Il primo grande comizio di Hillary Clinton
Si è tenuto ieri a New York: Clinton ha provato a cambiare la sua immagine di politica efficiente e fredda e di attirare i consensi degli elettori "di sinistra"
di Anne Gearan e Philip Rucker – Washington Post
Sabato Hillary Clinton ha tenuto a New York il suo primo importante comizio della campagna elettorale presidenziale del 2016. In sintesi, Clinton ha promesso di volere un’America più accogliente e pronta ad affrontare i grandi problemi del futuro, e ha spiegato di voler essere la “campionessa” di cui gli Stati Uniti hanno bisogno, oltre che il primo presidente donna della loro storia.
Clinton ha parlato a lungo degli anni durante i quali è stata attivista in favore delle famiglie e dei bambini: nei suoi racconti ha mischiato aneddoti personali a proposte politiche, come per esempio quella di rendere più equa la società statunitense nel modo in cui sono raccolte le tasse, nelle procedure di voto e nella gestione dell’immigrazione. Clinton ha preso anche di mira i Repubblicani, che a suo dire sono interessati solo a compiacere la parte più ricca della popolazione: un gruppo di cui Clinton fa parte, tra l’altro, e su cui farà affidamento per finanziare la propria campagna elettorale in cui cercherà di raccogliere più di un miliardo di dollari di fondi. Ha detto Clinton, alle cui spalle era visibile il quartiere di Wall Street:
«Il benessere non può appartenere solo agli amministratori delegati o ai responsabili dei fondi di investimento. La democrazia non è fatta per compiacere miliardari e lobby. Il benessere e la democrazia sono due diritti fondamentali anche per voi. Siete stati voi a far tornare grande la nostra nazione. Ora è il momento – il vostro momento – di difendere i progressi che abbiamo fatto, e proseguire oltre»
Clinton ha annunciato la propria candidatura in aprile, ma finora non si era capito che volesse adottare uno stile populista di sinistra. Sabato ha cercato di spiegare in una frase per quale motivo si è candidata, dicendo che si presenta per conto di «tutti quelli che sono stati esclusi ma che si rifiutano di rimanere esclusi». Clinton si è riferita a tutte le persone che negli ultimi anni sono state danneggiate dalla crisi finanziaria, e anche a lei stessa, esclusa dalla candidatura alla Casa Bianca nel 2008 dopo essere stata a lungo considerata la favorita. Nel discorso di sabato Clinton è apparsa più rilassata rispetto ai comizi tenuti durante la scorsa campagna elettorale: ha sorriso e lasciato che il pubblico applaudisse con frequenza, senza interrompere. L’applauso più grande Clinton l’ha ottenuto dopo aver scherzato sul fatto che potrebbe diventare il primo presidente “diverso” sotto molti aspetti: «forse non sarò il candidato più giovane. Ma almeno sarò la più giovane presidente nella storia degli Stati Uniti. E la prima nonna, anche».
Durante il suo comizio, Clinton non ha nominato esplicitamente alcun candidato repubblicano. È probabile che avesse in mente Marco Rubio quando ha detto che anche i candidati repubblicani più giovani «hanno in testa tutti la stessa canzone, e si chiama “Yesterday”», accusandoli quindi di puntare su proposte politiche già viste (Rubio due mesi fa aveva preso in giro Clinton dicendo che la considerava un candidato del passato: «of yesterday», in inglese). In generale, comunque, Clinton ha attaccato molto i repubblicani: li ha accusati di voler abolire la riforma sanitaria – a cui la stessa Hillary Clinton aveva lavorato, molti anni prima dell’approvazione dell’Affordable Care Act nel 2010 – di volere espellere brutalmente gli immigrati e diminuire la libertà di scelta riguardo l’aborto. Sul cambiamento climatico, ha aggiunto: «chiedete a molti dei loro candidati cosa ne pensano del cambiamento climatico – una delle più grandi minacce della nostra epoca – e vi risponderanno “non sono uno scienziato”. Beh, perché non cominciano ad ascoltare qualcuno che lo è davvero?».
Clinton ha poi promesso che premierà le aziende che sapranno fare investimenti a lungo termine, e ha detto che intende far tornare gli Stati Uniti al vertice dell’innovazione scientifica aumentando i finanziamenti pubblici e privati. Ha anche promesso di ristrutturare alcuni edifici scolastici e di rendere le università più accessibili dal punto di vista economico. Non ha parlato molto di politica estera, limitandosi a citare in un passaggio il quartier generale delle Nazioni Unite, visibile alle sue spalle e dentro al quale ha ricordato di aver lavorato a lungo quando era segretario di Stato.
Sul palco, dietro di lei, c’erano suo marito Bill e sua figlia Chelsea: le attenzioni maggiori sono state però sul particolare rapporto di Hillary con la madre. Citando la storia di come sua madre Dorothy Rodham è riuscita a venir fuori da un’infanzia complicata senza perdere la fiducia verso gli altri, Clinton ha colto l’occasione per parlare di ottimismo, perseveranza e gentilezza, qualità che dice di avere imparato da sua madre: «quand’ero piccola, non ha mai lasciato che venissi frenata da un bullo o da una barriera imposta da altri. Molti anni dopo, quando viveva in casa nostra, cercava di insegnarmi le stesse cose: tornavo a casa da una brutta giornata al Dipartimento di Stato, o al Senato, e mi sfogavo con lei al nostro piccolo tavolo della cucina. Lei, da parte sua, continuava a ripetermi per quali motivi dobbiamo perseverare in quello che facciamo, anche quando abbiamo avversari tosti».
L’enfasi sulla storia personale di Clinton fa parte degli sforzi per cambiare la sua immagine pubblica, che è spesso stata quella di una politica efficiente e un po’ fredda. Praticamente ad ogni apparizione pubblica cita sua nipote Charlotte, che è nata otto mesi fa, con un esplicito orgoglio da nonna. Un video diffuso dal suo staff alcuni giorni fa descrive Clinton come uno strenuo difensore dei diritti delle famiglie e dei bambini, mostrando foto della sua decennale carriera politica. Clinton ha detto che «tutti meritano una possibilità per vivere al livello del potenziale che Dio ha dato loro. È questo il sogno che ci rende simili gli uni con gli altri. È questa la battaglia che dobbiamo portare avanti. […] È il patto che sta alla base della mentalità americana: fai il tuo dovere, e avrai la possibilità di migliorare la tua condizione. E quando tutti fanno la propria parte, anche gli Stati Uniti migliorano la propria condizione».
L’idea di una società in cui tutti sono protetti e aiutati da un governo onnipresente deve molto alle teorie di Franklin Delano Roosevelt, presidente dal 1933 al 1945 e creatore delle riforme economiche del “New Deal”. È una dottrina da cui però molti democratici, di recente, si sono allontanati: compreso il marito di Clinton, l’ex presidente democratico Bill Clinton. La scelta di Hillary Clinton sembra suggerire che la sua campagna cercherà di attirare l’ala più a sinistra del Partito democratico, oltre a tutte quelle persone che si sentono escluse dalle possibilità economiche offerta dalla società americana. Fa anche pensare che Clinton ritiene di poter superare i pregiudizi che circolano su di lei e la sua presunta vicinanza agli ambienti della finanza americana, cosa che in passato le ha già creato qualche problema.
(il video del discorso integrale di Clinton)
©Washington Post 2015