Cos’era X-Files
Lo racconta Arianna Bonazzi su Prismo, in attesa della nuova stagione: fra alieni, misteri misteriosi e molto complottismo
Arianna Giorgia Bonazzi ha raccontato sul magazine online Prismo il successo di X-Files, una delle serie televisive più famose negli anni Novanta di cui di recente è stata annunciata una nuova stagione (che negli Stati Uniti andrà in onda nel gennaio del 2016). X-Files è andato in onda per nove stagioni dal 1993 al 2002 e ha reso famosi i suoi due protagonisti: Gillian Anderson – che interpreta l’agente Dana Scully – e David Duchovny – che interpreta l’agente Fox Mulder. Iniziato come una “normale” serie tv di fantascienza, negli anni è diventata una delle serie più apprezzate: nel 1997 vinse anche un Golden Globe come miglior serie drama dell’anno, davanti a E.R. e NYPD Blue.
Gran parte del successo della serie – immersa in un complottismo spesso autoironico – era dato dallo spessore dei due personaggi principali – Mulder e Scully – entrambi i quali torneranno nella nuova stagione. Bonazzi spiega che probabilmente la nuova seria punterà sull’effetto “vintage” piuttosto che provare a proporre qualcosa di nuovo. Racconta che anni fa si era appassionata alla serie perché «aveva tutto. Bambini inquietanti dagli occhi cattivi, rapiti dagli alieni e da loro adulterati con impianti sottopelle, gemelline bionde sataniche capaci di uccidere. Molti segni schifosi sulla pelle. Un bel po’ di serial-killer in tuta arancione pre-sedia-elettrica: uno dei quali, Eugene Tooms, ricorrente nella serie e pertanto piuttosto di culto, si svegliava ogni trent’anni per nutrirsi di fegati umani dall’effetto anti-età, e viveva in un nido interamente costruito con la bile delle sue vittime.»
Le prove del prepotente ritorno degli anni Novanta si sprecano. C’è Jurassic World nei cinema e Tangentopoli in tv, David Lynch ha promesso che rifà Twin Peaks, un Bush e un Clinton concorrono per la Casa Bianca, e il prezzo del petrolio si è dimezzato, per la prima volta da allora. Manca solo la paventata reunion degli Oasis, per ottenere l’inquietante sensazione di un viaggio nel tempo nella direzione sbagliata.
Tutto questo, però, non basterebbe a darci la pelle d’oca, senza il ritorno sugli schermi della coppia più amata dagli ufologi di tutte le età: David Duchovny e Gillian Anderson.
The X-files– cioè i documenti irrisolti dall’FBI per la presenza di componenti misteriose, extraumane, paranormali – è stato il più eccezionale frullato di fantascienza, mistery-story, crime-story, sfiga e anche romance (alla settima serie, i due agenti finiscono per generare un figlio, forse di Mulder, forse alieno, la cui nascita viene segnalata dalla presenza di una stella cometa!) che, in mancanza dell’odierno e sterminato menù di serie televisive, metteva insieme quaranta-cinquantenni rimasti sotto con Star-Trek, ragazzini secchioni o morbosetti, single proprietari di cartolerie assetati di porno strani e cerchi nel grano, bambini amanti di spavento lasciati soli davanti alla tivù e, come me, bambine cresciute a documentari sugli angeli e letture sui viaggi fuori dal corpo.
Per nove stagioni, con le amiche più occhialute, parlavamo dell’ipotesi che i due agenti più picchiabili dell’FBI (neanche a dirlo, il credulone e la scettica, i classici opposti che si attraggono) finissero a letto assieme, fantasticando nel frattempo sul nostro futuro di medici legali, criminologhe, o inscopabili agenti dell’FBI (fortunatamente, non è poi andata così, né a noi, né alle attuali agenti delle serie TV, che come Carrie di Homeland non si negano neanche le passioni coi terroristi islamici).