Comincia la seconda stagione di “True Detective”
Cosa si dice dei nuovi episodi di una delle serie tv più popolari degli ultimi anni, che in Italia inizia oggi
Negli Stati Uniti andrà in onda stasera, 21 giugno, la prima puntata della seconda stagione della serie tv poliziesca True Detective, una delle più apprezzate e popolari degli ultimi anni (in Italia la serie sarà trasmessa da Sky Atlantic a partire da lunedì 22 giugno). Della nuova stagione di True Detective si parla da mesi, soprattutto per il fatto che rispetto alla prima stagione cambieranno completamente sia il cast sia il contesto della storia: mentre la prima stagione era ambientata in Louisiana e aveva come protagonisti Matthew McConaughey e Woody Harrelson – molto apprezzati dai critici – nella nuova stagione ci saranno Colin Farrell, Rachel McAdams e Vince Vaughn, e la vicenda sarà ambientata in California. L’ideatore della serie, lo scrittore Nic Pizzolatto, ha detto che lui stesso funzionerà da legame fra le due stagioni: «misteri, amicizie, personaggi e idee… Alla fine si riduce tutto a me stesso. Ecco ciò che renderà [la prima e la seconda stagione] parte di un’unica serie».
Cos’era
Secondo molti, il successo della prima stagione True Detective stava nel fatto che non fosse una “normale” crime o detective story. McConaughey e Harrelson non erano supereroi: non incarnavano il mito machista del poliziotto né erano portatori di messaggi e lezioni morali. La serie era retta in gran parte dall’esplorazione delle debolezze e dell’evoluzione dei personaggi, dovuta soprattutto alla scrittura di Nic Pizzolatto. Nei frequenti dialoghi fra i due protagonisti – presi in giro, da alcuni, per la loro lunghezza e seriosità – l’approccio alla vita diretto e quasi rozzo di Martin si contrapponeva alle riflessioni filosofiche di Rust: in generale, McConaughey e Harrelson sono da allora stati considerati una delle coppie di personaggi meglio assortita nella storia della televisione.
Anche la regia e la fotografia ottennero critiche entusiaste: il regista Cary Joji Fukunaga – che si occupò di tutte le puntate della prima stagione – si è soffermato molto sullo spazio, insistendo spesso sulle riprese del paesaggio piovoso, grigio e povero della Louisiana, fatto di paludi e panorami quasi primitivi, attraverso riprese a campo lunghissimo e un’ambientazione curatissima (per gli appassionati dal punto di vista tecnico, Fukunaga regala una sequenza emozionante alla fine della quarta puntata, con un incredibile piano sequenza lungo sei minuti). Il paesaggio, come ha spiegato Pizzolatto in un’intervista, era praticamente il terzo protagonista della serie.
Le basi della nuova stagione
Anche la seconda stagione di True Detective ruoterà attorno a un omicidio, la cui indagine si intreccerà con la storia personale dei protagonisti e quella più superficiale del giro della criminalità organizzata di Vinci, una piccola città fittizia della California. La parte dei due detective che indagano sul caso (che sono tre, se contiamo anche l’agente di polizia interpretato dall’attore canadese Taylor Kitsch) è stata data a Rachel McAdams e Colin Farrell. McAdams è un’attrice canadese da anni nota negli Stati Uniti sia per la sua parte in Mean Girls del 2004 sia per aver recitato in molti film di successo degli anni seguenti, fra cui la serie di Sherlock Holmes e Midnight in Paris. Una cosa notevole: il primo lungometraggio mai girato da McAdms è stato My Name is Tanino, un film del regista italiano Paolo Virzì. Farrell è un volto molto noto del cinema, che negli ultimi anni è tornato a recitare in ottimi film dopo essersi un po’ perso. Vince Vaughn, noto finora per le sue parti in film comici spesso assieme a Ben Stiller e Owen Wilson, interpreta invece l’ex capo di una piccola associazione criminale di Vinci.
Cosa se ne dice
Se ne è parlato piuttosto bene, con qualche eccezione (i critici americani hanno potuto guardare le prime tre puntate della serie, per poterne scrivere prima della sua uscita ufficiale). In molti hanno usato la prima stagione come termine di paragone. Mary McNamara, la critica televisiva del Los Angeles Times, ha parlato molto bene dell’interpretazione di McAdams e ha scritto che sia in questa stagione sia nella scorsa saranno il paesaggio e il contesto ad avere un ruolo importante (e la stessa cosa si può dire ad esempio di Mad Men, dice McNamara).
Mentre la prima stagione aveva un’ambientazione gotico-sudista, in questa ci troviamo di fronte a un noir californiano: e in entrambe le stagioni il paesaggio recita una parte attiva. Con la regia di Justin Lin – al contrario di quanto avvenuto con Fukunaga nella prima stagione, in questa ci saranno più registi all’opera – la topografia della California viene estesamente esplorata come se fossimo a bordo di un’auto da corsa: dai paesaggi aridi a quelli lussureggianti, passando per quelli industriali e costieri, con un’enfasi sulle vedute aeree e i tagli disegnati sulla terra dalle autostrade.
Il primo episodio della serie è stato invece criticato da molti: fra questi il critico cinematografico Tom Long ha scritto su Detroit News che la trama è piena di stereotipi e torna poco. Long, però, ammette anche che a partire dal secondo episodio le vicende hanno degli sviluppi interessanti e misteriosi. La critica televisiva Willa Paskin, su Slate, ha spiegato invece cosa si aspetta dalla nuova stagione affinché ottenga un successo paragonabile a quello della prima.
A parte i misteri e un certo turbamento di fondo, ciò che condividono la prima e la seconda stagione sono gli ingredienti per una bella amicizia. Nella prima stagione Rust Cohle e Marty Hart sono passati dall’essere estranei l’uno con l’altro a sviluppare un certo legame: un finale molto più soddisfacente della conclusione del mistero intorno a cui ruotava la serie, o della “spiritualità” stessa di Cole. A vedere i tre personaggi principali della nuova serie, sembra che ci troviamo davanti all’inizio non solo di un buon giallo, ma anche – speriamo – di una lunga collaborazione.