Com’è il sequel di “Fight Club”

Il seguito del famoso romanzo – su cui si basò il film di David Fincher – uscirà da qui al 2016 in dieci volumi a fumetti: cosa se ne dice

Il 27 maggio è uscito negli Stati Uniti il primo volume di Fight Club 2, il sequel del romanzo del 1996 Fight Club dello scrittore americano Chuck Palahniuk, su cui è basato l’omonimo e altrettanto celebre film di David Fincher del 1999. La cosa notevole è che Fight Club 2 è stato scritto da Palahniuk in forma di fumetto: lui stesso ha scritto e sceneggiato tutta la storia, mentre i disegni sono di Cameron Stewart, un disegnatore canadese che in passato ha lavorato anche con Marvel e DC Comics. Il sequel è incentrato sullo stesso e anonimo protagonista del primo romanzo: inizia circa 10 anni dopo le vicende di Fight Club, il protagonista è sposato con Marla Singer – il personaggio che nel film è interpretato dall’attrice Helena Bonham Carter – ha un figlio piccolo e ha lasciato da anni il circolo di lottatori clandestini in cui era entrato anni prima.

Il secondo numero di Fight Club 2 uscirà il 24 giugno, mentre l’ultimo numero della storia dovrebbe uscire nel febbraio del 2016. Tutte le copertine sono disegnate da David Mack, un disegnatore americano noto per i suoi lavori con Marvel. Per ora non è ancora chiaro quando Fight Club 2 sarà pubblicato in Italia.

copertina fight club

Chi è Palahniuk, cos’è stato Fight Club
Chuck Palahniuk è nato a Pasco, nello stato di Washington, nel 1962. Si è laureato in giornalismo alla University of Oregon School of Journalism e in seguito ha brevemente lavorato come giornalista per NPR, la rete di radio nazionali americane. Ha iniziato a scrivere dopo i trent’anni, e Fight Club è stato il suo primo romanzo: è uscito nel 1996 ma iniziò a vendere parecchie copie solo dopo la trasposizione cinematografica che ne fece David Fincher nel 1999, con Edward Norton nel ruolo dell’anonimo protagonista e di Brad Pitt nel ruolo del cattivo. Racconta la storia di un uomo – di cui non viene rivelato il nome – che entra in un circolo di lottatori clandestini, che in seguito si trasforma in una specie di violenta società segreta dalle ambizioni anti-capitaliste.

Dopo la circolazione del film in DVD – inizialmente, il film ottenne cattivi risultati al cinema – Palahniuk ha ottenuto grande notorietà ed è diventato uno degli scrittori più famosi della sua generazione: dal 1999 a oggi ha pubblicato altri 15 libri fra romanzi e raccolte di racconti brevi e ha collaborato con diverse riviste fra cui VICE e Playboy. Nel 2008 è stata diffusa la trasposizione cinematografica di un altro suo romanzo, Choke, uscito originariamente nel 2001.

Fight Club è citato da molti come uno dei romanzi più popolari della letteratura americana degli ultimi anni. Anche lo stile essenziale e misurato di Palahniuk per scrivere Fight Club – nonostante i temi violenti e un po’ morbosi – è diventato molto riconoscibile e imitato, e spesso utilizzato da Palahniuk nei libri successivi a Fight Club.

Cosa si dice del sequel
Palahniuk ha detto di avere scelto di scrivere il sequel di Fight Club in forma di fumetto perché non voleva “rovinare” né il libro né il film precedenti. Fight Club 2 ha ricevuto critiche generalmente positive, soprattutto fra i siti di appassionati di fumetti. Il magazine Fangoria ha scritto che Fight Club 2 «ha rispettato le aspettative, e anche i disegni sono all’altezza dei testi». Su Nerdist, Matt Delhauer ha spiegato che oltre ad avere una storia molto appassionante, il fumetto ha mantenuto due punti di forza rispettivamente del libro e del film: lo stile di scrittura di Palahniuk e la potenza della “voce fuori campo” usata nelle didascalie. A proposito di lavorare con i fumetti, Palahniuk ha spiegato a The Verge:

È stata una bella sensazione, quella di essere la persona che ne capiva di meno della stanza: di solito sono il tipo di persona da cui gli altri si aspettano dei comandi. È stato bello sottostare ai paletti del genere, ed essere capace di imparare delle cose: e anche fare errori che altri non avrebbero fatto, e in un certo senso reinventare il fumetto nella mia bizzarra maniera.

Sul magazine online Polygon, però, il giornalista Philip Kollar ha scritto di aver trovato Fight Club 2 un po’ banale. Kollar ha scritto che la storia del primo numero è incentrata sul fatto che il protagonista, dopo essere stato in cura per i suoi problemi psicologici e avere ottenuto una certa stabilità nella propria vita, sia diventato una persona noiosa. Secondo Kollar, «l’implicazione è chiara: dopo la cura, Sebastian [il nome assunto dal protagonista nel sequel] non è più il vero Sebastian». Di conseguenza il fumetto rischia di raccontare una serie di «stereotipi» su come risolvere i propri problemi personali, che non comprendono l’aiuto da parte di psicologi o comunità di recupero.