Cosa rimane a Glastonbury, dopo
Le foto della distesa di spazzatura che si sono lasciati alle spalle gli oltre 170 mila partecipanti a uno dei più importanti festival musicali al mondo
Domenica 28 giugno si è concluso il festival di Glastonbury, uno dei più importanti festival musicali del mondo, che si tiene ogni anno dal 1970 a Worthy Farm, nel Somerset inglese. Oltre alle foto dei concerti e dell’atmosfera festosa fatta di accampamenti colorati, gente agghindata con fiori e stivali di gomma per resistere al fango, Glastonbury è famoso anche per le immagini dei rifiuti lasciati dai quasi 180 mila partecipanti, una volta terminato il festival: cestini straripanti di lattine e bottigliette, cartacce sul prato diventato da verde a terroso, tende e mucchi di spazzatura abbandonati.
Il festival impiega circa 1.300 volontari per raccogliere la spazzatura: 1.200 si guadagnano in questo modo il biglietto all’evento, i restanti fanno parte di associazioni come WaterAid e Bhopal Medical Appeal a cui devolvono lo stipendio ricevuto dal festival. Già da domenica sera i volontari hanno iniziato a raccogliere il materiale riciclabile, anche se i veri lavori sono iniziati lunedì alle sei del mattino: una squadra di 800 volontari ha iniziato a svuotare cestini e raccogliere cartacce, tra ragazzi assonnati e un po’ tristi che impacchettavano i bagagli e si abbracciavano tra un saluto e l’altro. Per ripulire interamente il terreno e riconvertirlo a fattoria saranno necessari oltre un milione di euro e fino a sei settimane di tempo.
Negli ultimi anni gli organizzatori del Festival si sono dati da fare per ridurre l’impatto ambientale dell’evento: piatti, posate, bicchieri e sacchetti sono in materiale riciclabile e ne viene organizzata la raccolta, mentre i bar, il teatro e le docce del Festival ricevono energia da pannelli solari. Gli organizzatori inoltre devolvono parte degli introiti a Greenpeace e dal 2000 a oggi hanno piantato diecimila alberi.