In difesa di sette edifici brutti e famosi
Il New York Times ha chiesto a sette famosi architetti di provare a rivalutare le Vele di Scampia, la BT Tower di Londra e il Centro Pompidou di Parigi, tra gli altri
Alexandra Lange, una critica d’architettura che scrive per il New York Times, ha selezionato sette edifici europei e statunitensi piuttosto noti che vengono solitamente considerati esteticamente brutti. Lange ha chiesto ad alcuni famosi architetti di spiegare perché – secondo loro – c’è del bello anche in quegli edifici. Due degli edifici sono in Francia, a Parigi; due sono negli Stati Uniti, entrambi nello stato di New York, gli altri tre sono a Londra, Napoli e Berlino. Tra gli architetti che hanno dato il loro parere – uno per edificio – ci sono: Daniel Liebskind, uno dei principali esponenti del decostruttivismo; l’italiana Ada Tolla, il britannico Norman Foster e Vincent Van Duysen, architetto belga tra i principali esponenti del minimalismo.
Liebskind ha parlato della Tour Montparnasse di Parigi, l’italiana Ada Tolla ha analizzato le Vele di Scampia, progettate da Franz Di Salvo, Van Duysen ha commentato lo stile architettonico del Centro Pompidou realizzato, tra gli altri, da Renzo Piano. L’architetto e designer britannico Norman Foster ha parlato dell’aeroporto di Berlino-Tempelhof; il Centro governativo di Orane County – realizzato a Albany, negli Stati Uniti, su un progetto di Paul Rudolph – è stato commentato da Zaha Hadid, architetto e designer britannica. Della BT Tower di Londra, realizzata da G.R. Yeats e Eric Bedford, ha parlato l’architetto britannico Amanda Levete. L’architetto statunitense Daniel Liebskind ha parlato della Tour Montparnasse, costruita tra il 1969 e il 1973.
Dentro a ciascuna foto è sintetizzata la difesa di quell’edificio
Van Duysen ha commentato per Alexandra Lange il Centro Pompidou di Parigi, inaugurato nel 1977 e fortemente voluto da Georges Pompidou, presidente della Repubblica francese dal 1969 al 1974, anno in cui morì. Lo stile architettonico del centro è molto aggressivo e il New York Times scrive che fu da subito visto come un attacco alla stile dei quartieri parigini che lo circondano. «Ne ammiro l’audacia e la capacità di aprirsi alla città, al suo spazio, al suo tempo», ha detto Van Duysen, «ha ribaltato l’idea del tipico museo di quegli anni, proponendosi come qualcosa capace di invitare e coinvolgere il pubblico». Parlando delle Vele di Scampia, costruite negli anni Sessanta e Settanta a Napoli, Ada Tolla ha detto: «Se qualcuno mi mostrasse quel complesso di case senza aggiungere la sua storia e il suo contesto, lo considererei un’opera architettonica molto rilevante». Tolla ha detto che le Vele, quando furono concepite, rappresentavano qualcosa di molto positivo, ottimista e progressista: «Le Vele non sono un fallimento architettonico, il fallimento furono la realizzazione e la gestione che se ne fece».