La tappa sul Pacifico di Solar Impulse
L'aereo alimentato a energia solare è decollato ieri da Nanchino, in Cina, per una delle parti più difficili del suo giro del mondo
Sabato 30 maggio alle 19.39 ora italiana è partito da Nanchino, città cinese che si trova vicino a Shanghai, l’aereo ultraleggero alimentato a energia solare Solar Impulse 2, pilotato dallo svizzero André Borschberg. L’aereo proverà ad attraversare l’Oceano Pacifico nella settima tappa del giro del mondo cominciato lo scorso 9 marzo e della durata prevista di cinque mesi. L’obiettivo di Borschberg è di raggiungere le isole Hawaii, che si trovano nel Pacifico a quasi quattromila chilometri di distanza dalle coste statunitensi, e di impiegarci dai cinque ai sei giorni. La distanza da percorrere è di circa 8200 chilometri, per un totale di 120 ore di volo. Il progetto di giro del mondo, che è portato avanti dal Politecnico Federale di Losanna in Svizzera, è stato organizzato prevedendo numerose tappe, ma questa è tra le più complesse, assieme a quella che attraverserà l’Oceano Atlantico. La prima tappa era partita da Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti, lo scorso 9 marzo, e si era conclusa in Oman, appena 400 chilometri dopo. Alla guida dell’aereo si stanno alternando Borschberg e Bertrand Piccard, altro pilota svizzero.
Solar Impulse 2 ha un’apertura alare di 72 metri – superiore a quella di un Boeing 747 – e proprio sulle sue ali sono collocate circa 17mila celle solari, che convertono l’energia della luce solare direttamente in elettricità grazie all’effetto fotovoltaico. I pannelli alimentano quattro motori elettrici a elica esterna, con una lunghezza delle pale di circa 4 metri. L’aeroplano viaggia a una velocità di crociera intorno ai 70 km orari (ma molto dipende da altre variabili, come per esempio il vento contrario) e pesa nel complesso 2,3 tonnellate. Non tutta l’energia prodotta dai pannelli solari sulle ali dell’aeroplano viene utilizzata immediatamente. In parte viene indirizzata verso una serie di batterie ad alta efficienza, in modo da avere una riserva di energia quando la luce è scarsa o assente durante i voli in notturna. Il primo modello di Solar Impulse fece il suo volo inaugurale nel 2003 e da allora i sistemi di bordo sono stati migliorati, soprattutto per garantire maggiore autonomia. Da allora l’aeroplano a energia solare ha battuto diversi record: nel 2013 ha per esempio attraversato per la prima volta gli Stati Uniti. Ma per realizzare la traversata del mondo è stato necessario realizzare un aereo più grande e in grado di affrontare meglio le lunghe distanze.
Borschberg ha spiegato che cercherà di stare sveglio per la maggior parte del tempo, concedendosi solo qualche veloce sonnellino. I due piloti dovranno convivere in una cabina di pilotaggio che ha un volume complessivo di meno di 4 metri cubi, e dovranno fare turni molto lunghi per tenere sempre sotto controllo la strumentazione. Borschberg e Piccard si sono allenati per mesi all’impresa, accumulando molte ore di preparazione in un simulatore di volo. Il primo dice che proverà a mantenere la concentrazione e a riposarsi con la meditazione e lo yoga, mentre Piccard ha spiegato che userà diverse tecniche per rimanere concentrato, compresa l’autoipnosi.
Ogni momento del volo è controllato da una squadra a Monaco, e il progetto è sostenuto da alcuni meteorologi che informano i piloti sulle migliori rotte da seguire: uno dei motivi della durata totale così ampia del giro del mondo è che per volare l’aereo deve poter disporre delle migliori condizioni meteo possibili, e per questo motivo può succedere – come si è verificato prima di questa tappa – che si debba aspettare molti giorni prima di poter decollare. Borschberg ha detto a BBC di vedere questo volo più come un viaggio in se stesso, in cui scoprirà «come mi sento e come mi comporto durante questi cinque o sei giorni in aria». Nelle prime ore del volo per Borschberg sarà possibile, se le condizioni atmosferiche dovessero peggiorare, ritornare indietro in Cina o in Giappone; superata una certa distanza dalla Cina, se qualcosa dovesse andare storto – e in mezzo agli oceani il tempo può cambiare molto rapidamente – è previsto che l’aereo possa ammarare e attendere l’arrivo di soccorsi per recuperare i due piloti. In generale, lo scopo del progetto non è tanto una dimostrazione sul futuro dell’aviazione quanto sulle potenzialità delle energie rinnovabili.