Il governo della Polonia è nei guai
Negli ultimi giorni si sono dimessi il presidente del parlamento e tre ministri, tra gli altri, per uno scandalo cominciato con delle conversazioni registrate di nascosto al ristorante
Negli ultimi tre giorni in Polonia si sono dimessi il presidente del parlamento Radoslaw Sikorski, il ministro del Tesoro Włodzimierz Karpiński, quello della Salute Bartosz Arłukowicz e quello dello Sport Andrzej Biernat. A loro si sono aggiunti due consiglieri della prima ministra Ewa Kopacz, due segretari di stato e un sottosegretario. La decisione è stata presa dopo la pubblicazione di alcuni atti riguardanti l’inchiesta su uno scandalo di intercettazioni illegali, che è stata chiamata “Waitergate”.
Le intercettazioni hanno a che fare con varie conversazioni tra alcuni ministri del governo e alti funzionari vicini a Piattaforma Civica (PO, il partito di centro fondato nel 2001 da Donald Tusk, quello che ha il maggior numero di seggi alla Camera e al Senato e che insieme al Partito Popolare Polacco governa il paese dal 2007). Le conversazioni partono dal 2013 e sono state registrate in diversi ristoranti di lusso di Varsavia (“waiter” in inglese vuol dire “cameriere”). Una parte era già stata diffusa nel giugno del 2014 grazie a una serie di articoli apparsi sulla rivista polacca Wprost. Dopo le prime pubblicazioni, la polizia aveva perquisito la sede del giornale, sequestrato i computer dei redattori e avviato un’indagine penale. Nonostante il clamore, sembrava inizialmente che Piattaforma Civica non avrebbe subito gravi conseguenze: a settembre Tusk si era dimesso dopo essere stato nominato presidente del Consiglio europeo e Kopacz era diventata prima ministra.
All’inizio di questa settimana, però, il blogger e attivista Zbigniew Stonoga ha pubblicato sulla sua pagina Facebook 2.500 pagine di documenti riservati relativi all’inchiesta sulle intercettazioni: dalle trascrizioni risultano commenti su colleghi di partito, sulla linea politica del governo in politica estera e su vari leader stranieri. Nel luglio 2013, per esempio, Marek Belka, governatore della banca centrale, è stato registrato mentre diceva all’allora ministro dell’Interno che avrebbe potuto favorire il partito di governo in cambio di particolari attenzioni da parte del ministro delle Finanze in materia di politica monetaria. Si sente Radosław Sikorski, a quel tempo ministro degli Esteri, paragonare l’alleanza della Polonia con gli Stati Uniti al sesso orale e dare dell’incompetente al primo ministro britannico David Cameron. Secondo l’agenzia di stampa Associated Press, dopo la diffusione dei documenti Stonoga è stato arrestato con l’accusa di pubblicazione illegale di documenti classificati.
Non è chiaro chi abbia organizzato le intercettazioni. Diversi politici polacchi (e anche lo stesso Tusk) hanno sostenuto che dietro le registrazioni ci sia la Russia di Putin, che vuole esercitare un maggiore controllo sulla Polonia poiché durante i governi di Piattaforma Civica il paese è diventato uno stretto alleato degli Stati Uniti. La prima ministra Kopacz, che questa settimana è stata costretta ad annullare un viaggio a Bruxelles, ha tenuto una conferenza stampa annunciando le varie dimissioni e chiedendo scusa ai polacchi: «A nome di Piattaforma Civica, chiedo scusa».
Piattaforma Civica è comunque in difficoltà da diversi mesi e quest’anno ci saranno le elezioni politiche. Il 25 maggio scorso il conservatore Andrzej Duda, del partito di destra Diritto e Giustizia, ha vinto le elezioni presidenziali in Polonia con il 51,55 per cento dei voti, battendo il presidente uscente Bronislaw Komorowski di Piattaforma Civica. Diversi analisti attribuiscono la crisi di PO anche allo scandalo delle intercettazioni. Gli elettori e le elettrici polacche sarebbero state colpite dal lusso dei pranzi durante i quali sono avvenute le intercettazioni a base di vini costosi e sigari cubani: il costo di ognuno di quei pranzi superava il salario minimo mensile del paese. Molti polacchi, inoltre, sarebbero stati colpiti dai commenti di Sikorski poiché, scrive il Washington Post, «sembrano mostrare un altro lato del politico» fino ad allora esplicitamente filo-occidentale.
Sikorski aveva guidato diversi scioperi studenteschi con Solidarność contro il regime comunista durante i disordini politici dei primi anni Ottanta, aveva ottenuto asilo politico nel Regno Unito, ha studiato a Oxford prima di diventare un corrispondente estero. È sposato con Anne Applebaum, giornalista americana che scrive, tra l’altro, per il Washington Post e che ha vinto il Premio Pulitzer nel 2004.