Il bambino nato da un’ovaia congelata per 10 anni

Era stata asportata a una paziente quando era adolescente per evitare i danni della chemioterapia, ha funzionato

Un follicolo in un'ovaia (Wikimedia.org)
Un follicolo in un'ovaia (Wikimedia.org)

Per la prima volta al mondo una giovane donna ha avuto un figlio grazie a un trapianto di tessuto delle sue ovaie, che le era stato rimosso da adolescente prima che potesse essere danneggiato da alcuni cicli di chemioterapia cui era stata sottoposta in un ospedale di Bruxelles, in Belgio. Anche se per ora si tratta di un caso isolato, secondo i ricercatori dell’Erasme Hôpital il fatto che la paziente abbia di fatto recuperato la propria fertilità dimostra che nei prossimi anni si potranno ulteriormente affinare le tecniche per permettere alle donne che da giovani sono state sottoposte a chemioterapie e radioterapie di mantenere la capacità di avere figli.

La paziente, la cui identità non è stata diffusa per motivi di privacy, è originaria della Repubblica del Congo e da bambina soffriva di una grave forma di anemia. Si trasferì in Belgio e quando aveva 11 anni i medici consigliarono di procedere con un trapianto del midollo osseo per trattare la malattia. Per eseguirlo fu necessario “disattivare” temporaneamente il suo sistema immunitario con cicli di chemioterapia, in modo che il suo organismo non rigettasse il nuovo midollo osseo. Il trattamento con i chemioterapici può portare però a diversi effetti collaterali, compresi danni permanenti alle ovaie, i serbatoi per gli ovuli che una volta fecondati dagli spermatozoi maschili portano alla formazione dell’embrione, che sviluppandosi diventa poi un feto.

La procedura fu avviata quando la paziente aveva 13 anni, ma prima di eseguirla i medici per precauzione le asportarono la sua ovaia destra e la conservarono in un congelatore. All’epoca la paziente non aveva ancora avuto le mestruazioni, ma era comunque entrata nella pubertà. La terapia andò a buon fine e dieci anni dopo la paziente disse ai medici di volere avere un figlio, chiedendo che cosa si potesse fare. La soluzione non era semplice: quando inizia la pubertà, le ovaie contengono al loro interno centinaia di migliaia di follicoli, una specie di minuscoli sacchetti nei quali ci sono gli ovociti, che seguono un processo di maturazione che dura diversi mesi; i medici non sapevano se quel processo, interrotto con l’asportazione e il congelamento dell’ovaia sana, potesse riprendere e portare alla produzione di ovuli per essere fecondati.

Semplificando, dall’ovaia asportata prima della chemioterapia sono stati prelevati quattro campioni di tessuto e sono stati impiantati anni dopo sull’ovaia sinistra, che era stata lasciata al suo posto subendo gli effetti dei chemioterapici. Le incognite erano moltissime: in precedenza una procedura simile era già stata eseguita, ma mai utilizzando tessuti espiantati nell’adolescenza dove i livelli di ormoni – che attivano la maturazione degli ovociti – sono molto diversi da quelli dell’età adulta. I tessuti trapiantati si sono riattivati normalmente e, cinque mesi dopo l’intervento, la paziente ha iniziato a produrre ovociti sani e vitali. In seguito ha concepito un figlio senza la necessità di ricorrere alla fecondazione artificiale e senza dover essere sottoposta a trattamenti di altro tipo per la fertilità.

Il caso del Belgio è stato accolto con sorpresa e molte cautele nella comunità scientifica e, come sempre in questi casi, saranno necessari nuovi studi e ricerche per avere conferme sull’efficacia del trattamento sperimentato sulla paziente. I ricercatori vogliono anche capire se un simile trattamento possa essere efficace nel caso di pazienti ancora più giovani e non ancora nella pubertà. Il problema è legato soprattutto alla selezione dei follicoli che viene eseguita dall’organismo quando si è bambini: buona parte dei follicoli ancora immaturi viene distrutta per mantenere solo quelli più maturi e con maggiori probabilità di successo. Questo processo, che avviene naturalmente, dovrebbe essere eseguito artificialmente nel caso dell’asportazione in età molto giovane di un’ovaia, o in qualche altra forma dopo il trapianto dei tessuti in età adulta.

Se ripetuto su altre pazienti con successo, il trattamento sperimentato in Belgio potrebbe diventare una soluzione per rendere nuovamente fertili le donne che hanno subito interventi di vario tipo da giovani, ma con molte cautele nel caso di particolari forme di tumori. In questi casi l’impianto di tessuti asportati in giovane età potrebbe portare a reintrodurre nell’organismo cellule tumorali, con evidenti rischi per le pazienti che devono essere ancora valutati completamente.