Shell potrà trivellare nell’oceano Artico
Lo ha deciso il Dipartimento dell’Interno degli Stati Uniti, con molte critiche da parte dei gruppi ambientalisti
Lunedì 11 maggio il Dipartimento dell’Interno degli Stati Uniti ha deciso che Shell – la multinazionale olandese che opera nel settore energetico e petrolifero – potrà, a partire da questa estate, iniziare delle trivellazioni per estrarre petrolio e gas dai fondali dell’oceano Artico, al largo dalle coste dell’Alaska. Le trivellazioni di Shell – il cui intero nome è “Royal Dutch Shell” – saranno fatte nelle acque ghiacciate del mare dei Ciukci, che si trova tra Alaska e Siberia. Si stima che le trivellazioni nel mare dei Ciukci possano portare a riempire circa 15 miliardi di barili di petrolio (un barile contiene più di 100 litri).
La decisione del Dipartimento dell’Interno – e quindi dell’amministrazione Obama – è stata molto criticata dagli ambientalisti perché, secondo loro, le trivellazioni in quella zona dell’oceano Artico sono particolarmente pericolose. L’area scelta per le trivellazioni è infatti molto isolata, non collegata a strade principali e quindi molto difficile da raggiungere in caso di necessità. La più vicina struttura capace – in caso di problemi – di rimediare a delle fuoriuscite di petrolio si trova a più di 1.500 chilometri di distanza. Secondo gli ambientalisti le onde in quel punto possono superare i 10 metri e quelle acque sono attraversate da molti animali marini, tra cui anche i trichechi e le balene della Groenlandia.
Già nel 2012 la Shell aveva ricevuto il permesso di trivellare i fondali al largo dell’Alaska, ma a causa di numerosi problemi nelle operazioni preliminari di ricerca e esplorazioni, i permessi per le trivellazioni nel 2013 erano stati sospesi dal Dipartimento dell’Interno. Di quel tentativo non riuscito ha parlato Susan Murray, vice presidente di Oceana, uno dei gruppi ambientalisti che si oppone alla decisione del Dipartimento dell’Interno:
«Ancora una volta il nostro governo ha approvato una pericolosa esplorazione petrolifera in uno dei più remoti e importanti luoghi del pianeta. Shell ha mostrato in passato di non sapere operare con sicurezza nell’oceano Artico e né Shell né il governo hanno voluto valutare i rischi legati alle future trivellazioni»
L’amministrazione Obama – che già quattro mesi fa aveva concesso nuove trivellazioni al largo della costa atlantica – ha risposto assicurando che a Shell sarà richiesto di rispettare alti standard di sicurezza. Le trivellazioni della Shell, per poter partire, devono poi ancora ricevere altre autorizzazioni statali e federali, non direttamente dipendenti dall’amministrazione Obama. La decisione è in qualche modo in continuità con le politiche energetiche dell’amministrazione, che ha investito moltissimo nelle fonti rinnovabili ma anche permesso la fratturazione idraulica (il cosiddetto fracking) e qualche nuova trivellazione, con l’obiettivo ultimo di rendere il paese sempre più autonomo dal punto di vista energetico.
Foto: Daniella Beccaria/seattlepi.com via AP