La pazienza di padre Lombardi
Il capitolo del libro di Luca Sofri sulle Notizie che non lo sono e il Vaticano, oggi che ne ha parlato il Papa stesso
Papa Francesco ha parlato in un’intervista della sua meraviglia per le notizie esagerate o false che lo riguardano che gli capita di leggere sui giornali. Il Papa e il Vaticano sono in effetti un settore molto ricco di invenzioni giornalistiche nel panorama complessivo, e Luca Sofri – peraltro direttore del Post – gli ha dedicato un capitolo del suo libro Notizie che non lo erano, intitolato “La pazienza di padre Lombardi” (un capitolo a parte è dedicato alle famose interviste di Eugenio Scalfari con Papa Francesco).
Il 20 maggio 2013, il direttore della rete televisiva cattolica TV2000 Dino Boffo ammise che quella che aveva dato «era una notizia vera ma vera solo in parte e in parte non vera» e si scusò «per aver intaccato la verità dei fatti e per le persone coinvolte».
Il giorno prima TV2000 aveva così commentato un video appena ripreso in Vaticano:
La Santa Messa di Pentecoste è finita da poco. Francesco si avvia verso i malati che hanno partecipato alla celebrazione. Si avvicina a un ragazzo. Il sacerdote dei Legionari di Cristo che lo accompagna lo presenta al Papa. L’espressione di Francesco cambia improvvisamente: appare pensoso e concentrato e stende le mani sul giovane pregando intensamente. Gli esorcisti che hanno visto le immagini non hanno dubbi: si è trattato di una preghiera di liberazione dal Maligno o di un vero e proprio esorcismo.
Il vero e proprio esorcismo praticato da Papa Francesco così, pubblicamente e sbrigativamente in un giorno di maggio del 2013, era stato ripreso immediatamente come tale dai siti di tutti i maggiori quotidiani: «Corriere della Sera», «La Stampa», «Il Messaggero», tra gli altri. Il nuovo Papa, moderno, sovversivo, concreto, aveva praticato un rito di liberazione dal demonio di un’anima fedele.
Poche ore dopo la circolazione di questa ricostruzione, padre Federico Lombardi – il responsabile della sala stampa vaticana, il cui ruolo in questi anni ha implicato una quota di smentite e correzioni quasi quotidiana – intervenne per spiegare che «il Santo Padre non ha inteso compiere alcun esorcismo. Ma, come fa frequentemente per le persone sofferenti che gli si presentano, ha semplicemente inteso pregare per una persona malata che gli era stata presentata».
L’intervento di padre Lombardi, che si disse avesse seguito una consultazione con lo stesso Papa Francesco (il quale aveva negato che il suo gesto fosse più di una preghiera), invece di annullare la notizia si risolse in una serie di ulteriori articoli in cui vari esperti venivano consultati per spiegare se quella rapida scena potesse davvero essere un esorcismo e su come funzionano gli esorcismi: comprese valutazioni su quanto tempo serva a «scacciare il demonio», con conclusione condivisa che ce ne voglia molto di più.
Comunque sia, il tormentato fedele spagnolo oggetto del non esorcismo venne intervistato dal quotidiano «El Mundo» qualche giorno dopo, e spiegò che «i demoni non se ne sono andati» (nel riportare ambiguamente il contenuto dell’intervista, «Libero» evitò di segnalare il fallimento e titolò invece «Parla l’uomo salvato da Papa Francesco: “Era esorcismo, mi ha liberato dai demoni”»).
Il primo aprile 2014, una piccola agenzia di stampa britannica dedicata a notizie sul mondo cattolico inventò per scherzo la notizia che il Vaticano avesse destinato un falco di nome Sylvia a tenere lontani gabbiani e corvi da piazza San Pietro, per evitare che questi aggredissero le colombe occasionalmente liberate dal Papa, come era accaduto realmente qualche settimana prima in una scena cruenta e simbolicamente imbarazzante mostrata in tutto il mondo. La notizia del falco Sylvia fu ripresa come vera da molti importanti giornali in tutto il mondo, compresi diversi italiani ed è tuttora online sul sito di «Repubblica», tra gli altri.
Il 26 gennaio 2014 tutti i maggiori quotidiani e le agenzie di stampa raccontarono il furto di una reliquia di Papa Giovanni Paolo II in una chiesa abruzzese: «Rubata ampolla col sangue di Papa Wojtyla» («la Repubblica»), «Rubata ampolla di sangue di papa Wojtyla» (Ansa), «Papa Wojtyla, rubata ampolla con il sangue. Non escluso satanismo» («il Fatto Quotidiano»), eccetera. La reliquia venne ritrovata tre giorni dopo: l’avevano rubata tre giovani pensando fosse prezioso il suo contenitore, il satanismo citato nei titoli non c’entrava niente («non escluso» e «non si esclude» sono formule rituali buone per tutto: evocano ipotesi fantastiche senza prendersene la responsabilità, e poi le ipotesi si rivelano quasi sempre prive di qualunque fondamento).
Ma soprattutto non era mai stata rubata, né esisteva, nessuna ampolla col sangue del Papa: la reliquia in questione era invece un pezzetto di stoffa macchiato dal sangue del Papa.
Gli errori di quei giorni dei giornali italiani su ampolla e satanismo vennero ripresi da tutta la stampa internazionale: alcuni siti stranieri poi corressero la storia, e un autorevole sito americano di «Etica dei Media» – iMediaEthics.org – rimproverò nei giorni successivi la trascuratezza di quelle ricostruzioni.
L’edizione cartacea del «Corriere della Sera» del 28 novembre 2014 conteneva a pagina venticinque un articolo dal titolo «Il Papa e gli animali “Il Paradiso è aperto a tutte le creature”», ripreso poi da altri giornali come lo Huffington Post e «Libero». Ma l’autore dell’articolo del «Corriere della Sera» – il vaticanista Gian Guido Vecchi – all’interno dell’articolo non citava mai la frase contenuta nel titolo, che mancava infatti anche dalla trascrizione del discorso che il Papa aveva tenuto durante l’udienza generale del giorno prima, discorso che riguardava in generale la possibilità di una vita dopo la morte, la quale secondo il Papa sarà garantita a «tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio».
La citazione – ripresa poi dal «New York Times» e così diffusa in tutto il mondo – inoltre, è attribuita storicamente a Paolo VI, papa dal 1963 al 1978.
Il «New York Times» pubblicò successivamente una correzione facendo risalire l’errore all’articolo del «Corriere della Sera»: «Il “Times” avrebbe dovuto verificare la citazione col Vaticano».
Il 20 novembre 2010 molti giornali in tutto il mondo raccontarono che Papa Benedetto XVI aveva formulato – in un libro-intervista – una nuova e straordinaria apertura verso l’uso del profilattico come mezzo di prevenzione della diffusione dell’Aids, soprattutto tra le prostitute. «La Stampa», per esempio, scrisse: «Poi, a sorpresa, Benedetto XVI spiega: “Vi possono essere singoli casi giustificati, a esempio – afferma citandone uno singolare – quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l’infezione dell’Hiv. È veramente necessaria una umanizzazione della sessualità”».
La notizia della nuova posizione espressa dal Papa venne commentata e interpretata, apprezzata dalle associazioni che si battono contro la malattia, criticata dai gruppi cattolici più tradizionalisti. Solo che nel frattempo i portavoce del Vaticano si erano affrettati a comunicare che non c’era stato nessun cambiamento nell’approccio della Chiesa, nessuna «rivoluzione», e a spiegare che le parole del Papa erano state male interpretate e sommariamente riportate. E così qualcuno si rese conto che una traduzione sbagliata aveva attribuito al Papa l’approvazione dell’uso del profilattico nei rapporti sessuali con prostitute: ma il Papa nell’originale in tedesco dell’intervista aveva invece parlato di «prostituti» maschi, riferendosi quindi – nella sua apparente indulgenza legata al rischio di infezione – a rapporti in cui il profilattico non ostacola la procreazione. In più, anche il termine «giustificati» era abbastanza una forzatura dell’originale tedesco, che suonava più come «Ci può essere una base in singoli casi…». Il tema rilevante sarebbe stato quindi probabilmente il pensiero del Papa sui rapporti omosessuali (e all’estero se ne parlò), ma ormai l’equivoco era stampato ovunque e i commentatori italiani non seppero cambiare soggetto della discussione.
Un mese dopo, la Congregazione della Dottrina della Fede sancì definitivamente che si era discusso di niente:
Le parole del Papa, che accennano in particolare a un comportamento gravemente disordinato quale è la prostituzione, non sono una modifica della dottrina morale né della prassi pastorale della Chiesa. L’idea che dalle parole di Benedetto XVI si possa dedurre che in alcuni casi sia lecito ricorrere all’uso del profilattico per evitare gravidanze indesiderate è del tutto arbitraria e non risponde né alle sue parole né al suo pensiero.
A dicembre del 2013 diversi quotidiani («la Repubblica», «Corriere della Sera», «Il Messaggero», tra gli altri) pubblicarono articoli – anche in prima pagina – che dicevano che il Papa andava, di notte per non farsi notare, a distribuire elemosine ai poveri in giro per Roma («Le elemosine notturne del Papa», sul «Corriere»; «Il Papa fuori da San Pietro per la carità ai clochard», sul «Messaggero»; «Il Papa tra i clochard vestito da prete», sul «Mattino»). Gli articoli citavano una domanda fatta dai giornalisti a cui l’«Elemosiniere apostolico» del Papa aveva risposto tacendo e con un sorriso: e questi silenzio e sorriso erano stati ritenuti un’indiscutibile ammissione che sì, il Papa la notte va clandestino a fare l’elemosina (in prima pagina il «Gazzettino» la chiamava «La rivelazione dell’elemosiniere»). Ma con minore o maggiore sincerità gli autori degli articoli facevano capire di non avere nessun elemento per sostenere la romantica ricostruzione. E, infatti, poche ore dopo la lettura dei giornali, il vicedirettore della sala stampa vaticana diffuse un comunicato: «Non risulta che il Papa sia uscito di notte con l’elemosiniere Konrad Krajewski né che lo stesso elemosiniere l’abbia detto». Nessuno dei quotidiani che avevano dato la notizia venerdì pubblicò la smentita. Qualche mese dopo lo stesso Papa Francesco, in una intervista sul «Corriere della Sera», disse: «Non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di Papa Francesco. Quando si dice per esempio che esce di notte per andare a dar da mangiare ai barboni in via Ottaviano. Non mi è mai venuto in mente».
(Foto Pasquale Carbone – LaPresse)