Governare da sinistra radicale
Non si può, dice Francesco Piccolo, se non si diventa meno radicali
Lo scrittore e giornalista Francesco Piccolo ha scritto un breve articolo sul Corriere della Sera invitando il primo ministro greco Alexis Tsipras ad accettare i compromessi offerti dall’Unione Europea sui nuovi prestiti alla Grecia. Piccolo spiega che al momento la sinistra radicale rappresentata da Tsipras può ottenere qualcosa solamente grazie a un «paradosso» politico: riuscire a tenere un «radicalismo meno radicale» e di conseguenza più efficace. A seconda di come si comporterà Tsipras, aggiunge Piccolo, «la sinistra radicale greca può decidere il futuro della sinistra radicale europea: se rientrare nella storia, rinnovandosi e cambiandola per tutti; o se restare ferma al vecchio metodo dei princìpi indiscutibili perché giusti».
Di solito la sinistra radicale sta all’opposizione, e ci sta bene. Non ha nessuna voglia di vincere le elezioni, così le sue idee restano indimostrabili e limpide. Tsipras e il suo partito invece le elezioni le hanno vinte e adesso pongono un problema che sarebbe interessantissimo se non fosse così tragico: può la sinistra radicale, con la forza pratica del potere, opporsi in modo concreto e sensato allo strapotere del capitalismo europeo?
Il paradosso è questo: può farlo soltanto se il suo radicalismo ha un limite. Se il radicalismo non è radicale. Se riesce, cioè, a ottenere ciò che la sinistra moderata non riesce a ottenere: che il welfare torni a essere più importante della restituzione del debito (in fondo è questo cambio gerarchico che ha cambiato la storia recente dell’Europa). A questo punto, la sinistra radicale greca dovrebbe avere il giocare questa partita all’interno delle regole date, e resistere alla tentazione di farle saltare, anche dopo il referendum.