Il blocco dei contratti della pubblica amministrazione è incostituzionale
Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, ma la sentenza non è retroattiva
Il blocco della contrattazione collettiva e degli stipendi dei dipendenti della pubblica amministrazione – stabilito nel 2010 dal governo Berlusconi e poi confermato anno dopo anno dai successivi governi per ragioni di bilancio – è incostituzionale, ha stabilito la Corte Costituzionale. Al contrario di quanto era stato deciso per il blocco dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni – in nome della “tutela dei diritti acquisiti”, ma era stata una decisione molto contestata – la sentenza non ha però valore retroattivo ma solo a decorrenza dalla sua pubblicazione: significa che gli scatti e gli adeguamenti riprenderanno dall’anno prossimo ma il governo non dovrà versare gli arretrati degli ultimi cinque anni.
La Corte Costituzionale, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate con le ordinanze R.O. n. 76/2014 e R.O. n. 125/2014, ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, l’illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno prorogato.
La Corte ha respinto le restanti censure proposte