Chi ha diritto al dominio .amazon?
L'azienda statunitense di vendite online o gli stati sudamericani che lo vogliono usare per l'Amazzonia?
di Brian Fung - The Washington Post
Prima che “Amazon” diventasse un’azienda per le vendite online attiva in buona parte del mondo, il termine che in italiano è traducibile in “Amazzonia” era sostanzialmente usato per fare riferimento alla foresta pluviale tropicale in Sudamerica. Con tutto ciò che ormai rappresenta Amazon –spedizioni gratuite, acquistare qualsiasi cosa con un clic, gratificazione istantanea – molti di noi hanno dimenticato il primo significato della parola. Ma ci sono paesi come Perù, Brasile e altre nazioni sudamericane che se lo ricordano e sono nel mezzo di una battaglia con Amazon.com su chi potrà ottenere il controllo del dominio web “.amazon”.
La scorsa settimana due parlamentari statunitensi si sono inseriti nel dibattito, scrivendo una lettera a favore di Jeffrey P. Bezos, il CEO di Amazon. Il repubblicano J. Randy Forbes e la democratica Suzan DelBene, che si occupano di questioni legate ai marchi registrati, hanno scritto che “né il Brasile né il Perù hanno alcun diritto legalmente riconosciuto – a prescindere dai diritti per la proprietà intellettuale – per il termine Amazon. Non c’è nessuna base nella legge internazionale per questi paesi per rivendicare diritti in questi termini”.
I critici contestano ad Amazon il fatto che un’azienda si possa appropriare di un nome con uno specifico significato storico e culturale, e il modo in cui sarà risolto questo contenzioso potrebbe avere conseguenze in tutti gli altri conflitti di questo tipo. In che modo Apple, l’azienda tecnologica il cui nome in inglese significa “mela”, se la vedrà con i coltivatori di mele? O che ne sarà dell’azienda che produce vestiti col marchio Patagonia nei confronti di Cile e Argentina che condividono la sovranità territoriale sull’area geografica che porta lo stesso nome?
La battaglia per aggiudicarsi .amazon dura da qualche anno, ma è diventata di stretta attualità da quando gli Stati Uniti hanno iniziato a prepararsi per lasciare la guida dell’Internet Corporation for Assigned Names (ICANN), l’organismo che si occupa della supervisione di Internet, a un comitato internazionale. L’ICANN di recente ha sospeso la domanda inoltrata da Amazon per registrare .amazon in seguito a un’obiezione in tal senso presentata nel 2013 dal Perù. Durante uno degli incontri dell’organizzazione, un rappresentante del Perù disse che “.amazon è un nome geografico che rappresenta territori importanti di alcune nostre regioni in cui ci sono comunità con la loro cultura e identità associate a quel nome”. Altri paesi del Sudamerica come Argentina, Brasile, Cile e Uruguay assunsero la stessa posizione.
Amazon ha accusato queste nazioni di avere “politicizzato” la questione e dice di avere tutto il diritto di usare “.amazon” in contesti diversi da quelli geografici. Potrebbe per esempio utilizzarlo per creare un indirizzo libri.amazon o musica.amazon, per rendere più semplice la ricerca di determinati prodotti all’interno del suo enorme catalogo. Un portavoce di Amazon non ha comunque risposto alla nostra richiesta di lasciarci un commento sulla questione, e lo stesso è successo con l’ICANN.
The Washington Post