È stato ucciso un importante leader dell’ISIS, dicono gli Stati Uniti
Con un raid delle forze speciali americane in Siria: è stata liberata anche una schiava yazida
Nella notte tra venerdì e sabato le forze speciali americane sono entrate nella Siria orientale e hanno ucciso un membro dell’ISIS (o Stato Islamico), arrestato sua moglie e liberato una giovane donna yazida che si ritiene fosse usata come schiava dalla coppia. L’uomo – che il governo statunitense ha definito un “importante leader” dell’ISIS – si chiamava Abu Sayyaf ed era l’incaricato di gestire la vendita di petrolio sul mercato nero, una delle principali fonti economiche del gruppo. Sua moglie, Umm Sayyaf, è stata arrestata perché ritenuta un membro dell’ISIS e complice nel sequestro della ragazza yazida liberata nel corso del raid.
La notizia del raid è stata pubblicata prima da CNN e poi, nella mattina di sabato, confermata dal dipartimento della Difesa. Nessun americano è stato ucciso o ferito nell’azione. Non è la prima volta che gli americani riescono a colpire un importante esponente dell’ISIS: il Guardian aveva scritto che in un attacco aereo avvenuto lo scorso marzo era rimasto gravemente ferito Abu Bakr al Baghdadi, leader dell’ISIS, che aveva subìto delle lesioni spinali. Mercoledì scorso il governo iracheno ha detto che Abu Alaa al Afri, il leader ad interim che si diceva avesse sostituito temporaneamente al Baghdadi, era rimasto ucciso in un raid aereo: la solidità della notizie è stata però messa in dubbio nei giorni successivi. Il video del raid diffuso dal governo iracheno in realtà era stato girato prima del giorno in cui è stato sostenuto fosse avvenuto l’attacco.
Non è la prima volta che le forze speciali americane entrano in Siria per compiere un’operazione mirata. Nell’estate del 2014 un commando entrò in Siria per cercare di liberare James Foley, un giornalista americano ostaggio dell’ISIS. Il raid fallì perché Foley era stato spostato in un altro luogo pochi giorni prima. Foley fu ucciso dai miliziani poche settimane dopo.