Guida al referendum del Regno Unito sull’UE
È iniziato il lungo processo per approvarlo: quando si farà? Chi è a favore? Cosa spera di ottenere il primo ministro David Cameron?
Martedì si è tenuta la prima votazione del Parlamento britannico sulla possibilità di tenere un referendum per la permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea: 544 parlamentari – tra cui anche i laburisti, inizialmente contrari – hanno votato a favore della proposta, mentre 53 hanno votato contro. Tra loro ci sono soprattutto esponenti dello Scottish National Party, il partito indipendentista scozzese, che si oppone all’uscita del paese dall’UE. L’approvazione della legge prevede svariati passaggi e richiederà ancora parecchio tempo: dovrà essere esaminata da un comitato parlamentare e nuovamente discussa e votata dalla Camera dei Comuni. Passerà poi alla Camera dei Lord e ritornerà infine alla Camera dei Comuni per l’approvazione finale.
Nonostante il percorso piuttosto macchinoso è improbabile che la proposta di organizzare il referendum non venga approvata, come dimostra anche la solida maggioranza con cui è passato il primo voto. Se ne parlerà ancora parecchio nei prossimi mesi, e interesserà non solo il Regno Unito ma tutti i paesi dell’Unione: queste sono le cose da sapere finora per farsene un’idea.
Chi l’ha proposto
Il referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea è una delle promesse elettorali fatte dal primo ministro conservatore David Cameron in vista delle elezioni legislative dello scorso maggio. Cameron, che è contrario all’uscita del paese dall’Unione, ha promesso per la prima volta il referendum nel gennaio del 2013, per far fronte al diffondersi di posizioni sempre più anti-europeiste tra l’opinione pubblica. Cameron ha detto che prima di organizzare il referendum avrebbe patteggiato nuovamente i termini della permanenza del Regno Unito nell’UE, così da ottenere un maggior decentramento dei poteri di Bruxelles. Al referendum si sono detti a lungo contrari i liberaldemocratici – alleati di Cameron al governo – e i laburisti, che lo hanno definito destabilizzante e inutile. In seguito alla vittoria dei Conservatori alle elezioni parlamentari, entrambi i partiti hanno accettato di appoggiarlo, pur rimanendo contrari all’uscita del Regno Unito dall’UE. Oltre che dai conservatori, il referendum è sostenuto anche dallo UKIP, il partito di destra xenofobo e nazionalista guidato da Nigel Farage.
Quando si terrà
Non è stata ancora proposta una data precisa, ma Cameron ha promesso che si svolgerà entro la fine del 2017. I referendum si svolgono solitamente a maggio o settembre, e secondo alcuni commentatori il governo potrebbe anticiparlo a maggio 2016 per farlo coincidere con le elezioni per il sindaco di Londra, e con quelle parlamentari in Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Secondo la Commissione elettorale, tenere il referendum lo stesso giorno delle elezioni potrebbe però creare confusione tra gli elettori. Gli euroscettici chiedono inoltre che si tenga al più tardi possibile per avere più tempo per la campagna elettorale.
Chi potrà votare
Potranno votare i cittadini della Gran Bretagna, dell’Irlanda del Nord e del Commonwealth con più di 18 anni, residenti in Regno Unito o all’estero da meno di 15 anni. Potranno votare anche i cittadini britannici residenti a Gibilterra, contrariamente a quanto succede nelle elezioni generali. Il Labour e lo SNP hanno chiesto di abbassare l’età minima per votare a 16 o 17 anni, come accaduto con il referendum per l’indipendenza scozzese del 2014, ma i Conservatori si sono opposti all’idea.
Quale sarà la domanda del referendum?
Non è stata ancora approvata. Nel 2013 i conservatori avevano proposto «Do you think that the United Kingdom should remain a member of the European Union?» (Pensi che il Regno Unito debba restare a far parte dell’Unione Europea?). La domanda deve essere approvata dalla Commissione Elettorale, che però l’ha definita poco chiara e ne ha proposta un’altra: «Should the United Kingdom remain a member of the European Union?» («Il Regno Unito deve restare un membro dell’Unione Europea?»)
Perché un referendum?
La prima e ultima volta che i cittadini britannici si sono espressi sui rapporti tra Regno Unito e Unione Europea è stato nel 1975, quando ratificarono con un referendum l’entrata del paese nella Comunità Economica Europea (CEE). Negli ultimi anni però i movimenti anti-europeisti sono cresciuti parecchio, come dimostra anche il successo dello UKIP, il principale partito a favore dell’uscita dell’UE: nel 2014 lo UKIP ha vinto le elezioni per il Parlamento Europeo mentre alle elezioni legislative ha preso circa 4 milioni di voti, il 13 per cento. Per questo molti, tra cui lo stesso Cameron, sono convinti che per arginare i movimenti anti-europeisti sia necessario un nuovo voto popolare. Come ha detto il ministro degli Esteri Philip Hammond dopo il voto di martedì, a una «intera generazione» è stato negato di dire la sua sul ruolo del Regno Unito in Europa ed è arrivato il momento che le persone abbiano «l’ultima parola»·
Chi vuole uscire dall’UE e perché
Molti britannici sono convinti che l’Unione Europea limiti eccessivamente l’indipendenza del Regno Unito, che le sue leggi interferiscano troppo con l’economia e che la prosciughino con le tasse eccessive imposte da Bruxelles agli stati membri. Sostengono anche che la libertà di movimento garantita a tutti i cittadini dell’Unione porti a pericolose migrazioni di massa dai paesi più poveri a quelli più ricchi. Secondo gli ultimi sondaggi, circa il 33 per cento dei cittadini britannici è a favore dell’uscita dell’Unione. I politici che rispecchiano questo punto di vista sono soprattutto i membri dell’UKIP, una frangia di conservatori, e una manciata di laburisti.
Chi vuole restare e perché
LibDem, laburisti, SNP, Plaid Cymru (il partito indipendentista gallese), e Verdi – vale a dire, quasi tutti i partiti all’opposizione – vogliono restare nell’Unione Europea, a meno che questo non comporti una ulteriore ingerenza di Bruxelles nel Regno Unito. Tra i contrari all’uscita dell’UE c’è anche il primo ministro David Cameron e buona parte dei Conservatori a lui vicini. Stando ai sondaggi, il 45 per cento dei cittadini britannici è d’accordo con loro e sostiene che la permanenza nell’UE sia più un vantaggio che un danno economico, e che facilita tra le altre cose l’esportazione dei prodotti britannici negli altri stati membri. Chi è su queste posizioni sostiene anche che l’arrivo di immigrati disposti a fare i lavori più umili favorisca la crescita economica e che uscire dall’UE potrebbe danneggiare il prestigio del paese, indebolirlo e isolarlo sulla scena internazionale.
Cosa spera di ottenere Cameron
Cameron non ha mai spiegato nel dettaglio cosa pensa di rinegoziare con i leader dell’Unione Europea, ma ci si può fare qualche idea in proposito mettendo insieme le cose che ha detto nei discorsi e nelle interviste ai giornali. L’idea generale è quella di mantenere una certa indipendenza e frenare qualsiasi ulteriore ingerenza economica e legislativa di Bruxelles in Regno Unito. Cameron è favorevole all’entrata nell’Unione Europa di nuovi paesi, a patto di approvare ulteriori controlli alle frontiere e prevenire migrazioni di massa; vuole restringere e ritardare l’accesso degli immigrati agli ammortizzatori sociali britannici, e accelerare il rimpatrio di clandestini e persone che hanno commesso un crimine. Chiede anche che i parlamenti nazionali abbiano maggior potere nell’opporsi alle leggi europee, e di limitarne le regolamentazioni nel mondo degli affari e della finanza. Riassumendo, Cameron vorrebbe un’Unione Europea più vasta e inclusiva, ma dai poteri più vaghi e diluiti.