L’UE ha esteso le sanzioni contro la Russia
La proroga è stata decisa dai ministri degli Esteri dei paesi membri e durerà altri sei mesi: le sanzioni saranno in vigore fino al gennaio del 2016
Lunedì 22 giugno i ministri degli Esteri dei paesi membri dell’Unione europea hanno deciso all’unanimità di prolungare di altri sei mesi le sanzioni contro la Russia come risposta al «ruolo destabilizzante» della Russia in Ucraina orientale: la Russia è infatti da tempo accusata di sostenere militarmente e finanziariamente i separatisti filorussi in Ucraina. Le sanzioni sarebbero dovute scadere nel luglio del 2015, ma resteranno in vigore fino al 31 gennaio del 2016. La Russia sta attraversando una grave crisi finanziaria ed economica e le sanzioni riguardano interi settori dell’economia russa, come quello bancario, della finanza, dell’energia e soprattutto quello militare; sono state estese «fino a quando la Russia non terrà fede ai propri obblighi previsti dall’accordo di Minsk», ha detto il ministro degli Esteri britannico, Philip Hammond.
La tregua in Ucraina dell’est, concordata dopo una lunga trattativa a Minsk in Bielorussia e iniziata tra il 14 e il 15 febbraio, prevedeva la fine dei combattimenti tra l’esercito ucraino e i miliziani filorussi che vogliono l’indipendenza di parte dell’Ucraina dell’est, il ritiro dall’Ucraina dei combattenti stranieri e il ritiro degli armamenti pesanti (cioè armi con un calibro superiore ai cento millimetri: la gran parte dei carri armati e dell’artiglieria lanciarazzi) di almeno 25 chilometri dal fronte con la creazione di un’area di cinquanta chilometri tra gli armamenti pesanti dei due eserciti. I ribelli sono sostenuti dalla Russia, che ha fornito loro molte armi e mezzi pesanti. Diversi elementi indicano che in alcune occasioni l’esercito russo ha direttamente appoggiato i ribelli e che molti cittadini russi, tra cui alcuni militari, hanno combattuto e combattono ancora in Ucraina accanto ai ribelli. L’accordo non sta quindi funzionando pienamente.
Le sanzioni erano state decise il 29 luglio del 2014, dopo una riunione di emergenza convocata a Bruxelles in seguito all’abbattimento, il 17 luglio del 2014, dell’aereo del volo MH17 di Malaysia Airlines, con a bordo 298 civili, precipitato in una zona dell’Ucraina dell’est controllata dai ribelli filo-russi. Rafforzate nel settembre del 2014, queste sanzioni hanno contribuito alle difficoltà dell’economia russa senza influenzare però l’atteggiamento del presidente Vladimir Putin. Mosca ha in più di un’occasione respinto le accuse riguardanti il suo ruolo nel conflitto in Ucraina e in risposta alle misure restrittive europee, ha imposto un anno di embargo sui prodotti alimentari provenienti dai paesi che hanno imposto le sanzioni. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, la scorsa settimana, aveva fatto sapere che la reazione del suo paese si sarebbe basata su un “principio di reciprocità”, suggerendo dunque che il governo di Putin avrebbe a sua volta esteso le contromisure alle sanzioni.