Altri due soldati russi catturati in Ucraina
Secondo il governo di Kiev è una nuova prova del coinvolgimento russo nella guerra, la Russia ancora una volta ha negato
Lunedì 18 maggio il governo di Kiev, in Ucraina, ha fatto sapere di aver catturato due soldati russi feriti mentre combattevano insieme ai ribelli separatisti nell’est del paese, e ha dichiarato di volerli perseguire per terrorismo. Questo ha costretto il governo russo a dover ribadire ancora una volta che le truppe russe non sono impegnate direttamente nel territorio ucraino, nonostante ci siano diverse prove molto convincenti che dimostrano il contrario e cioè che la Russia abbia e stia ancora appoggiando i ribelli filo-russi non solo con l’invio di armi, munizioni e volontari, ma anche con lo schieramento di militari. Finora il governo di Vladimir Putin ha ammesso che alcuni russi hanno partecipato ai combattimenti in Ucraina, dicendo però che si tratta di volontari che spesso scelgono di varcare il confine nei periodi delle loro vacanze dall’esercito.
I due soldati russi catturati sono stati identificati dal generale Viktor Muzhenko, capo di stato maggiore delle Forze armate dell’Ucraina, che durante una conferenza stampa in televisione ha detto: «Nonostante le accuse e nonostante le dichiarazioni ufficiali della Federazione russa riguardo l’assenza di loro truppe in Ucraina orientale, siamo pronti a presentare le prove che dimostrano il contrario: sappiamo i loro nomi, i loro gradi e anche le loro postazioni militari». Un altro generale e altri funzionari militari ucraini hanno detto che i due soldati russi erano stati catturati dopo uno scontro nei pressi di Shastia, nella regione di Lugansk vicino alla linea del fronte, zona controllata dai separatisti filo-russi. Nello scontro che ha portato alla cattura dei due russi un soldato ucraino è rimasto ucciso e un altro ferito: è anche stato detto che i due prigionieri provenivano da un’unità di ricognizione che comprendeva altri 14 militari russi, e che erano stati sottoposti a cure mediche nell’ospedale militare di Kiev subito dopo essere stati catturati. In un video pubblicato su YouTube da Anton Gerashchenko, un membro del Parlamento ucraino, i due uomini si identificano con i loro nomi e con i loro gradi: uno sarebbe un sergente, l’altro il suo comandante e dicono anche di essere in servizio nell’Ucraina orientale dallo scorso 6 maggio. L’autenticità del video non è stata confermata da fonti indipendenti.
Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri S. Peskov, ha detto che le domande circa i due soldati russi catturati dovevano essere indirizzate al Ministero della Difesa: «Naturalmente non posso confermare, perché non siamo coloro ai quali la domanda deve essere rivolta», ha detto; quando un giornalista gli ha chiesto se i due militari fossero effettivamente russi, ha specificato: «Noi e il ministero della Difesa in molte occasioni abbiamo detto che non ci sono militari russi nel Donbass». Quando, insistendo, gli è stato fatto notare che Putin è anche comandante in capo delle forze armate russe, ed è quindi competente in materia, Peskov ha risposto: «Capisco, ma in ogni caso, in questo caso non siamo noi a dover rispondere della questione. Ripeto ancora una volta: la cosa principale è che lì non ci sono stati e non ci sono militari russi».
Le autorità ucraine accusano da tempo la Russia di sostenere i ribelli, che chiedono l’annessione di parte dell’Ucraina orientale al territorio russo con dinamiche simili a quelle seguite per la Crimea nei mesi scorsi. Questa situazione ha portato a un deterioramento delle relazioni tra la Russia e l’Occidente con conseguenti sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti e dai suoi alleati al paese governato da Putin. L’accordo di un cessate il fuoco raggiunto nel mese di febbraio ha sostanzialmente ridotto i combattimenti, ma ci sono continue violazioni. Kiev ha lamentato più volte che il confine con la Russia rimane aperto, e che la Russia continua a fornire armi e addestramento alle forze separatiste.
I primi forti sospetti di un coinvolgimento russo sono emersi con l’abbattimento del volo MH17 – l’aereo della Malaysia Airlines abbattuto lo scorso 17 luglio mentre viaggiava da Amsterdam (Olanda) verso Kuala Lumpur (Malesia). Verso la fine del luglio 2014 l’esercito ucraino ha accusato la Russia di aver bombardato le sue posizioni per impedirle di isolare i ribelli ucraini e tagliare i collegamenti con il territorio russo. Nei giorni successivi la NATO ha pubblicato una serie di foto satellitari che sembrano confermare queste accuse. Le prove più convincenti, però, sono state fornite dagli stessi soldati russi. Alcuni hanno scritto apertamente sui social network di aver sparato verso l’Ucraina o di trovarsi in Ucraina. Altri ancora non lo hanno specificato, ma si sono fatti tradire dalla geolocalizzazione automatica dei loro profili. Il caso più eclatante è infine la cattura nell’agosto del 2014 di dieci soldati russi in Ucraina ad oltre venti chilometri di distanza dal confine russo. Il governo di Putin aveva spiegato che i dieci soldati si erano persi e avevano varcato per errore il confine ucraino.