Le manifestazioni di giovedì in Grecia
Migliaia di persone hanno partecipato a cortei in diverse città, per il Sì e per il No al referendum: oggi ce ne saranno di più grandi e affollate
Giovedì 2 luglio in diverse città della Grecia sono state organizzate manifestazioni da parte dei sostenitori del “No” e del “Sì” al referendum indetto per domenica prossima dal governo, e che dovrebbe servire a decidere se accettare o meno le proposte dei creditori internazionali per fare ottenere al paese nuovi prestiti ed evitare un ulteriore aggravarsi della sua crisi. Il Partito comunista greco ha portato in piazza ad Atene circa 6mila persone, che hanno dimostrato davanti agli uffici dell’Unione Europea chiedendo di votare “No” al referendum. Altri sostenitori di partiti di sinistra hanno partecipato a manifestazioni chiedendo sempre che siano respinte le proposte dei creditori internazionali. Alcuni manifestanti hanno bruciato bandiere dell’Unione Europea e ci sono stati momenti di tensione con la polizia, che sorvegliava le manifestazioni.
Per oggi sono previste due grandi manifestazioni conclusive della campagna elettorale per i referendum, che è durata pochissimo considerato che la consultazione è stata annunciata solo domenica scorsa dal primo ministro greco Alexis Tsipras. Una manifestazione sarà a sostegno del “Sì”, l’altra del “No” e secondo i media greci parteciperà lo stesso Tsipras, che negli ultimi giorni ha più volte invitato a votare “No” definendo irricevibili le proposte dei creditori internazionali.
Come hanno spiegato diversi osservatori, a meno di 48 ore dal suo inizio, nessuno sembra avere le idee molto chiare sul referendum. Il quesito su cui dovranno esprimersi gli elettori parla genericamente di due documenti su cui la Grecia aveva trattato in ambito europeo, ma molte delle proposte sono di fatto scadute quando il governo greco ha deciso di non accettarle entro i termini stabiliti per la fine degli aiuti internazionali. Tsipras sostiene che se vinceranno i “No” non significherà la Grecia sarà automaticamente fuori dall’euro, ma diversi leader in ambito europeo la pensano diversamente e vedono il referendum come una scelta tra restare o meno all’interno dell’eurozona, anche perché nel frattempo le banche e lo Stato stanno finendo i soldi.
Secondo gli organizzatori, le manifestazioni di oggi serviranno anche per chiarire meglio scopi e obiettivi del referendum. I sondaggi più recenti parlano di un 47 per cento per il “Sì” e di un 43 per cento per il “No” con un 10 per cento di elettori ancora indecisi: ma sono sondaggi la cui affidabilità è dubbia e discussa. Il ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis ha detto che si dimetterà se vinceranno i “Sì”.