Com’è fatto Palazzo Italia, il nostro padiglione
Nonostante quello che si è detto inizialmente non è niente male, ed è visitatissimo
Si è parlato tantissimo del padiglione italiano a Expo 2015, soprattutto prima dell’apertura ufficiale dell’esposizione: si temeva che i lavori fossero molto indietro, si è detto che era brutto e che era costato troppo. Poi però è iniziato Expo e la gente si è messa in fila per vedere cosa conteneva veramente la struttura di Palazzo Italia: per entrare bisogna avere pazienza, perché le code durano anche un’ora e mezza.
Palazzo Italia è in realtà soltanto una parte del padiglione italiano, che comprende in pratica tutto quello che i visitatori vedono sul Cardo (la via più corta di Expo, che incrocia il Decumano), cioè gli spazi dedicati alle varie regioni italiane, con l’Albero della Vita e Piazza Italia (che è la piazza all’intersezione tra Decumano e Cardo). È il padiglione più grande dell’Esposizione e si estende su una superficie di circa 13.200 metri quadri: l’idea alla base è ricreare una foresta urbana ed è stata disegnata dallo studio di architetti Nemesi. La struttura dovrebbe ricordare ai visitatori i rami degli alberi, che nelle foreste si intersecano e si incrociano dando vita a giochi di luci e ombre, come succede al piano terra del Palazzo Italia.
Qui i visitatori si mettono in coda, cominciando a guardare l’interno della struttura, con la piazza interna al centro e la grande scalinata che porta ai piani superiori, dove inizia la visita vera e propria. Il padiglione è diviso secondo quattro argomenti: al primo piano c’è la sala della “potenza del saper fare”, al secondo la “potenza della bellezza”, al terzo ci sono la “potenza del limite” e la “potenza del futuro”.
Si comincia dalla sala della “potenza del saper fare”, cioè su come con l’intelligenza e la creatività si riescono a superare gli ostacoli e a produrre e coltivare la terra in modo produttivo. Ogni regione italiana ha scelto una persona che ha avuto un ruolo importante in questo campo e che è stata raffigurata in una delle ventuno statuine esposte nella sala (venti regioni più il Vaticano). Al centro invece ci sono sette figure su cui a turno vengono proiettate le facce dei ventuno personaggi che “parlano” e raccontano le loro storie.
Si sale poi al secondo piano dove c’è una parete piena di schermi televisivi che trasmettono immagini di vari disastri naturali, da terremoti a inondazioni, che mostrano ai visitatori quello che succede se non si tiene conto della natura. Si entra poi in una stanza buia, illuminata a tratti da luci fortissime e con un rumore di sottofondo fastidioso: è la “distress chamber”, la stanza dell’angoscia che rappresenta lo stress quotidiano che affrontiamo tutti. Dopo queste due esperienze “traumatiche”, create apposta per dare fastidio ai visitatori, si passa alla “potenza della bellezza”, cioè tre sale molto scenografiche piene di specchi – che creano un effetto caleidoscopio – in cui vengono proiettate immagini di paesaggi, architetture e opere provenienti da tutta Italia.
Prima di salire all’ultimo piano c’è da vedere un grande plastico che rappresenta la pianta geografica in tre dimensioni dell’Europa, dove però manca l’Italia: al suo posto c’è un grande buco riempito dal mare. È una provocazione che vuol far riflettere su come sarebbe il mondo senza l’Italia: ci sono video in tutta la sala che analizzano opinioni di vari esperti sulla questione. Ci sarebbe anche un’ultima installazione, una camera completamente buia dove i visitatori dovrebbero sentire odori e rumori di un classico mercato, per poi sbucare davanti al dipinto “La Vucciria” di Renato Guttuso, che rappresenta proprio l’omonimo mercato tipico di Palermo: per ora però questo passaggio del padiglione è chiuso al pubblico, dovrebbe aprire nei prossimi giorni.
Si arriva così al terzo piano, dove viene spiegata al pubblico la “potenza del limite”, legata alla “potenza del futuro”: sembrerebbe un controsenso, ma in realtà la stanza raccoglie alcuni dei migliori progetti che si stanno sviluppando in Italia al momento in ambienti o situazioni che sembrerebbero complicate, ma che in realtà stimolano la fantasia per risolvere i problemi. Ci sono video che spiegano come si fa a portare avanti la coltivazione di pomodori in assenza di gravità, o a far crescere funghi grazie ai fondi di caffè o il basilico sott’acqua. Al centro della sala c’è una riproduzione dell’Albero della Vita, che avvolge la stanza.
L’ultima sala di Palazzo Italia contiene un orto speciale: ha la classica forma dello stivale italiano e ogni vaso è nel posto corrispondente alla regione di provenienza. Ci sono ventuno piante, scelte dalle regioni per rappresentarle, coltivate dentro a del terriccio anche quello proveniente dalla regione: per ricordare ai visitatori che escono dal padiglione l’importanza della biodiversità italiana.