La storia dietro al logo della MLB
Quello blu e rosso, con un giocatore di baseball pronto a colpire la palla: fu disegnato in un solo pomeriggio da Jerry Dior, morto questo mese in New Jersey a 82 anni
Lo scorso 10 maggio è morto a Edison, in New Jersey, l’ex grafico Jerry Dior: nonostante il suo nome probabilmente non vi dica nulla, negli anni Sessanta disegnò uno dei loghi più famosi e longevi della storia dello sport, quello della Major League Baseball, la lega professionistica di baseball nordamericana. Quella di Dior – che aveva 82 anni ed è morto di cancro, ha detto sua moglie – è una storia notevole, perché nonostante il logo della MLB sia stato riprodotto innumerevoli volte, e abbia ispirato quello altrettanto famoso della NBA – la lega nordamericana di basket – per quarant’anni non si è saputo chi l’avesse designato. Fu solo con un articolo del Wall Street Journal del 2008, e grazie a una contemporanea indagine della MLB, che a Dior fu riconosciuto il merito di aver creato il logo.
Jerry Dior raccontò al Wall Street Journal che nel 1968 la MLB chiese all’agenzia per cui lui lavorava – la Sandgren & Murtha di New York – di realizzare un logo per la lega: Tom Villante, uno dei responsabili del marketing della MLB, ha spiegato che allora il baseball stava attraversando un periodo di scarsa popolarità e che era percepito come «lo sport di mio nonno»: in altre parole aveva bisogno di una nuova spinta. Il compito di disegnare il logo venne affidato a Dior, che percependo il nuovo incarico come un lavoro non diverso dagli altri se ne occupò in un solo pomeriggio. Dior aveva lavorato in precedenza anche alla grafica delle confezioni di Kellogg’s e Nabisco, due grossi produttori americani di dolciumi e biscotti. Dior raccontò di essere stato contento di avere ricevuto quell’incarico, visto che era anche un appassionato di baseball: fino al 1957 era un grande tifoso dei Dodgers, poi quando la franchigia lasciò Brooklyn per trasferirsi a Los Angeles iniziò a tifare per gli Yankees.
Dior spiegò che il soggetto del logo era un giocatore qualsiasi alla battuta, e non Harmon Killebrew, famoso giocatore dei Minnesota Twins, come molti – compreso Killebrew stesso – hanno creduto a lungo. Inizialmente era blu e verde, ma poi Dior cambiò i colori riprendendo quelli della bandiera americana. «Mi è venuto così, ho disegnato la bozza, l’ho un po’ ripulita, ed eccolo. Non ne ho pensato niente finché ho acceso la televisione e l’ho visto sulle uniformi dei New York Mets durante le World Series del 1969». Il logo di Dior fu scelto da una commissione di cui faceva parte anche Villante e altri importanti dirigenti sportivi, tra cui il presidente dei New York Yankees Mike Burke. Fu presentato nell’autunno del 1968, e nel 1969 apparve sulle uniformi dei giocatori, accanto alla scritta “100th anniversary”, per celebrare l’anniversario del baseball professionistico negli Stati Uniti. Uno dei dirigenti della commissione ha detto di ricordare che la lega pagò la Sandgren & Murtha una cifra dai 10mila ai 25mila dollari.
Da allora il logo è stato riprodotto migliaia di volte, su magliette, berretti, manifesti e su tantissimi altri oggetti di marketing. Il fatto che sia durato così a lungo, e senza modifiche, è una cosa abbastanza insolita: normalmente i loghi vengono cambiati, o almeno trasformati periodicamente per renderli più attraenti e al passo con i gusti e le mode. Nel 2008 ESPN, il principale network sportivo americano, lo ha definito «un capolavoro del moderno brand design, più iconico e visibile che mai». Un altro famosissimo – e altrettanto longevo – logo sportivo americano è quello della NBA, ispirato da quello di Dior e realizzato l’anno seguente: è sostanzialmente uguale, solo che è verticale e rappresenta un giocatore di basket (Jerry West, storica guardia dei Los Angeles Lakers). Nonostante la sua enorme popolarità, per quarant’anni il nome dell’autore del logo è rimasto sconosciuto ai più, e Dior non ricevette né il merito né i soldi dei diritti legati alla riproduzione del suo disegno: non aveva la documentazione per dimostrare di averlo creato, perché all’epoca non aveva previsto che sarebbe diventato tanto famoso.
Licensing Letter, società che si occupa di ricerche di marketing, ha stimato nel 2007 che i ricavi della MLB per la vendita di prodotti con il proprio marchio siano stati intorno ai 3,3 miliardi di dollari. Dior, che poco dopo aver disegnato il logo lasciò l’agenzia e iniziò a lavorare come freelance, disse comunque di non aver mai voluto dei soldi – «appartiene al baseball» – ma di avere desiderato che la sua creazione gli fosse riconosciuta. Per questo fece anche una richiesta direttamente alla MLB, ammettendo tuttavia di non poter fornire prove di quanto sosteneva. «Venire semplicemente riconosciuto come la persona che inventò il logo sarebbe bello. È la cosa di cui sono più orgoglioso nella mia intera carriera da illustratore» disse Dior.
Nel 2008 il Wall Street Journal pubblicò un lungo profilo di Dior, sostenendo che era stato lui a creare il logo. A sostegno della tesi, l’articolo riportava diverse dichiarazioni di colleghi di Dior alla Sandgren & Murtha che confermavano la sua versione. Uno di questi, Alan Siegel, disse al Wall Street Journal: «Ho portato avanti io il progetto, e ho visto disegnarlo. Giuro su una pila di Bibbie che Jerry Dior ha disegnato questa maledetta cosa». L’articolo fu ripreso da diversi altri media americani, e ESPN pubblicò un’intervista a un’altra persona che sosteneva a sua volta di avere creato il logo. Si chiamava James Sherman, un ex illustratore e grafico che per anni ha incluso il logo nel suo portfolio professionale. Sherman spiegò di non avere prove, ma raccontò molti dettagli su come ideò il logo. A un certo punto dell’intervista, Paul Lukas, il giornalista di ESPN, gli chiese quanti anni aveva: Sherman rispose di averne sessanta, e Lukas rispose stupito che era notevole aver disegnato il logo a soli vent’anni. «No, dovevo averne almeno trenta» rispose Sherman. «Ma il logo fu disegnato nel 1968. È andata per forza così, perché ha debuttato nella stagione 1969. Era su tutte le uniformi quell’anno». «Veramente? Allora non l’ho fatto io. Non avrei potuto. Ne è sicuro?».
Venne fuori che Sherman, che non si era mai interessato al baseball, non sapeva dell’esistenza del logo ufficiale della MLB, e negli anni Ottanta ne aveva disegnato un altro molto simile per l’American League, una delle due leghe che forma la MLB assieme alla National League. Vedendo poi quello che pensava essere il suo logo utilizzato per la MLB, se ne era preso il merito. Dopo aver scoperto la verità, Sherman ha cercato di correggere tutti i documenti che lo descrivevano come il creatore del logo, e ha anche contattato Dior, con cui ha detto di avere avuto «una conversazione piacevole» (Dior ha detto di non serbare rancore verso Sherman).
In occasione del quarantesimo anniversario del logo, nello stesso periodo in cui uscì l’articolo, che fu ripreso da molti altri media americani, la MLB condusse alcune ricerche per verificarne la paternità. Dopo l’indagine, nel 2009, la MLB riconobbe ufficialmente che Dior disegnò il logo della lega, e organizzò una cerimonia prepartita in suo onore allo stadio degli Yankees. Bud Selig, allora commissioner della MLB, disse: «Dior ha creato un simbolo che ha resistito alla prova del tempo. Quarant’anni dopo la sua introduzione, la “silhouette del battitore” è istantaneamente riconosciuta in tutto il mondo come simbolo ufficiale della MLB». Dior raccontò dopo la cerimonia che il giorno in cui ebbe il riconoscimento fu uno dei più eccitanti della sua vita.