I furti di vino
In California vanno avanti da mesi nei ristoranti più prestigiosi, il vino più ambito è un costoso Pinot nero: secondo l'FBI è un'unica banda di ladri
La sezione di San Francisco dell’FBI sta indagando da mesi su un grosso caso di furti di vino pregiato in California e sul conseguente contrabbando di vino nel resto degli Stati Uniti. I vini in questione sono molto rari ed estremamente costosi, al punto che una bottiglia può costare anche più di una macchina e basta rubarne poche bottiglie per accumulare un ricco patrimonio.
Da dove comincia il caso
Nella notte di Natale del 2014 la porta del ristorante francese French Laundry, che si trova nella contea californiana di Napa, famosa per i suoi ottimi vini, è stata scassinata con un piede di porco e il sistema di allarme è stato accuratamente disattivato. I ladri (non si sa con esattezza quanti fossero) hanno impiegato poco tempo a compiere il furto: sapevano cosa volevano e dove trovarlo. Il French Laundry non è un ristorante qualsiasi: ha tre stelle Michelin e oltre a essere rinomato per la sua cucina è famoso anche la sua cantina piena di vini pregiati. I ladri hanno rubato del Dom Pérignon, del Cabernet Sauvignon della Napa Valley Estate Screamin Eagle (una casa di produzione californiana) e parecchie bottiglie di Pinot nero dell’azienda francese Domaine de la Romanée-Conti, uno dei più prestigiosi in circolazione. Sono state rubate in tutto 73 bottiglie per un totale di 300 mila dollari, quasi 275 mila euro. I ladri sapevano anche quali bottiglie scegliere, tra le molti disponibili: per questo il furto è stato da subito considerato “su commissione”.
Gli altri casi
Quella stessa notte, a circa un’ora di distanza dal French Laundry, qualcuno cercò di entrare in un altro ristorante della zona, il Prima. Nel 2013 al Prima erano state rubate bottiglie di Bordeaux e Borgogna; il proprietario John Rittmaster fece allora installare un complesso sistema di sicurezza e riuscì a impedire che i ladri entrassero di nuovo nel ristorante. Rittmaster ha detto dei furti di vini: «non pensavo che fosse una cosa comune, pensavo che succedesse solo a noi, ma poi ho saputo che anche il Plumed Horse di Saratoga – un altro ristorante – aveva subìto un furto simile. Non sono furti casuali. Certo, non è una cosa tipo Ocean’s Eleven, questi ladri usano metodi rudimentali come il piede di porco, ma sanno perfettamente che tipo di vino vogliono». Gli agenti dell’FBI sono convinti che i furti siano compiuti da un’unica banda di ladri: le modalità con cui vengono portati avanti sono le stesse, la zona circoscritta pure e soprattutto il vino rubato è principalmente il Pinot nero della Domaine de la Romanée-Cont. È un vino molto raro: ne vengono prodotte poche bottiglie all’anno in Francia, che sono poi esportate a pochi rivenditori negli Stati Uniti. Una bottiglia può costare fino a 20 mila dollari, circa 18 mila euro.
La complessità delle indagini
Il caso in questione è particolarmente complesso, spiega Melissa Vanek, l’ispettrice dell’FBI che sta svolgendo le indagini. Il furto di vino è paragonabile a quello delle opere d’arte: quando una bottiglia viene rubata, di solito finisce prima nel giro del mercato nero e poi direttamente ai collezionisti che la conservano per anni, senza che nessuno se ne accorga. La differenza tra il furto di un’opera d’arte e il furto di una bottiglia di vino è che, una volta ritrovata, è molto difficile rintracciare l’origine della merce rubata: i quadri sono pezzi unici, le bottiglie di vino per quanto rare non lo sono. Jason Hernandez, avvocato statunitense che ha seguito uno dei più grandi casi di contraffazione di vino, ha spiegato che «rintracciare una bottiglia di vino è più complicato che rintracciare i diamanti». Questo accade perché di uno stesso vino esistono svariate bottiglie ed è davvero complicato capire se la bottiglia ritrovata è proprio quella cercata.
La detective dei vini
L’FBI ha chiesto l’aiuto di Maureen Downey, una donna di 43 anni considerata una sorta di detective dei vini. Downey è nata e cresciuta nella Silicon Valley e si è appassionata al vino attorno ai 17 anni, durante un viaggio in Francia con il ragazzo francese con cui stava allora. Dopo la laurea ha seguito un corso da sommelier, ma non ha mai sostenuto l’esame finale. Nonostante questo è diventata un’esperta grazie alla sensibilità del suo palato e alla conoscenza accurata dei vini che ha acquisito nel tempo. Downey si è interessata alla contraffazione di vini solo dopo aver scoperto la storia del tedesco Hardy Rodenstock, l’uomo considerato il più grande falsario di vini di tutti i tempi: uno che ha venduto all’asta una bottiglia contraffatta di Chateau Lafitte sostenendo che fosse appartenuta a Thomas Jefferson. La sua storia è raccontata nel libro The Biollionaire’s Vinegar, da cui verrà anche tratto un film con protagonista Matthew McConaughey.
Da allora Downey si dedica a tempo pieno alle indagini sulla contraffazione dei vini: collabora con l’FBI e nel 2005 ha aperto la Chai Consulting, una società di consulenza nelle cause per frode o per furto di vino, dove lavorano 40 persone. Downey ha sviluppato una serie di tecniche molto efficaci: oltre a conoscere molto bene le aziende, i loro marchi e sigilli, studia accuratamente il peso delle bottiglie, il colore e lo spessore del vetro, e tutti gli altri dettagli necessari per attestare l’autenticità delle bottiglie.
Dopo aver ricevuto il caso del French Laundry, l’ispettrice dell’FBI Melissa Vanek ha chiesto l’aiuto di Downey, che ha però spiegato che a causa della popolarità del furto – di cui avevano parlato ormai tutti i notiziari – le bottiglie sarebbero rimaste probabilmente nascoste per un bel po’ di tempo. «Pensavo che mi avessero chiamato per una consulenza veloce», ha detto Downey, «ma più parlavo del French Laundry, più mi rendevo conto che quel furto era collegato a una serie di altri casi».
A metà gennaio – meno di un mese dopo il furto al French Laundry – Brian Walker, un avvocato di Greensboro, North Carolina, ha chiamato lo sceriffo di Napa perché un suo cliente, rimasto anonimo, aveva comprato quattro bottiglie di Pinot nero da un rivenditore con cui aveva già lavorato in precedenza e, guardando i notiziari, aveva capito che erano proprio quelle rubate al French Laundry. Walker ha aggiunto che il suo cliente non ha idea di dove si trovino le altre bottiglie. Nel frattempo Maureen Downey e l’FBI continuano a indagare per ritrovare tutte le bottiglie mancanti e fare maggior chiarezza sul mercato del vino contraffatto.