Elezioni regionali 2015: le cose da sapere per le 7 regioni in cui si vota
Di cosa si parla, cosa dicono i sondaggi e quali sono i due posti da tenere d'occhio. Si vota il 31 maggio
Il prossimo 31 maggio si svolgeranno – in contemporanea con le amministrative in circa mille comuni di cui 18 capoluoghi di provincia – le elezioni per scegliere i/le presidenti di sette regioni: Campania, Liguria, Veneto, Puglia, Toscana, Umbria e Marche. Mentre la situazione è piuttosto chiara a favore del centrosinistra in Puglia, Toscana, Umbria e Marche e del centrodestra in Veneto, è invece incerto l’esito del voto soprattutto in due regioni: Campania e Liguria.
Campania
Le elezioni in Campania sono da tempo le più discusse sui principali giornali nazionali, e per diversi motivi. Le primarie del PD sono state rinviate quattro volte e alla fine sono state vinte da Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, che se fosse eletto rischierebbe una sospensione in base alla cosiddetta “legge Severino”, in quanto condannato in primo grado per abuso d’ufficio. Negli ultimi giorni ci si è poi occupati di un’altra storia: l’alleanza con l’UdC e le liste che sono state presentate in sostegno a De Luca, in cui ci sono candidati considerati vicini al politico locale Nicola Cosentino (ex parlamentare oggi in carcere per vicende di camorra), indagati per concorso esterno in associazione mafiosa o per presunte compravendite di voti alle ultime elezioni politiche; c’è un candidato che è anche segretario del Fronte Nazionale a Casal di Principe o candidati che hanno detto cose discutibili su Mussolini e gli omosessuali. Sulla questione è intervenuto, tra gli altri, anche lo scrittore Roberto Saviano; il PD nazionale con De Luca ha cercato di trovare una soluzione dicendo alla fine che ci sono persone candidate in liste a sostegno del candidato del PD De Luca che è meglio non votare.
Oltre a De Luca si sono candidati il presidente uscente, Stefano Caldoro, eletto nel 2010 dopo aver battuto proprio De Luca e che è sostenuto da Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Fratelli d’Italia; Valeria Ciarambino per il Movimento 5 Stelle; Salvatore Vozza appoggiato da SEL (Sinistra Ecologia Libertà) e da Rifondazione Comunista, già parlamentare e sindaco di Castellammare di Stabia (Napoli); Marco Esposito, giornalista del Mattino, già assessore alle Attività produttive a Napoli e candidato per la lista di sinistra Mò (cioè “adesso” in dialetto napoletano), di stampo meridionalista; Michele Giliberti, candidato della lista Forza Nuova.
I sondaggi sono piuttosto incerti. Ipsos, che ha fatto il sondaggio per conto del Corriere della Sera dice che Vincenzo De Luca è tra il 37 e il 40 per cento, Stefano Caldoro tra il 33 e il 36 per cento, Valeria Ciarambino tra il 14 e il 17 e Salvatore Vozza tra il 4 e il 6. Tecnè, invece, per conto di Porta a Porta dice che Caldoro e De Luca sono entrambi al 37 per cento. Gli ultimi sondaggi politici di Ballarò (Euromedia Research) parlano invece di De Luca in vantaggio di tre punti. Alle regionali non c’è ballottaggio: vince chi prende almeno un voto più degli altri.
Domenica 17 maggio su SkyTg24 c’è stato un confronto televisivo tra cinque candidati da cui, secondo i telespettatori attraverso un sistema di voto in diretta, è risultato vincitore Stefano Caldoro (48 per cento); la candidata del M5S è arrivata seconda (25 per cento) e De Luca terzo con il 12. I candidati hanno risposto a domande su disoccupazione, Terra dei Fuochi, scuola, Camorra, trasporti e liste. Caldoro ha presentato una serie di dati e ha soprattutto difeso il proprio lavoro, Ciarambino, scrive il quotidiano locale La Città, «non ha speculato sulle battute, non si è dispersa ed è riuscita a dire nel tempo le sue idee in maniera chiara ed efficace»; De Luca ha invece fatto molte battute, presentando senza troppa passione alcuni punti del programma e difendendosi su “impresentabili” e legge Severino:
«Gli impresentabili sono quelli che hanno una condanna definitiva. Nel PD c’è un codice etico che è stato rispettato. Altro discorso è l’opportunità di candidare l’uno o l’altro ma rinviamo il giudizio ai cittadini. (…) Saviano dice delle cose intelligenti, ma anche sciocchezze che non condivido. Non è il Vangelo secondo Matteo».
Nel dibattito erano poi previsti dei collegamenti dalle città con il pubblico e con i sostenitori di ciascun candidato che hanno potuto rivolgere una domanda a un avversario. Quando la sostenitrice di Caldoro ha chiesto a De Luca se non si vergognasse della sua candidatura, lui – che aveva un dito ingessato – ha risposto: «Mi pare abbastanza evidente che la gentile signorina non ha bisogno di una risposta politica o programmatica ma ha bisogno di affetto e, sinceramente, per come sto combinato non credo di poterle dare assistenza. Ci sentiamo dopo le elezioni, via».
Liguria
La situazione del centrosinistra in Liguria è piuttosto complicata. Raffaella Paita del PD, considerata vicina al segretario e presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha ottenuto la candidatura a presidente della Liguria dopo aver vinto le primarie superando Sergio Cofferati, che aveva contestato il risultato denunciando irregolarità e annunciando che avrebbe lasciato il Partito Democratico. Paita – che è anche assessore regionale del PD alle Infrastrutture e alla Protezione civile – è indagata per quanto accaduto a Genova durante l’alluvione del 9 e 10 ottobre del 2014 e per il voto del prossimo 31 maggio aveva cercato un’alleanza con partiti di destra per governare in Liguria, similmente a quanto sta accadendo col governo nazionale.
Per gli stessi motivi di Cofferati, a seguito dell’esito delle primarie, Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco e parlamentare vicino a Pippo Civati, si è dimesso dal gruppo del PD alla Camera entrando nel gruppo misto e candidandosi alla presidenza della regione appoggiato anche da SEL, da altri partiti di sinistra e da alcuni deputati critici con il PD nazionale. In questi ultimi giorni – anche dopo l’uscita dal PD di Civati, che ha raggiunto Pastorino in Liguria per la campagna elettorale – ci sono state diverse discussioni e polemiche da parte del PD: c’è chi ha invitato gli elettori e le elettrici liguri a «turarsi il naso e a votare PD» e c’è chi ha accusato i “fuoriusciti” di voler far perdere Paita e vincere il centrodestra. Pastorino e Civati hanno risposto: «se Paita non vince non deve certo dare la colpa a chi non la vuole votare. È una tautologia: la volessero votare in molti, vincerebbe».
Il centrodestra ha candidato Giovanni Toti, originario di Viareggio, sostenuto da sette liste: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Nuovo Psi, Riformisti, Ap-Liguria, Liberali. Alice Salvatore è la candidata del Movimento Cinque Stelle. Gli altri candidati sono Antonio Bruno per Progetto Altra Liguria (lista che si ispira al leader greco Tsipras); Enrico Musso, per la lista di centrodestra Liguria Libera; Matteo Piccardi del Partito comunista dei lavoratori; Mirella Batini per Fratellanza donne.
Sulla Stampa di oggi Amedeo La Mattina fa il punto della situazione in Liguria dove l’esito delle elezioni è piuttosto incerto. E dice:
«I due fuoriusciti dal Pd stanno provocando una preoccupante emorragia di voti che potrebbe far perdere la candidata del Pd o consegnarle una vittoria senza maggioranza. Il primo giugno la Paita rischia di poter contare solo 15 consiglieri regionali su 30 e di non riuscire a governare la Liguria. Sarebbe un’anatra zoppa. A quel punto il vertice del Pd non esclude nulla, anche alleanze con Forza Italia e Ncd».
Veneto
In Veneto la candidata del centrosinistra è Alessandra Moretti del PD che ha vinto le primarie. Il centrodestra, invece, si è diviso: l’attuale presidente Luca Zaia è sostenuto da Lega Nord e Forza Italia, ma il sindaco di Verona Flavio Tosi – dopo essere stato espulso dalla Lega Nord a seguito di una serie di scontri con il segretario Matteo Salvini – ha deciso di candidarsi con una lista autonoma. Il candidato del Movimento Cinque Stelle è Iacopo Berti. Gli altri sono Alessio Morosin (lista Indipendenza Veneta), Laura Di Lucia Coletti (lista L’Altro Veneto) e Sebastiano Sartori per Forza Nuova. Nonostante Maria Elena Boschi parlasse qualche tempo fa di una vittoria del PD in Veneto, nei sondaggi la candidata del PD è indietro di circa 10 punti percentuali. D’altra parte l’uscita di Tosi dalla Lega potrebbe sottrarre a Zaia diversi punti e dare a Moretti una speranza.
Puglia
In Puglia ci sono sette candidati e i temi principali della campagna elettorale sono la disoccupazione, il batterio xylella sugli ulivi del Salento, i costi della politica e il gasdotto Trans-Adriatico (conosciuto con l’acronimo inglese di TAP), progetto per la costruzione di un nuovo gasdotto che dalla frontiera greco-turca attraverserà Grecia e Albania per arrivare in Italia, nella provincia di Lecce.
In Puglia la scelta delle principali candidature non è stata semplice, soprattutto per il centrodestra, ma anche per il centrosinistra a causa di una serie di contrasti tra il PD e Sel, poi rientrati. Le primarie del centrosinistra, alla fine, sono state vinte da Michele Emiliano, ex magistrato e due volte sindaco di Bari, appoggiato da otto liste tra cui quella del Partito Democratico, del Partito Comunista d’Italia, dei Popolari e dalla lista “Noi a sinistra per la Puglia” promossa dal presidente uscente della regione Nichi Vendola. È ampiamente favorito, tanto che secondo alcuni in regione si sta già giocando la partita del giorno dopo le elezioni, parlando di futuri incarichi nella giunta.
Il centrodestra, dopo diverse trattative per concludere un accordo in modo da presentare un unico candidato alle prossime elezioni, alla fine non ci è riuscito: Francesco Schittulli – chirurgo di 68 anni e ex presidente della Provincia di Bari – è diventato il candidato dei “dissidenti” di Forza Italia guidati dall’eurodeputato Raffaele Fitto, considerato oppositore interno di Silvio Berlusconi (la versione lunga delle divisioni interne a Forza Italia si può leggere qui). Schittulli correrà appoggiato dalla lista civica guidata da Fitto che si chiama “Oltre con Fitto” e anche dal Nuovo Centro Destra. La candidata di Forza Italia è Adriana Poli Bortone, esponente di Fratelli d’Italia (FDI) e sostenuta anche dalla lista “Noi con Salvini”. Poli Bortone non ha però ricevuto l’appoggio del suo partito, FDI, che ha deciso di sostenere la candidatura di Schittulli. Poli Bortone è anche stata ex ministra dell’Agricoltura nel primo governo Berlusconi, è stata eletta diverse volte in Parlamento e lo scorso 10 luglio è iniziato un processo nel quale è accusata di abuso di ufficio e peculato perché “consapevole” degli illeciti alla base dell’acquisto di alcuni palazzi da parte del Comune di Lecce di cui è stata sindaca.
Gli altri candidati sono: Antonella Laricchia del Movimento Cinque Stelle: 28 anni, è una studentessa di Architettura; Michele Rizzi, di Alternativa comunista; Riccardo Rossi, L’altra Puglia, Gregorio Mariggiò dei Verdi.
Toscana
Sono sette i candidati alla presidenza della regione Toscana. Il Partito Democratico ha candidato l’attuale presidente Enrico Rossi, favorito secondo i principali sondaggi. Lega Nord e Fratelli d’Italia sostengono Claudio Borghi, mentre Forza Italia ha presentato Stefano Mugnai. Il Movimento Cinque Stelle sostiene Giacomo Giannarelli, mentre gli altri candidati sono: Gianni Lamioni (lista Passione per la Toscana, sostenuta da Nuovo Centro Destra e Udc), Tommaso Fattori (lista Sì Toscana a sinistra), Gabriele Chiurli sostenuto dalla lista Democrazia Diretta (ma che non sarà presente nella circoscrizione di Pisa). Salvo sorprese clamorose, Rossi sarà rieletto tenendo anche se in Toscana, unica regione in Italia, è previsto il ballottaggio qualora nessun candidato raggiunga il 40 per cento al primo turno.
Umbria
Sono sei i candidati alla presidenza del governo dell’Umbria. Claudio Ricci è il candidato del centrodestra ed è sostenuto da sei liste tra cui Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, Lega Nord e Forza Italia. La presidente uscente Catiuscia Marini, in netto vantaggio nei sondaggi, è appoggiata da tutto il centrosinistra. Il Movimento Cinque Stelle appoggia Andrea Liberati e gli altri sono: Amato John De Paulis (Alternativa riformista), Simone Di Stefano (lista Sovranità prima gli italiani), Aurelio Fabiani (lista Casa rossa – partito comunista e dei lavoratori), Fulvio Carlo Maiorca (Forza Nuova) e Michele Vecchietti (lista L’Umbria per un’altra europa).
Marche
Sono cinque i candidati alle elezioni regionali nelle Marche. Gian Mario Spacca, ex PD che è stato per due mandati presidente delle Marche appoggiato dal centrosinistra, si è presentato autonomamente trovando l’appoggio di Forza Italia. Le liste che lo sostengono sono, appunto, Forza Italia e Marche 2020. Il candidato del centrosinistra è Luca Ceriscioli, sostenuto dal Partito Democratico e in vantaggio nei sondaggi. Gli altri candidati sono: Gianni Maggi del Movimento Cinque Stelle, Edoardo Mentrasti (Altre Marche-Sinistra Unita) e Francesco Acquaroli con la coalizione Centrodestra Marche (Fratelli d’Italia-An e Lega).