Il murale di Pao cancellato a Milano
Durante un'iniziativa per ripulire i muri del centro: il Comune si è scusato e Pao ha accettato di realizzarne uno nuovo
Sabato 16 maggio alcuni volontari dell’iniziativa “Bella Milano” hanno cancellato un murale dell’artista e designer italiano Pao, realizzato nel 2001 nel parco giochi di via Cesariano, in centro, vicino a Parco Sempione. L’assessore di Milano alla Mobilità e all’Ambiente Pierfrancesco Maran si è scusato da parte del Comune e ha chiesto a Pao di realizzare un nuovo murale. Pao ha accettato l’offerta.
Per pulire #Milano hanno cancellato anche il murales che era lì dal 2001. E @ComuneMI si scusa http://t.co/BjajRoFXqv pic.twitter.com/oxVyThZbFX
— La Cronaca Italiana (@cronitaliana) May 16, 2015
L’iniziativa “Bella Milano” era stata organizzata dal Comune di Milano: ha coinvolto circa 1300 persone in tutta la giornata di sabato, che si sono offerte di ripulire dei muri in circa duecento vie della città. L’iniziativa è nata in seguito alla manifestazione “Nessuno tocchi Milano”, a sua volta organizzata dopo i gravi danni provocati dai manifestanti No Expo l’1 maggio nel centro di Milano. I volontari che hanno pulito i muri del parco giochi di via Cesariano hanno però coperto con una vernice rosa anche una serie di murales realizzati da Pao e la writer Linda, ricevendo anche le critiche dei residenti della zona. Il video dei volontari che cancellano i murales di Pao e Linda – che raffiguravano fra le altre cose un gruppo di api e di fiori – è circolato molto online nelle ultime ore. Stamattina sulla pagina Facebook di Retake – un’associazione di cittadini per la riqualifica della città che dice di aver collaborato alla cancellazione – è stato pubblicato un messaggio che riporta che la cancellazione del murale è stata dovuta a un «progetto di riqualifica» patrocinato dal consiglio di Zona, che prevedeva la realizzazione di un altro murale (il Comune non ha ancora commentato il messaggio).
Già sabato sera, sulla sua pagina Facebook, Maran aveva comunque definito la cancellazione del murale un «errore» e ha scritto che avrebbe chiesto a Pao di realizzare un nuovo murale.
Tra 200 vere e proprie feste di quartiere, una macchia: l’errore della cancellazione di una delle tante opere di Pao che colorano la nostra città. E’ evidente a tutti che un conto è cancellare le tante brutture e scritte che sporcano i muri e un altro è invece eliminare delle vere e proprie opere d’arte che impreziosiscono la città.
Domenica mattina, Pao ha confermato su Facebook che realizzerà un nuovo murale nel parco di via Cesariano, raccontando anche la storia di come fu creato il primo, nel 2001.
Nel 2001 dipinsi insieme a Linda il muro di via Cesariano. Uno dei miei primi muri, realizzato con il consenso dei frequentatori della piazza, genitori, abitanti negozianti. Ottenere il permesso da parte del Comune era operazione impossibile, quindi decidemmo di fare quello che ritenevamo giusto, andando oltre agli ostacoli burocratici. A volte, seguire la propria coscienza è la cosa giusta da fare, a volte il bello dell’arte è proprio questo. Raccogliemmo i soldi per i colori, coinvolgemmo i bambini, facendoci aiutare da loro per colorare, chiudemmo l’esperienza con una bella festa di inaugurazione. Un vigile passò di lì e in quanto dotato di buon senso, ci disse di continuare, che lui non aveva visto niente ;). […]
Mi dispiace per i maniaci dell’ordine e del monocromo, ma luoghi come via Cesariano ed il suo murale sono necessari alla città, per la salute mentale dei suoi abitanti e per lo sviluppo creativo dei suoi bambini. L’intervento di ieri dei volontari di Retake Milano, è stato quanto meno avventato, certo il murales era scolorito, con qualche pasticcio sopra, ma è evidente che per molti era ancora preferibile al noiosissimo rosa pallido che hanno scelto. Non era meglio prima parlare con i residenti? E magari contattare chi quel muro aveva dipinto, se pur senza permesso ufficiale, con il consenso dei fruitori di quello spazio? Spero che questo episodio possa portare ad un passo avanti nella questione: se l’inquinamento visivo (tag, ma anche pubblicità, segnaletica selvaggia, obbrobri architettonici) dà fastidio alla maggioranza delle persone, è necessario capire che la città è luogo delle differenze e della convivenza, luoghi di espressione libera sono necessari e salutari quanto zone pulite ed ordinate, i graffiti e la street art non sono il male, ma a volte persino una risorsa, per una città migliore, più bella. Qualsiasi eccesso stroppia: una città coperta di tag è brutta quanto una città di un unico colore.