La grande croce di Karachi
Un uomo d'affari pakistano sta costruendo la più grande croce dell'Asia in una città dove abitano 21 milioni di musulmani
di Tim Craig - Washington Post
Parvez Henry Gill, un uomo d’affari pakistano, ha raccontato che Dio gli è apparso in sogno e gli ha affidato una missione: proteggere i cristiani del Pakistan. È accaduto quattro anni fa e Gill, un devoto cristiano, ha cercato per mesi il modo di rispondere alla richiesta di Dio. Dopo molte notti insonni e preghiere si è svegliato una mattina con una soluzione in testa: avrebbe costruito la più grande croce del mondo nel più improbabile dei posti. Gill, 58 anni, ha raccontato che il suo desiderio era quello di «costruire una croce più alta di qualunque altra al mondo in un paese musulmano. Sarebbe stata un simbolo di Dio e chiunque l’avrebbe guardata sarebbe stato libero da ogni preoccupazione».
nella foto: la croce in costruzione a Karachi, Pakistan, 15 maggio 2015 (Washington Post photo by Tim Craig)
Quattro anni dopo la croce alta 14 piani è quasi completa. È stata costruita all’ingresso del più grande cimitero cristiano di Karachi, una città nella parte meridionale del Pakistan dove gli estremisti islamici controllano interi quartieri, e torreggia sopra migliaia di tombe che vengono spesso vandalizzate. Il progetto è cominciato all’incirca un anno fa ed ora la croce è alta circa 50 metri, molto più di un normale edificio nel centro di una città occidentale, ed include un braccio trasversale largo quasi 20 metri. In realtà non è la più alta croce del mondo, un primato che spetta probabilmente alla croce costruita nella valle de los Caídos, in Spagna, alta 150 metri.
nella foto: l’enorme croce di metallo in cima al Monte Vodno, sopra Skopje, la capitale della Macedonia (AP Photo/Boris Grdanoski)
Gill dice che la sua croce sarà la più alta dell’Asia. Al di là delle dimensioni, la croce ha un significato notevole perché è costruita in Pakistan, un paese di 180 milioni di abitanti dove i musulmani sono più del 90 per cento della popolazione e i cristiani sono appena l’uno per cento (i leader religiosi cristiani dicono che i pakistani cristiani siano in realtà attorno al 5 per cento della popolazione). Negli ultimi anni molti pakistani cristiani hanno lasciato il paese a causa soprattutto dei molti attentati compiuti contro di loro. Nel 2013 più di 100 persone sono stati uccise in un attentato suicida in una chiesa di Peshawar, nel nord-ovest del Pakistan. Lo scorso novembre un gruppo di persone ha bruciato viva una coppia di cristiani in un forno per mattoni dopo averli erroneamente accusati di aver bruciato una copia del Corano. Ad aprile a Lahore, la seconda città per grandezza del Pakistan, alcuni attentatori suicidi hanno ucciso 15 persone durante delle messe cristiane.
I cristiani in Pakistan vivono soprattutto nelle baraccopoli fuori dalle grandi città. Molti di loro, ha raccontato il vescovo Sadiq Daniel – capo della chiesa pakistana nella provincia del Sind, nel sud est del Pakistan al confine con l’India – cercano sicurezza e appoggio a Karachi. Sadiq Daniel ha detto che su circa 22 milioni di abitanti di Karachi, un milione è di religione cristiana. La situazione a Karachi, tuttavia, non è per niente semplice: Gill ha raccontato di avere ascoltato spesso storie di cristiani che vogliono lasciare la città a causa delle minacce ricevute dagli estremisti islamici. I segni di un diffuso clima di intimidazione sono evidenti all’interno del cimitero cristiano di Karachi. Qui, nel corso degli ultimi 150 anni, migliaia di pietre tombali sono state allineate in maniera ordinata, ma ultimamente un insediamento urbano ha lentamente circondato il cimitero arrivando a coprire dozzine di tombe. Gli abitanti locali lanciano immondizia all’interno del cimitero mentre croci e statue vengono frequentemente dissacrate. Gill dice di sperare che la sua grande croce incoraggi i cristiani e restare in Pakistan e magari li spinga ottenere lo stesso successo che ha ottenuto la sua famiglia. Il padre di Gill, Henry, 97 anni, possedeva un campo di grano e uno di cotone nel Punjab, una regione a cavallo tra India e Pakistan. Da giovane Gill voleva fare il pilota dell’aviazione, ma dovette abbandonare la scuola di volo per ragioni mediche. A metà degli anni Ottanta si recò a Karachi dove iniziò a fare affari nel settore immobiliare e cominciò una fortunata carriera.
Gill ha detto di non sapere quanto gli stia costando costruire la croce e che semplicemente la sua famiglia si limita a pagare ogni volta che arrivano i conti da saldare. Costruire la croce non è stato facile. Quando i circa cento lavoratori si sono messi all’opera lo scorso anno, Gill non disse loro cosa stavano costruendo. Quando lo scopo dei lavori è diventato evidente, circa venti operai musulmani hanno abbandonato il cantiere per protesta. Oggi, racconta Gill, operai cristiani e musulmani lavorano insieme per completare il progetto.
Mohamed Ali, un operaio musulmano, lavora alla croce di Karachi 14 ore al giorno, sette giorni a settimana. Dice che la croce è un’opera di Dio e che lui lavora al cantiere per la lealtà che lo lega alla famiglia di Gill: «Henry mi ha aiutato negli scorsi anni quando sono nati i miei sette figli e ora lavoro volontariamente per ricambiarlo». Alcuni cristiani di Karachi si sono preoccupati che un simbolo così vistoso della loro fede possa rendere la comunità e il cimitero ancora più vulnerabili agli attacchi. Gli amici di Gill lo hanno messo in guardia dagli attacchi verso di lui, dicendogli di cambiare spesso automobile e i percorsi durante i suoi spostamenti. Gill non sembra preoccupato e dice di affidare la sua sicurezza personale al salmo 91 della Bibbia, che promette protezione a coloro che hanno fede. Per quanto riguarda la croce, Gill la definisce “a prova di proiettile” e ha aggiunto che ha fondamenta profonde quasi dieci metri. Guardando la struttura ha spiegato che è fatta con tonnellate e tonnellate di ferro, acciaio e cemento e che se qualcuno proverà a colpirla semplicemente non avrà successo.
Più avanti, nel corso dell’anno, la croce sarà rifinita è sarà installato un sistema d’illuminazione. Gill ha in mente di organizzare una grande festa per inaugurare la croce e ha detto di voler invitare Papa Francesco, il primo ministro pakistano, la regina Elisabetta d’Inghilterra e l’ex segretario di Stato e ora candidato alle primarie del Partito Democratico negli Stati Uniti Hillary Clinton. «Ma non so se verranno», ha aggiunto.
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