Le attiviste che hanno attraversato il confine tra le due Coree
Partendo dalla Corea del Nord e prendendosi anche qualche critica: a capo del gruppo c'era la femminista americana Gloria Steinem
Domenica 24 maggio un gruppo di trenta donne di quindici paesi diversi ha attraversato con un bus il confine tra Corea del Nord e Corea del Sud, partendo dalla Corea del Nord. La marcia – chiamata “Women Cross DMZ” – è stata organizzata per chiedere la pace tra i due paesi. Il gruppo era guidato da Gloria Steinem, 81enne attivista femminista americana: c’erano anche la liberiana Leymah Gbowee e la britannica Mairead Maguire, entrambe vincitrici del premio Nobel per la Pace. Le trenta donne si trovavano da qualche giorno in Corea del Nord, proprio per partecipare alla manifestazione. La loro presenza nel paese è stata anche molto criticata: in diversi hanno accusato il gruppo di non avere parlato a sufficienza della questione delle violazioni dei diritti umani in Corea del Nord. Secondo i critici, l’atteggiamento delle attiviste è stato poi strumentalizzato per fini propagandistici dal governo di Pyongyang, guidato dal dittatore Kim Jong-un.
Inizialmente le attiviste hanno cercato di attraversare il confine a piedi, vicino al paese abbandonato di Panmunjom, dove nel 1953 fu firmato l’armistizio tra Corea del Nord e Corea del Sud. A causa dell’opposizione del governo sudcoreano, hanno poi deciso di usare un bus per andare oltre il confine: una volta arrivate dall’altra parte, hanno incontrato alcuni funzionari delle Nazioni Unite e molti giornalisti. Le autorità di Corea del Nord e Corea del Sud hanno spiegato che non avrebbero potuto garantire l’incolumità delle attiviste, se avessero attraversato il confine a piedi.
La zona che separa le due Coree è conosciuta come Zona demilitarizzata coreana, una zona cuscinetto che nonostante il nome è tra i confini più presidiati da soldati al mondo. Le attiviste hanno chiesto ai governi nordcoreano e sudcoreano di avviare delle trattative di pace: i due paesi infatti sono ancora tecnicamente in guerra, perché dopo la guerra di Corea non fu firmato un trattato di pace, ma solo un armistizio.
Le attiviste hanno detto di essere politicamente neutrali, e Maguire ha spiegato: «Puoi parlare di diritti umani quando hai una situazione normale e non un paese in guerra». Negli scorsi giorni un giornale nordcoreano controllato dallo stato aveva scritto che le attiviste avevano lodato Kim Il Sung, dittatore e nonno di Kim Jong-un, ma loro hanno detto che le loro parole erano state riportate in maniera errata. Christine Ahn, una delle attiviste, ha definito «storico» l’evento, e ha raccontato che le attiviste hanno potuto incontrare diverse donne nordcoreane e sudcoreane durante la loro permanenza nei due paesi. L’obiettivo della marcia, hanno detto le attiviste, è stato quello di denunciare le sofferenze delle famiglie coreane che sono state separate dalla guerra, e di conciliare un dialogo tra i due stati. Lee Ae-ran, attivista scappata dalla Corea del Nord, ha però detto a BBC che le attiviste condividono l’opinione nordcoreana secondo la quale la colpa della divisione tra le due Coree è della Corea del Sud e degli Stati Uniti: i due stati invece sostengono che le trattative di pace non possono cominciare finché la Corea del Nord non interrompe i piani di sviluppo di armi nucleari.