I lavoratori di ISBN sul caso ISBN
La risposta di scrittori e traduttori al direttore della casa editrice indipendente ISBN, Massimo Coppola, che aveva spiegato i guai economici dell'azienda
Il sito Minima&Moralia ha pubblicato una lettera con cui scrittori e traduttori che hanno collaborato con la casa editrice indipendente ISBN rispondono a Massimo Coppola, direttore editoriale di ISBN, che nei giorni scorsi aveva scritto una lunga spiegazione della situazione economica della casa editrice. Nei giorni scorsi diverse persone hanno attaccato Coppola sui social network per il fatto che da mesi ISBN ha sospeso i pagamenti nei confronti di autori e traduttori con cui aveva collaborato: anche alcuni giornali, come Wired, si sono occupati della questione.
Coppola aveva ammesso che ISBN ha avuto gravi guai economici: fra le altre cose non pubblica nuovi libri dall’ottobre del 2014, ha licenziato tutti i suoi dipendenti e da quattro mesi ha smesso di pagare i debiti accumulati negli ultimi anni. Coppola aveva aggiunto che ad oggi ISBN deve soldi a «una quarantina di persone» e si era difeso spiegando che fino al 2013 ISBN aveva pagato il «95 per cento» dei propri collaboratori, e che ancora adesso sta cercando di pagare i debiti rimanenti. ISBN è stata fondata a Milano da Luca Formenton, Massimo Coppola e Giacomo Papi (fra le altre cose blogger del Post). Dal 2004 al 2014 ha pubblicato circa trecento libri ed è considerata una delle migliori case editrici indipendenti in Italia.
Caro Massimo,
apprezziamo molto le tue scuse, anche se giungono tardi. Ci fa piacere che tu sia aperto all’autocritica riguardo alla scarsa chiarezza e assiduità delle comunicazioni da parte della casa editrice nei confronti dei suoi creditori, e soprattutto ci rincuora che tu ti renda conto che chi non è stato pagato – totalmente o in parte – per il suo lavoro abbia tutto il diritto di esprimere la sua amarezza e di pretendere che gli sia corrisposto il dovuto.
Vorremmo però chiederti una cosa: quando parli di “attacco violento da parte di un gruppo ristretto di persone che ci insultano sui meravigliosi social media”, e di nuovo di “attacco personale violento e disinformato”, a chi ti riferisci esattamente? Se parli di noi creditori che abbiamo esposto semplicemente i fatti nudi e crudi (titolo del libro tradotto o scritto, entità e anzianità del credito) con l’hashtag #occupayISBN, permettici di dirti che di violenza e insulti non ne vediamo l’ombra. E disinformati non siamo, visto che parliamo di cose che ci riguardano molto da vicino. Se definendoci “disinformati” ti riferivi invece al fatto che ignoriamo le dinamiche e le ragioni che vi hanno portato ad accumulare una serie di debiti che non riuscivate a estinguere e a commissionare nel frattempo nuovi lavori, allora, di nuovo, apprezziamo lo sforzo di autocritica e, di nuovo, respingiamo l’accusa di violenza.
I tweet di Hari Kunzru hanno innescato una protesta spontanea ma, per quanto ci riguarda, anche consapevole, una scelta che arriva dopo anni di diffide e decreti ingiuntivi, e dopo lunghi confronti tra creditori (e non solo) sul tema sempre più critico dei mancati pagamenti nell’editoria italiana. Le tante persone che hanno dato vita alla protesta di oggi aspettano da tempo spiegazioni soddisfacenti e dettagli rassicuranti sul piano di rientro previsto, nonché un confronto tra pari con un datore di lavoro che se pure è in difficoltà ha dei doveri contrattuali ed etici nei confronti delle persone della cui opera si avvale per creare profitto.