Più di 40 morti per un attentato a Karachi
Alcuni uomini armati hanno sparato contro decine di persone della comunità ismailita pakistana in un autobus: Jundallah ha rivendicato l'attentato
Mercoledì 13 maggio c’è stato un attentato contro un autobus a Karachi, nel sud del Pakistan. Sei persone non identificate a bordo di tre o quattro motociclette hanno sparato contro un autobus appartenente alla comunità ismailita, una setta dell’Islam sciita (il Pakistan è un paese a maggioranza sunnita): i media locali parlano di 43 morti e 24 feriti, ma il numero è in continuo aggiornamento. Un poliziotto ha detto che sull’autobus c’erano molte donne e bambini. L’autobus poteva trasportare 52 passeggeri, ma dalle prime ricostruzioni le persone a bordo erano di più. L’attacco è stato rivendicato dal gruppo islamista sunnita Jundallah.
Quando è arrivata la notizia dell’attacco, sul posto sono arrivate squadre di soccorso e polizia e hanno isolato la zona: i feriti sono stati portati in un ospedale locale e alcuni di loro sono morti durante il tragitto. Altri sono in gravi condizioni con ferite alla testa. La dinamica di quello che è successo non è ancora chiara: i media locali citano dei testimoni che hanno raccontato che gli assalitori, travestiti da personale di sicurezza, erano a bordo di alcune motociclette: hanno sparato contro l’autobus e poi sono saliti sul mezzo e hanno continuato a sparare direttamente sui passeggeri. Poi sono scappati. Sembra che l’assistente del conducente dell’autobus, colpito alla spalla, sia riuscito a guidare verso il parcheggio dell’ospedale più vicino. Le notizie sono comunque ancora piuttosto confuse. Sulla scena sono stati trovati oltre 150 bossoli vuoti di pistole e kalashnikov e sembra anche alcuni volantini di propaganda. Per domani, giovedì 14 maggio, è stata indetta una giornata di lutto e il governatore della provincia di Sindh dove è avvenuto l’attacco, Syed Qaim Ali Shah, ha annunciato un risarcimento per i feriti e le famiglie delle vittime.
L’attacco è stato rivendicato dal gruppo islamista sunnita Jundallah, associato con il Tehrik-i-Taliban, i talebani del Pakistan (TTP). Lo ha dichiarato il loro portavoce Ahmad Marwat, precisando anche che all’attacco hanno preso parte quattro membri del gruppo, due in meno rispetto al numero indicato dalla polizia. Marwat ha minacciato altri attentati: ha detto che gli sciiti del Pakistan e la minoranza religiosa degli Ahmadi saranno i loro «obiettivi principali». Il 17 novembre del 2014 il portavoce del gruppo aveva dichiarato a Reuters il loro giuramento di fedeltà all’ISIS. Lo scorso gennaio Jundallah aveva rivendicato un attentato nella moschea sciita di Shikarpur, nella provincia di Sindh, in cui erano morte decine di persone. Il mese successivo c’era stato un secondo attentato in una moschea sciita nella città nord-occidentale di Peshawar in cui erano morte almeno 19 persone: l’attentato era stato sempre rivendicato dai talebani pakistani. I media locali scrivono che dopo qualche ora la polizia pakistana ha arrestato 15 persone ma non è stato chiarito se abbiano un legame diretto con l’attentato di oggi.