L’UE ha bocciato le proposte della Grecia
E non è la prima volta: le trattative per sbloccare gli aiuti si stanno avvitando ancora
L’Unione Europea ha respinto l’ultima proposta di accordo presentata dalla Grecia: il portavoce del commissario UE agli Affari economici, Pierre Moscovici, che l’ha esaminata, ha fatto sapere che le proposte fatte dal governo di Alexis Tsipras non corrispondono a quanto era stato concordato in una riunione la scorsa settimana con il presidente della commissione Jean Claude Juncker. Il governo greco non ha ancora commentato. L’accordo è necessario per permettere alla Grecia di ricevere un nuovo prestito internazionale, perché eviti la bancarotta e ripaghi parte dei prestiti precedentemente ricevuti.
Le trattative tra la Grecia e creditori internazionali sono da mesi molto complicate. Il governo di Alexis Tsipras avrebbe dovuto pagare venerdì 5 giugno una rata da 300 milioni di euro al Fondo Monetario Internazionale (FMI), ma aveva fatto sapere di voler accorpare in un’unica rata i quattro pagamenti previsti, per un totale di 1,6 miliardi di euro, che verserà entro il 30 giugno. La Grecia è in difficoltà, in attesa dell’erogazione dei 7,2 miliardi di prolungamento di aiuti già concessi lo scorso febbraio dall’Eurogruppo: i creditori internazionali chiedono austerità e riforme in cambio dell’erogazione ed è su questo punto che non si riesce a trovare un accordo.
La scorsa settimana a Bruxelles Alexis Tsipras aveva incontrato Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, e Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, che riunisce i ministri dell’Economia dei paesi membri. Juncker e Dijsselbloem avevano presentato a Tsipras una proposta di cinque pagine per concludere un accordo che il viceministro greco della sicurezza sociale, Dimitris Stratoulis, aveva definito «vergognoso e disonorevole»: prevedeva tagli di spesa e aumenti delle tasse per un valore corrispondente al 2 per cento del PIL del paese, attraverso un aumento dell’IVA e una riforma radicale delle pensioni che finora il governo greco ha detto di non voler toccare (qualche tempo fa il ministro delle Finanze Varoufakis aveva detto: «preferiamo pagare un pensionato rispetto a un creditore»).
I creditori avevano chiesto anche una serie di privatizzazioni che il governo greco non è disposto ad accettare completamente: il governo si è detto favorevole alla privatizzazione degli aeroporti e del Pireo, ma non a quelle delle aziende energetiche. E infine c’è la questione del bilancio: i creditori chiedono alla Grecia un saldo positivo e un avanzo primario (cioè il saldo tra entrate e uscite prima del pagamento degli interessi sul debito) pari all’1 per cento nel 2015 e al 2 per cento nel 2016. Tsipras chiede, per limitare i tagli, cifre più basse: 0,75 per cento per quest’anno, 1,5 per cento per il 2016 e 2,5 per il 2017.
Tsipras aveva a sua volta presentato a Bruxelles le sue proposte contenute in 47 pagine, definendole «complete e realistiche» (una precedente stesura delle proposte era stata giudicata inconsistente, vaga e per questo era stata molto criticata). In una lettera pubblicata e tradotta su diversi giornali internazionali, Tsipras ha spiegato i contenuti delle sue proposte. Un punto centrale è «l’impegno a ridurre – e quindi a rendere realizzabili – gli avanzi primari per il 2015 e il 2016, acconsentendo ad avanzi primari più elevati per gli anni successivi, poiché ci aspettiamo un aumento proporzionale dei tassi di crescita dell’economia greca». Ha poi scritto di voler aumentare le entrate pubbliche «redistribuendo l’onere fiscale dalle classi medio-basse a quelle più alte che finora non hanno fatto la loro parte». Questo attraverso l’approvazione di una legge contro l’evasione fiscale, «una tassa speciale sui profitti molto alti, una tassa sulle scommesse online, l’intensificazione dei controlli sui titolari di conti bancari con somme ingenti, una gara di appalto per la radiodiffusione e altre licenze, che la troika aveva stranamente dimenticato negli ultimi cinque anni». Sulle pensioni non è invece chiara la situazione: secondo alcuni Tsipras avrebbe ceduto a una riforma, ma la notizia è poi stata smentita da diverse agenzie di stampa.