Indovinate chi sarà il prossimo presidente della FIFA
Sempre lui, Sepp Blatter, che comanda il calcio mondiale dal 1998 tra accuse di corruzione e «dittatura»: si vota tra una settimana
Il 29 maggio si terranno le nuove elezioni per eleggere il presidente della FIFA (Fédération Internationale de Football Association), l’organismo che gestisce e regola il calcio professionistico mondiale. Il presidente uscente e candidato favorito per la vittoria è Sepp Blatter, 79enne dirigente svizzero in carica dal 1998 e diventato negli anni molto controverso: fra le ultime cose, la sua amministrazione è stata accusata per la scarsa trasparenza con cui ha assegnato i Mondiali del 2022 al Qatar e della creazione di una specie di sistema clientelare fra la FIFA e numerose piccole federazioni di paesi africani e caraibici – ciascuna delle quali dispone di un voto alle elezioni presidenziali, come le federazioni dei campionati più prestigiosi e dei paesi più grandi e popolosi. L’unico altro candidato è il 39enne Ali bin Al-Hussein, terzo figlio del re di Giordania Hussein, attuale vicepresidente della FIFA e presidente della federazione giordana.
Secondo tutti i giornali internazionali Blatter dovrebbe essere rieletto, a meno di enormi sorprese. Ma come da alcune elezioni a questa parte, la candidatura e la vittoria quasi certa di Blatter hanno generato notevoli polemiche: altri due candidati alla carica di presidente, cioè l’ex calciatore e Pallone d’Oro Luis Figo e il presidente della federazione olandese Michael van Praag, hanno ritirato la propria candidatura giovedì 21 maggio criticando il sistema elettivo e la gestione della campagna elettorale da parte della FIFA (cioè di Blatter). Lo stesso Figo ha paragonato la FIFA attuale a una «dittatura».
Le federazioni calcistiche nazionali federate alla FIFA sono 209, e ciascuna ha diritto a un voto. Per essere eletto alla prima votazione sono necessari i due terzi dei voti, mentre dalla seconda votazione in poi è sufficiente una maggioranza semplice. Se rieletto, Blatter resterà in carica per il suo quinto mandato fino al 2019 (il mandato dura 4 anni).
Sfidanti che non lo erano
Diverse persone si erano candidate con l’intenzione di sfidare Blatter, ma si sono via via ritirate nel corso degli ultimi mesi. A febbraio si è ritirato Jerome Champagne, un ex dirigente FIFA francese. Ieri si sono invece ritirati Figo e Van Praag, mentre altri possibili candidati non hanno nemmeno presentato ufficialmente la candidatura. L’unico candidato rimasto, Ali bin Al-Hussein, è così debole che Associated Press ha scritto che «non è nemmeno sicuro di essere votato dalla maggioranza dei membri della confederazione asiatica, i cui capi hanno messo in discussione la sua decisione di candidarsi».
In molti hanno criticato Blatter per non aver organizzato un dibattito pubblico fra i candidati e per non avere nemmeno reso noto il suo programma elettorale. Blatter ha risposto di fare parte della FIFA da quarant’anni e di esserne presidente da 17: «non farò campagna elettorale, questo è il mio programma».
Il più critico fra tutti i candidati presidenti è stato Luís Figo, 42enne ex calciatore di Real Madrid, Barcellona e Inter. Annunciando il ritiro della sua candidatura, Figo ha parlato estesamente degli scorsi mesi di campagna elettorale criticando pesantemente Blatter e la FIFA:
«Questo processo è un plebescito per la consegna di un potere assoluto nelle mani di un solo uomo: una cosa a cui rifiuto di associarmi. Ai candidati è stato impedito di tenere discorsi alle federazioni durante i congressi della FIFA, mentre uno dei candidati [Blatter] ha potuto tenere discorsi a suo piacimento»
Figo ha aggiunto di avere anche assistito a una notevole ipocrisia nei confronti della FIFA e di Blatter: «ho visto coi miei occhi presidenti di federazione che dopo aver paragonato i capi della FIFA al diavolo, sono saliti su un palco e hanno paragonato quelle stesse persone a Gesù Cristo. Nessuno mi aveva avvertito, ma ora l’ho visto coi miei occhi».
La gestione Blatter
Blatter è nato a Visp, in Svizzera, nel 1936. Dal 1975 lavora alla FIFA, nella quale ha ricoperto diverse cariche importanti prima di esserne eletto presidente per la prima volta nel 1998. Prima che negli ultimi anni circolassero dubbi più solidi sulla correttezza della sua gestione, Blatter era soprattutto noto per alcune sue maldestre dichiarazioni pubbliche. Nel 2004 suggerì pubblicamente che le giocatrici di calcio femminile dovessero «vestirsi con pantaloncini più corti» per «aderire a un’estetica più femminile». Nel 2010, dopo l’assegnazione dei Mondiali al Qatar – dove l’omosessualità è illegale – rispose scherzando a una domanda sul tema che «[i tifosi gay in Qatar] dovrebbero astenersi da ogni attività sessuale».
Negli ultimi tempi le critiche più pesanti gli sono state rivolte a causa dell’approvazione da parte della FIFA delle candidatura di Russia e Qatar rispettivamente per ospitare i Mondiali del 2018 e del 2022, due paesi – soprattutto il Qatar – che hanno diversi problemi con la comunità internazionale per via dello scarso rispetto dei diritti umani. L’anno scorso, fra l’altro, un’inchiesta del Sunday Times suggerì che i Mondiali del 2022 fossero stati assegnati in seguito alla corruzione da parte di un alto dirigente della FIFA di altri importanti dirigenti. Le accuse del Sunday Times e le pressioni esterne portarono la FIFA a condurre un’inchiesta interna sulla vicenda, il cui risultato è stato ritenuto non rilevante dal comitato etico della stessa FIFA. L’investigatore capo dell’inchiesta ha però criticato la gestione del suo report, che è stato letto da pochissime persone e soprattutto non è stato reso pubblico (il Wall Street Journal ha scritto che difficilmente verrà reso pubblico prima delle elezioni). Ancora oggi Blatter difende la scelta del Qatar, nonostante diversi giornali internazionali raccontino da mesi delle condizioni di lavoro disumane in cui lavorano gli operai che stanno costruendo gli impianti del 2022: un report dell’International Trade Union Confederation del marzo del 2014 ha anche stimato che quattromila operai immigrati moriranno sul posto di lavoro prima dell’inizio dei Mondiali.
Ma l’amministrazione Blatter è riuscita al contempo ad aumentare a dismisura le entrate della FIFA. Una lunga e recente inchiesta di Bloomberg intitolata «Un campionato tutto suo: come fa Blatter a controllare il gioco del calcio» ha fatto fra le altre cose un po’ di conti degli ultimi anni della gestione di Blatter:
«Nei quattro anni fiscali che si sono conclusi nel dicembre del 2014, la FIFA ha avuto entrate di 5,72 miliardi di dollari dalla vendita dei diritti televisivi e dalle sponsorizzazioni da aziende come Coca-Cola e Adidas. Di questi, 358 milioni sono andati alle squadre, mentre i Mondiali hanno avuto spese in carico alla FIFA di circa 2,22 miliardi di dollari (il Brasile ne ha spesi circa 10). In generale nello scorso decennio, a causa dell’aumento delle proprie entrate, la FIFA è stata in grado di accumulare una riserva di 1,52 miliardi di dollari, partendo praticamente da zero».
L’enorme disponibilità di soldi della FIFA si è riflessa anche nell’approvazione di molti programmi di finanziamento relativi al calcio in paesi molto poveri: cosa che la FIFA ha cercato di descrivere come un modo per ridurre la loro distanza dalle federazioni di paesi sviluppati, ma che alcuni hanno definito come la creazione di una specie di sistema “clientelare” di potere. Secondo il Wall Street Journal uno dei principali programmi di sviluppo della FIFA, il Goal programme – attivo dal 1999 – consente alle singole “piccole” federazioni di fare richiesta per ottenere un finanziamento legato al calcio per un massimo di 500mila dollari a progetto (quest’anno il tetto verrà alzato a 600mila dollari). È stato stimato che oggi la FIFA spende ogni anno circa 180 milioni di dollari in progetti di sviluppo, esclusi finanziamenti “straordinari”.
Ma quindi, perché vincerà Blatter?
Il “trucco” è che da quando Blatter ricopre cariche dirigenziali – cioè dal 1975 – sono entrate a far parte della FIFA 68 nuove federazioni di altrettanti paesi, ciascuna con il diritto di voto alle elezioni presidenziali, alcune delle quali secondo il Wall Street Journal non fanno propriamente parte «di un paese indipendente, come ad esempio le Isole Vergini e la Nuova Caledonia». Ciascuna di queste nuove federazioni può fare richiesta per ottenere finanziamenti, e il Wall Street Journal suggerisce che più un paese è piccolo e più ha delle possibilità di ottenerli: cosa che inevitabilmente li porterà ad appoggiare Blatter e la sua dirigenza, che li hanno concessi. Il “trucco” è riassunto bene da Bloomberg:
È un sistema puramente elettorale: la maggior parte dei soldi viene assegnata a piccole federazioni di paesi con una scarsa diffusione del calcio e nessuna speranza di partecipare ai Mondiali, come le Cayman o Montserrat. Il problema è che questi posti hanno diritto a un voto alle elezioni presidenziali alla pari di tutti i membri FIFA. Nella mappa elettorale di Blatter, i 5200 abitanti di Montserrat sono tanto importanti quanto i 200 milioni del Brasile.
Secondo Forbes, sarà proprio la garanzia di mantenere l’attuale status quo che farà ottenere facilmente la rielezione a Blatter. Secondo un calcolo del Wall Street Journal, inoltre, i voti delle federazioni europee e sudamericane – nelle quali si trovano le squadre nazionali più forti al mondo – possono contare su circa il 30 per cento dei voti dei 209 delegati FIFA. Contando che la stragrande maggioranza dei restanti paesi voterà per Blatter, è possibile che venga eletto addirittura dopo la prima votazione.