La Grecia è in default con il FMI
È scaduto il termine per il rimborso che il governo di Atene doveva versare all'FMI e non è stato trovato ancora alcun accordo con i creditori sul piano di aiuti: cosa succede ora
Alla mezzanotte di martedì 30 giugno è scaduto il termine per il rimborso delle rate di giugno che il governo della Grecia doveva versare al Fondo Monetario Internazionale. Si tratta di circa 1,6 miliardi di euro. La Grecia aveva già annunciato nel pomeriggio attraverso il ministro delle Finanze Varoufakis che non avrebbe pagato. Il Fondo avrebbe potuto concedere un rinvio sui pagamenti, secondo una clausola prevista dal suo statuto in casi eccezionali, e il vice-primo ministro greco aveva dichiarato in serata alla televisione ERT di averlo richiesto. Poco dopo la mezzanotte di martedì 30 giugno, le notizie del mancato pagamento e della richiesta di proroga sono state confermate dal FMI che ha anche detto che prenderà in considerazione la domanda di rinvio «a tempo debito». Non è però chiaro cosa significhi. Gerry Rice, portavoce del FMI, ha comunque dichiarato che la Grecia non potrà ricevere ulteriori finanziamenti se gli arretrati non verranno cancellati.
Di fatto dalla mezzanotte di oggi la Grecia è in default nei confronti del Fondo Monetario Internazionale, anche se il Fondo stesso preferisce usare l’espressione «arretrato». A questo punto, la procedura prevede che la direttrice del FMI Christine Lagarde invii un primo sollecito alla Grecia e un secondo dopo due settimane sottolineando la gravità del mancato rispetto degli obblighi e sollecitando una liquidazione completa e tempestiva. Dopo un mese Lagarde dovrebbe notificare al consiglio di amministrazione che c’è un’insolvenza, momento che fa partire ufficialmente la procedura di arretrato. Lagarde ha però già fatto sapere nei giorni scorsi che avrebbe fatto immediatamente la notifica e che il default sarebbe scattato da subito. La Grecia andrà incontro a una serie di altre conseguenze.
La Grecia perderà innanzitutto la possibilità di accedere alle risorse del Fondo Monetario Internazionale anche se il programma con il Fondo, a differenza di quello con i creditori europei, vale fino al marzo 2016. Scrive il Sole 24 Ore: «Nel caso della Grecia, questo include circa 3,6 miliardi di euro residui dal secondo pacchetto di salvataggio (circa la metà del totale non ancora sborsato dai creditori, a causa dell’inadempienza di Atene sulle condizioni del programma economico)». Se la situazione di insolvenza dovesse prolungarsi per 18 mesi, la Grecia perderebbe il proprio diritto di voto e dopo 24 mesi potrebbe essere espulsa.
Il mancato pagamento di 1,6 miliardi di euro è il più grosso mai avvenuto nei confronti del Fondo monetario: l’ultimo paese a non pagare è stato, nel 2001, lo Zimbabwe, che resta in arretrato, insieme a Somalia e Sudan. Il prossimo 20 luglio la Grecia deve rimborsare circa 3,5 miliardi di euro alla BCE e se non lo farà la Banca centrale europea potrebbe decidere di tagliare l’accesso della Grecia di prestiti d’emergenza. Mercoledì si riunirà il Consiglio direttivo della Banca centrale europea e dovrà decidere come reagire al mancato pagamento della Grecia al Fondo Monetario Internazionale.
A mezzanotte è scaduto anche il programma di salvataggio della Grecia del Fondo europeo di stabilità finanziaria. Oggi, il governo di Atene aveva chiesto ai paesi che adottano l’euro un nuovo prestito e, come scrive BBC, in alternativa una proroga del piano di salvataggio ancora in corso e iniziato nel 2012. La proposta è stata valutata dai ministri delle Finanze dei paesi che fanno parte dell’euro, ma non è stato trovato alcun nuovo accordo.
Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, ha dichiarato che «è troppo tardi» per estendere l’attuale programma di salvataggio ad Atene, ma ha detto che la Grecia manderà una nuova proposta domani e che i ministri si riuniranno alle 11.30 per discuterla. Il nuovo piano di salvataggio, ha aggiunto, dovrà comunque avere condizioni «più severe». Nel pomeriggio, il governo tedesco aveva anticipato che non avrebbero potuto esserci nuovi accordi prima di domenica prossima, quando in Grecia si terrà il referendum voluto dal governo Tsipras per chiedere ai greci se accettare o meno le proposte dei creditori internazionali e evitare il fallimento del paese.