I peacekeeper dell’ONU e lo sfruttamento sessuale
Un documento delle Nazioni Unite descrive il problema degli abusi e delle prestazioni sessuali a pagamento durante le missioni di pace
Un documento dell’OIOS – l’organo delle Nazioni Unite che si occupa di controllarne le funzioni e le operazioni – dice che ci sono stati centinaia di casi in cui i peacekeeper dell’ONU hanno barattato beni e medicinali in cambio di prestazioni sessuali. Il documento dovrebbe essere reso pubblico entro la fine di giugno, ma alcune agenzie di stampa – tra cui Reuters e Associated Press – ne hanno pubblicato anticipazioni. Il documento dell’OIOS parla di 480 casi di sfruttamento sessuale e denunce di abuso, dal 2008 al 2013. I peacekeeper – militari inviati dall’ONU con lo scopo di mantenere la pace in particolari aree del mondo – avrebbero barattato soldi, gioielli, telefoni cellulari, medicinali e altri oggetti in cambio di prestazioni sessuali che, in un terzo dei casi, riguardavano minori.
BBC scrive che il rapporto dell’OIOS parla anche di centinaia di donne di Liberia e Haiti che per fame, povertà o necessità di una migliore condizione di vita hanno fatto sesso a pagamento con peacekeeper delle Nazioni Unite. Il documento spiega che in caso di mancato pagamento le donne trattenevano i badge di riconoscimento dei peacekeeper e minacciavano di rivelarne l’identità e le attività. Il documento spiega che negli ultimi dieci anni è aumentato il numero di peacekeeper inviati in tutto il mondo (al momento sono circa 125mila) e, allo stesso tempo, sono diminuiti di molto i casi di abusi e sfruttamento sessuale.
Le Nazioni Unite, spiega Associated Press, non hanno un loro esercito e fanno quindi affidamento sulle truppe degli stati membri per le loro operazioni di peacekeeping (mantenimento della pace). Sono quindi i singoli stati a essere in primo luogo responsabili per le azioni compiute dai singoli soldati. Associated Press spiega anche che a essere proibito è solo il sesso in cambio di beni o soldi ma che, in realtà, anche il sesso consenziente tra peacekeeper e persone dei paesi in cui si svolgono le attività di peacekeeping è “fortemente scoraggiato” dalle Nazioni Unite, perché “basato su relazioni che si poggiano su dinamiche particolari”. Nel rapporto è anche scritto che i membri di staff con esperienze di lunghe missioni di peacekeeping ritengono che “dovrebbero avere diritto a relazioni romantiche”, parlando della questione della sessualità come di un diritto umano.