntato molto l’amministrazione di Barack Obama.
Il segretario di stato americano John Kerry, scrive il Washington Post, continua a parlare degli accordi di Minsk come se fossero ancora validi, senza considerare la realtà dei fatti. Obama ha rifiutato l’ultima richiesta del governo ucraino di trasferire alcune armi difensive come i missili anti-carro, che potrebbero fare dei danni ai mezzi militari russi. Anche l’Europa – in particolare la cancelliera Angela Merkel – ha detto che dare armi all’Ucraina potrebbe provocare una reazione del nemico, invece che dissuaderlo dall’agire. Il problema è anche legato al fatto che non sembrano esserci soluzioni alternative e valide all’accordo di Minsk: la scorsa settimana il presidente ucraino Petro Poroshenko ha introdotto una legge che prevede più potere ai governi locali: la legge è stata però respinta dai ribelli, che non l’hanno considerata sufficiente a soddisfare le loro richieste.