2 di 10

Le foto importanti per i fotografi

Paul Fusco, USA

«Nel 1968 fui mandato dalla rivista Look a seguire il viaggio del treno che trasportava il corpo di Robert F. Kennedy da New York a Washington. Mi era stato proibito di fotografare la famiglia Kennedy, che viaggiava su un vagone speciale, e così cominciai a guardare le persone che si sistemavano lungo i binari per omaggiare Kennedy, e decisi di fotografare loro. Mi stupì molto che gli altri fotografi a bordo avessero deciso di ignorare questo aspetto o che non l’avessero notato. Queste fotografie, pubblicate per la prima volta sulla rivista George 30 anni dopo la morte di Kennedy, è tra le più rilevanti che io abbia mai scattato».

3 di 10

Le foto importanti per i fotografi

Martin Parr, Inghilterra

«Nel 1982 comprai una Makina Plaubel appena uscita, era una macchina fotografica a medio formato con un obiettivo fisso da 55 mm. Con il passaggio da 35 mm alla pellicola 6x7, passai anche dal bianco e nero al colore. Più tardi quell’anno iniziai il mio progetto su New Brigthon chiamato The Last Resort. Tuttavia il primo progetto a cui lavorai con la nuova macchina fu una raccolta di scene urbane di Liverpool. Questa foto appartiene al secondo rullino a colori della mia carriera ed è la prima buona foto che riuscii a scattare in quella nuova fase del mio lavoro».

4 di 10

Le foto importanti per i fotografi

Jim Goldberg, USA

«Questa foto l’ho scattata a San Francisco nel 1987. Un gruppo di ragazzini passava il tempo in una camera del Riviera Hotel, piccoli delinquenti con il loro capo più grande. “Non è carica” mi disse il ragazzo con la pistola. La puntò alla sua testa, poi fuori dalla finestra e verso il soffitto. Mentre la pistola era puntata al soffitto partì un colpo. La pistola era carica».

5 di 10

Le foto importanti per i fotografi

Steve McCurry, Cuba

«Ho scattato questa foto di un’auto di epoca sovietica sulle strade dell'Avana durante il mio primo viaggio a Cuba nel 2010. La parte vecchia della città, un sito protetto dell’UNESCO, è una specie di macchina del tempo per le sue auto antiche e le bellissime architetture. Ci sono pochi posti dove devo ancora viaggiare e Cuba è stato uno di questi fino a solo 5 anni fa. Quando iniziai la mia carriera da fotografo negli anni Settanta, Cuba e gli Stati Uniti avevano già interrotto tutte le relazioni diplomatiche. A partire dal 2010 ho fatto diversi viaggi e uno degli ultimi ha coinciso con l’annuncio di Obama della volontà di riallacciare i legami diplomatici».

6 di 10

Le foto importanti per i fotografi

Guy Le Querrec, Spagna

«Nei primi tempi del mio lavoro come fotografo professionista mi venne affidato un lavoro per Réalité Hachette: un documentario di un mese attraverso la Spagna. Lo scopo era di fotografare a colori certi posti particolari che mi avevano indicato. Stavo seguendo attentamente le loro indicazioni, ma sulla spalla sinistra mi portavo sempre la mia Leica per poter scattare liberamente anche in bianco e nero. Passai diversi giorni a La Mancha, la terra di Don Chisciotte. Fotografai i mulini a vento e camminai fino al piccolo paese di Campo de Criptana. I miei interessi visivi non erano ancora ben definiti ne facilmente identificabili. Non sapevo ancora cosa fotografare, ma fui subito attirato da questa scena di strada con la sua ambiguità. Fu solo dopo che la fotografia fu scattata che rivelò il suo vero contenuto: un trompe l’oeil. Molti mesi dopo durante una giornata di lavoro amichevole con Henri Cartier-Bresson, Martine Franck e Pierre Gassmann, Henri si mostrò entusiasta di questa foto. Il suo apprezzamento per uno scatto in un momento in cui ero così incerto sulla direzione da prendere nel mio lavoro fu un enorme incoraggiamento per continuare su quella via, esplorando».

7 di 10

Le foto importanti per i fotografi

Alex Webb, Haiti

«Così triste, vibrante, drammatica – è stata essenziale per la mia fotografia. Dopo aver letto “I commedianti” di Graham Greene, un libro che mi spaventò e affascinò allo stesso tempo, feci il mio primo viaggio nel paese nel 1975. Ma stavo fotografando in bianco e nero e presto mi resi conto che mancava qualcosa: non stavo catturando la luce così particolare e il gran caldo – fisico ma anche metaforico – dell’isola, così diversa dal New England grigio e marrone dove sono cresciuto. Non stavo facendo i conti con l’intensità emotiva della mia esperienza ad Haiti. Quindi, quando tornai sull’isola 4 anni più tardi, decisi di lavorare con una pellicola a colori. Mentre camminavo per il centro di Port au Prince nel 1979 mi ricordo la vista di quest’uomo con un bouquet di scirpo, così ben visibile grazie al contrasto con il muro rosso, e di un secondo uomo nell’ombra che gli correva accanto. Scattai la fotografia e capii che era ora di abbandonare il bianco e nero».

8 di 10

Le foto importanti per i fotografi

Antoine D'Agata, Francia

«Capii finalmente che la fotografia poteva corrompere la realtà facendosi contaminare dal linguaggio poetico in quella camera d’albergo nel quartiere Porte Saint-Denis nel 1998».

9 di 10

Le foto importanti per i fotografi

Bieke Depoorter, Russia

«Non sono mai stato a mio agio con la street photography. Se faccio una foto a uno sconosciuto mi sembra sempre di rubare qualcosa. Questa fotografia è presa dal mio primo libro, Ou Menya, che fu anche il mio progetto di laurea quando studiavo fotografia. La mia idea iniziale era fotografare i piccoli villaggi lungo la ferrovia Trans-siberiana. Siccome non potevo permettermi di dormire in albergo, un amico mi scrisse una lettera in russo che mi permetteva di chiedere alle persone in strada se potevo passare una notte a casa loro. Questo è stato il modo in cui, una notte alla volta, sono stato in grado di raggiungere un certo grado di intimità con famiglie e persone che avevo appena incontrato. Sorprendentemente questa cosa mi aprì le porte a un nuovo mondo e fui finalmente in grado di scattare questo tipo di fotografie. Questi incontri brevi e intensi, come quello nella foto, sono stati molto importanti per me e ho adottato lo stesso modo di lavorare anche in altri posti del mondo».

10 di 10

Le foto importanti per i fotografi

Stuart Franklin, Cina

«Questa è una foto che ha cambiato tutto perché, secondo me, cristallizza lo spirito della rivolta. La rivolta di piazza Tiananmen è stato uno degli eventi più emozionanti della mia vita. Fu una tragedia vedere giovani ragazzi disarmati uccisi a sangue freddo. Era un movimento per la libertà d’espressione, per i diritti fondamentali e contro la corruzione del governo. Si concluse malissimo, una macchia sulla reputazione di un grande paese. Quello che successe non dovrebbe essere negato, ma discusso, così che le persone possano andare oltre. Molte cose furono raccontate malamente da entrambe le parti. Voglio che questa fotografia sia disponibile per le persone per cui quei giorni sono un ricordo importante. Simboleggia il coraggio. Quello che non mostra è il sangue versato. Io sono conosciuto meglio per la fotografia dell’uomo davanti al carroarmato. Quella è una di quelle foto che chiamiamo “iconiche”, ma quello che quel tipo di foto non mostrano, a distanza di anni, sono tutte le altre foto che avrebbero aiutato a raccontare la storia. Sono interessato alla storia, e questi eventi mi cambiarono la vita».

1 di 10

Le foto importanti per i fotografi

Thomas Hoepker, USA

«Spesso mi viene chiesto quale sia lo strumento più importante del mio lavoro e io rispondo : “scarpe comode”. Effettivamente gran parte delle mie foto le ho scattate camminando attraverso una città o in qualche posto notevole. Ho scattato questa foto mentre vagabondavo per le vie di Reno, in Nevada, una sera del 1963. Stavo lavorando a una commissione per il magazine tedesco Kristall. Lo scrittore dell’articolo, Rolf Winter, e io volammo a New York, noleggiammo un’auto e guidammo fino a Reno e ritorno. Non avevamo ricevuto altra indicazione dal nostro editor se non “dateci la vostra opinione dell’America. Tornate quando pensate di aver visto abbastanza”. Questo progetto mi portò a pubblicare un libro intitolato “Heartland”, una visione piuttosto critica degli Stati Uniti negli anni ’60. Il clown al bancone non si accorse di essere stato fotografato».