I problemi di quelli che danno gli Oscar

La Motion Picture Academy sta pensando di cambiare la cerimonia per attirare più spettatori, e ha un guaio con un parcheggio

La preparazione di una delle statue per la scenografia della cerimonia degli Oscar dello scorso febbraio (Kevork Djansezian/Getty Images)
La preparazione di una delle statue per la scenografia della cerimonia degli Oscar dello scorso febbraio (Kevork Djansezian/Getty Images)

La Motion Picture Academy, l’organizzazione statunitense a sostegno dell’industria cinematografica nota in tutto il mondo soprattutto per avere istituito la consegna dei premi Oscar, sta affrontando ultimamente diversi problemi di natura legale ed economica che, secondo quanto riportato dal New York Times, porteranno presto a una serie di cambiamenti.

Stando ai bilanci pubblicati a fine giugno dello scorso anno, il 60 per cento del ricavato della Motion Picture Academy deriva dall’organizzazione degli Oscar, mentre il restante 40 per cento viene principalmente da investimenti esterni: quest’anno però la cerimonia degli Oscar ha avuto un calo di ascolti del 15 per cento rispetto alla passata edizione e questo porterà l’anno prossimo probabilmente a una diminuzione degli introiti. Inoltre, oltre ad avere costi di gestione da 36 milioni di dollari all’anno, l’associazione si sta sobbarcando le spese della costruzione di un nuovo museo del cinema, la cui apertura è prevista per il 2017.

Durante la riunione che si è tenuta lo scorso 24 marzo, i membri dell’Academy – circa 6.000 professionisti che lavorano nel cinema – hanno preso in considerazione la possibilità di apportare alcune modifiche allo svolgimento della cerimonia degli Oscar. Per esempio si sta pensando di restringere nuovamente il numero delle candidature a Miglior film, facendole tornare da 10 a 5 come si faceva fino a sei anni fa: un cambiamento voluto dalla maggior parte dei membri poiché l’opinione diffusa è che troppe nomination diminuiscano il prestigio del premio. Inoltre si sta pensando di introdurre una nuova categoria, la “miglior commedia”, già presente nei Golden Globes, per evitare che film molto belli ma “leggeri” finiscano sempre penalizzati da una selezione che tende a premiare filmoni seri, solenni e “impegnati”. Queste decisioni dipendono soprattutto dalla volontà di Cheryl Boone Isaac, da due anni presidente dell’Academy.

Poi ci sono i problemi – meno prevedibili e collaterali – legati alla prossima apertura del museo del cinema di Los Angeles. Alla fine di marzo un uomo latinoamericano di 61 anni impegnato nei lavori del museo ha sporto denuncia per molestie sessuali sul lavoro: sostiene di essere stato molestato da una sua superiore, che avrebbe cercato insistentemente di flirtare con lui, utilizzando spesso anche parole “sconvenienti”. I membri dell’Academy non hanno ancora risposto formalmente a questa accusa. Più o meno nello stesso periodo la “Miracle Mile Residential Association”cioè un’associazione di residenti del Wilshire Boulevard – la zona in cui stanno costruendo il museo del cinema – hanno sporto a loro volta denuncia definendo i lavori voluti dall’Academy “intrusivi” e sollevando un problema logistico: quello del parcheggio di un museo che secondo le stime accoglierà circa 5 mila visitatori al giorno.

Secondo il progetto iniziale il museo si sarebbe dovuto servire principalmente del parcheggio del Los Angeles County Museum of Art’s, che si trova più o meno nella stessa zona e avrebbe fatto affidamento sulla nuova linea metropolitana e su nuovi parcheggi per le biciclette. I residenti pensano però che quel parcheggio non abbia una capacità sufficiente e che quindi le auto dei visitatori finiranno per intasare le strade della zona. Un portavoce dell’Academy ha ribattuto dicendo che il numero giornaliero dei visitatori raggiungerà la quota di 5 mila solo occasionalmente e che rimarrà sempre intorno ai 2 mila. James O’Sullivan, il presidente dell’associazione di zona, ha detto però che «il parcheggio è davvero un problema enorme: loro sanno benissimo di dover costruire un parcheggio, solo che non hanno la minima idea di dove farlo».