Il referendum in Irlanda sui matrimoni gay
Si vota il 22 maggio – in un paese particolarmente religioso – e secondo i sondaggi il sì è in vantaggio
Il prossimo 22 maggio in Irlanda si terrà un referendum costituzionale sull’equiparazione fra matrimonio eterosessuale ed omosessuale. In particolare si voterà per includere nell’articolo 41 della Costituzione, cioè quello che regolamenta l’istituto della famiglia, la frase «il matrimonio può essere contratto secondo la legge da due persone, senza distinzione di sesso». I sondaggi citati dai principali giornali dicono che il sì è dato intorno al 60 per cento dei voti (non c’è il quorum), ma anche che negli ultimi giorni il margine si è ridotto. Tra fine marzo e inizio aprile il sì era a più del 70 per cento. La maggioranza dei cittadini irlandesi è di religione cattolica.
In caso di vittoria del sì, ogni chiesa conserverà quindi il suo diritto di sposare chi vuole: il Marriage Bill 2015, che sarà emanato nel caso in cui il referendum passi, afferma esplicitamente che i sacerdoti non saranno obbligati a celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso. In Irlanda negli ultimi anni sono state introdotte diverse leggi a favore dei diritti degli omosessuali: cosa notevole per un paese a maggioranza cattolica in cui fino al 1993 praticare “attività omosessuali” era illegale. Nel 2010 è stata approvata per esempio una legge per le unioni civili, allargata poi dal Children and Family Relationships Bill. Questa grande riforma del diritto di famiglia consente alle coppie sposate civilmente e alle coppie conviventi che hanno vissuto insieme per almeno tre anni di adottare un bambino. Questa legge rimarrà indipendentemente dall’esito del referendum. L’equiparazione fra matrimonio eterosessuale e omosessuale consentirebbe alle coppie gay di godere degli stessi diritti di quelle eterosessuali anche su temi per ora non interessati dalle leggi, come per esempio il diritto a separarsi giuridicamente.
La proposta sul referendum era stata fatta all’inizio del 2013. La Convenzione costituzionale, un forum istituito per valutare e proporre suggerimenti su possibili modifiche alla costituzione, aveva approvato una serie di raccomandazioni di modifica alla costituzione per consentire matrimoni civili tra persone dello stesso sesso. A luglio la convenzione aveva presentato il suo rapporto al governo di coalizione, composto allora dal partito di centrodestra Fine Gael e dagli alleati laburisti. Tutti i principali partiti politici hanno dato indicazione di votare sì. A opporsi sono soprattutto singoli politici, i vescovi e le organizzazioni religiose.
L’arcivescovo Eamon Martin, primate d’Irlanda, ha detto che anche se il punto di vista della Chiesa sul matrimonio come unione esclusiva tra un uomo e una donna in vista della procreazione non è accettato da molte persone, questo va ascoltato per il bene comune della società. Di recente, è stato anche pubblicato un documento pastorale dell’Episcopato sul significato del matrimonio in cui si dice che con la legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso non si mettono in discussione «l’uguaglianza o la distinzione tra una visione religiosa e una visione civile del matrimonio», ma la «sua stessa natura e l’importanza che la società attribuisce al ruolo delle madri e dei padri nell’educazione dei figli»: la complementarità uomo-donna resta per i vescovi un elemento «intrinseco» dell’istituto matrimoniale.